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Carabinieri colpiscono un innocente: la condotta non è punibile

Per la Corte d'appello di Brescia, l'utilizzo dell'arma in danno di un terzo, se fatto in risposta a una grave azione criminale, deve ritenersi scriminato


di Valeria Zeppilli – Per la Corte d'appello di Brescia (vedi sentenza numero 675/2017 sotto allegata), la circostanza che, nel corso di un conflitto a fuoco, un carabiniere spari ferendo un terzo soggetto, estraneo rispetto a quello a cui il colpo era rivolto, è un comportamento che deve ritenersi scriminato.

Più nel dettaglio, se il colpo è stato sparato a fronte di una grave azione criminale che si è concretizzata nel ferimento dei carabinieri, il volontario uso dell'arma deve ritenersi scriminato dall'esimente di cui all'articolo 53 del codice penale che esclude la punibilità in caso di uso legittimo delle armi da parte di un pubblico ufficiale.

Le conseguenze dell'uso legittimo dell'arma

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Per la Corte d'appello, quindi, quando l'uso dell'arma in dotazione da parte dei Carabinieri è scriminato, ogni connotazione di antigiuridicità della loro condotta deve considerarsi come venuta meno.

La condotta omicidiaria alla base dell'utilizzo della pistola da parte dei Carabinieri interrompe ogni nesso causale tra un'eventuale leggerezza o imprudenza dei pubblici ufficiali e le conseguenze che da questa siano derivate devono essere attribuite in via esclusiva all'azione di fuoco iniziata dal criminale.

Proporzione tra interessi

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Con la pronuncia del 2017, la Corte d'appello ha anche ribadito un orientamento in più occasioni affermato dalla Corte di cassazione secondo il quale "l'uso legittimo delle armi da parte degli appartenenti alla Forza pubblica, esclusa l'ipotesi di eccesso colposo, elide l'ingiustizia del danno e dunque il presupposto stesso dell'azione risarcitoria".

In simili casi, per i giudici, vi è infatti "proporzione tra l'interesse che l'adempimento del dovere d'ufficio tende a soddisfare e l'interesse che viene offeso per rendere possibile tale adempimento".

Vicenda in Cassazione

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Le conclusioni alle quali è giunta la Corte d'appello di Brescia, tuttavia, per la difesa del ragazzo ucciso nel corso del conflitto armato presentano delle importanti lacune. La questione è quindi ora sui banchi della Corte di cassazione.

Non resta che attendere per vedere come si concluderà.


Si ringrazia l'Avv. Federico Sartori per la cortese segnalazione

Data: 16/05/2019 16:30:00
Autore: Valeria Zeppilli