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Def 2019: un rapido sguardo

Alcuni dati essenziali del Def, il "Documento di Economia e Finanza 2019" approvato nei giorni scorsi dal Governo


di Roberto Paternicò - Dal Def 2019, il "Documento di Economia e Finanza 2019" alcuni brevi dati per un quadro d'insieme sulla situazione dell'Italia:

Il quadro complessivo per il 2019

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-PIL in termini reali: la previsione di crescita media del PIL in termini reali per il 2019 si attesterebbe allo 0,1% con ipotesi allo 0,2% nel secondo semestre dell'anno. Situazione che risentirebbe, anche, dell'attuale configurazione delle variabili esogene, tra cui una minore crescita attesa del commercio mondiale;
-Indebitamento netto: al 2,4% del PIL, in peggioramento di circa 0,2 punti percentuali rispetto al 2018 (a Gennaio 2019 pari a 2.358 miliardi di euro con un incremento mensile da fine 2018 di oltre 41 miliardi di euro);
-Rapporto debito/PIL: è stimato al 132,8% del PIL, includendo i proventi da privatizzazioni pari all'1% del PIL;
-Entrate tributarie a legislazione vigente in rapporto al PIL: si attende una discesa al 28,5%, anche, per effetto della disattivazione delle clausole di salvaguardia (IVA), l'estensione dell'ambito di applicazione del regime forfettario agevolato e la tassazione a favore delle imprese che reinvestono gli utili in beni strumentali e per l'incremento dell'occupazione nonché l'aumento della deducibilità dell'IMU sugli immobili strumentali e la proroga al 2019 delle detrazioni fiscali delle spese destinate all'efficientamento energetico;
-Pressione fiscale: si prevede una riduzione dello 0,1%, collocandosi al 42% del PIL;
-Contributi sociali: in rapporto al PIL, i contributi sociali saliranno al 13,5 % nel 2019;
-Spesa pubblica: dalle stime attuali, la spesa pubblica conseguirà nel 2019 un incremento dell'1,7%;
-Investimenti pubblici: previsione di aumento del 5,2%;
-Interessi titoli di Stato: marcato rialzo (nel 2018 circa 64,9 miliardi);
-Inflazione: è rimasta sostanzialmente sui livelli dell'anno precedente (1,2% rispetto all'1,3%).

Le regole di spesa

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A partire dal 2015 il miglioramento richiesto in termini di saldo strutturale è stato mitigato dai margini di flessibilità riconosciuti dalla Commissione europea all'Italia per finanziare riforme strutturali, investimenti infrastrutturali e per far fronte ad eventi eccezionali che hanno comportato spese impreviste (quali disastri naturali e l'afflusso di migranti).
Se il Consiglio UE, sulla base della valutazione della Commissione, ritiene che gli obiettivi di finanza pubblica debbano essere rafforzati, può invitare lo Stato Membro a modificare la programmazione, entro il 30 Aprile.

L'economia italiana

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La situazione patrimoniale delle famiglie resta solida con un debito nel terzo trimestre del 2018 stabile al 61,3% del reddito disponibile (livello nettamente inferiore alla media dell'area euro del 94,8%). La sostenibilità del debito è stata favorita anche dal permanere di bassi tassi di interesse.

Il mercato immobiliare e i prezzi delle abitazioni sono tornati in territorio negativo nel quarto trimestre 2018 le quotazioni hanno continuato a ridursi (-0,2%). I prezzi delle abitazioni esistenti sono scesi dell'1% nel 2018, mentre quelli delle nuove abitazioni sono aumentati dell'1%.
L'industria dell'auto e della componentistica italiana nel 2018 ha infatti registrato un calo della produzione rispetto all'anno precedente (-3,4%), così come a un calo del fatturato e degli ordinativi (rispettivamente -2,1% e -2,4%). L'industria manifatturiera, in generale, nel 2018 ha subito un marcato rallentamento allo 0,8% dal 3,6% dell'anno precedente.
Il settore dei servizi, in generale, è risultato anch'esso in rallentamento, con una crescita del valore aggiunto nel 2018 più che dimezzata rispetto all'anno precedente (0,6% rispetto all'1,4%).
Nel settore delle costruzioni, gli investimenti sono stati trainati dalle abitazioni in termini di recupero del patrimonio abitativo (manutenzione straordinaria che rappresenta il 37%), mentre è risultato modesto l'incremento di quelli di natura infrastrutturale.
Per la forza lavoro l'indagine ha evidenziato una crescita dello 0,8%. Il tasso di occupazione sale al 58,5%.
Sono tornati a crescere i redditi pro-capite (2% dallo 0,3% del 2017) per effetto del rinnovo dei contratti in molti comparti, tra cui il pubblico impiego, e del progressivo esaurirsi degli sgravi contributivi introdotti a partire dal 2015.
La domanda estera è risultata invece indebolita dal rallentamento degli scambi mondiali legato, anche, alle tensioni commerciali causate dall'inasprimento dei dazi all'importazione.

Il Programma Nazionale di Riforma (2019-2021)

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Gli interventi per il triennio (2019-2021), da un punto di vista finanziario, prevedono:
- maggiori spese complessive per circa 133 miliardi afferenti prevalentemente ("Reddito di cittadinanza" e "Quota 100") e misure per investimenti pubblici e il Fondo investimenti per gli Enti territoriali;
-minori spese per circa 16,6 miliardi per il Bilancio dello Stato, tra cui il concorso alla finanza pubblica delle regioni a statuto ordinario introdotto dalla Legge n.145/2018;
-minori entrate per il bilancio dello Stato per circa 47,5 miliardi con la sterilizzazione delle clausole sull'aliquota IVA e sulle accise nell'anno 2019, all'abrogazione del regime opzionale dell'imposta sul reddito d'impresa IRI e all'adozione del regime contributivo forfettario di persone fisiche esercenti attività d'impresa, arte o professione (cd. 'Flat tax');
-maggiori entrate per circa 50,8 miliardi riconducibili prevalentemente sia all'abrogazione del regime opzionale dell'imposta sul reddito d'impresa IRI che alle disposizioni della Legge di Bilancio relative agli aumenti delle aliquote IVA e delle accise (dal 2020).
Con il Decreto Crescita e il decreto Sblocca Cantieri, l'impatto complessivo dei due provvedimenti sull'economia viene stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019.

Se il debito pubblico assumerà valori ancora più elevati elevati, in rapporto al PIL, la sua sostenibilità dipenderà solo dalla sua riduzione.
Il debito toglie risorse importanti alla finanza pubblica per pagare interessi sui prestiti (Titoli di Stato, etc.) e rappresenta un fardello da pagare per le generazioni future.
La riduzione del debito può essere conseguita, da un lato investendo sulla crescita economica, dall'altro migliorando i conti pubblici attraverso un'attenta politica di bilancio.
Data: 13/04/2019 15:00:00
Autore: Roberto Paternicò