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Spetta l'indennità di paternità all'avvocato padre adottivo

Tuttavia, rammenta la Cassazione, l'avvocato non potrà pretendere un'indennità raddoppiata in relazione al numero di figli adottati


di Lucia Izzo - Anche il padre avvocato ha diritto a percepire l'indennità di paternità, secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale (sent. n. 385/2005). Tuttavia, è escluso che il professionista possa pretendere da Cassa Forense un importo dell'indennità "moltiplicato" in considerazione del numero dei figli adottati.


L'importo riconosciutogli dovrà essere calcolato in misura pari all'80% di cinque dodicesimi del solo reddito professionale percepito e denunciato ai fini fiscali come reddito da lavoro autonomo nel secondo precedente a quello dell'ingresso dei bambini in famiglia.

La vicenda

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Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 14676/2019 (qui sotto allegata), accogliendo il ricorso di Cassa Forense contro la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto all'avvocato l'indennità di maternità in sostituzione della madre a seguito dell'adozione di due gemelli.

In Cassazione, tra l'altro, la Cassa contesta l'importo riconosciuto al genitore, ritenuto in violazione del disposto degli artt. 70 e 72 del d.lgs. n. 151/2001 che non prevede moltiplicazioni dell'indennità in questione.

Indennità genitoriale anche al padre libero professionista

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Gli Ermellini prendono atto che è discriminatorio riconoscere il diritto all'indennità genitoriale al padre adottivo o affidatario che sia lavoratore dipendente ed escluderlo, viceversa, nei confronti di coloro che esercitano una libera professione. La Corte Costituzionale (sent. n. 385/2005) ha ritenuto che una simile discriminazione rappresenti un vulnus sia del principio di parità di trattamento tra le figure genitoriali e fra lavoratori autonomi e dipendenti, sia del valore della protezione della famiglia e della tutela del minore.

Leggi anche: Indennità di maternità: spetta anche all'avvocato padre adottivo

Pertanto, il principio di uguaglianza implica che debba riconoscersi anche al professionista padre tale facoltà posto che la legge la riconosce ai padri che svolgono un'attività di lavoro dipendente. La mancata estensione di analoga facoltà ai liberi professionisti determinerebbe, infatti, "una disparità di trattamento fra lavoratori che non appare giustificata dalle differenze, pur sussistenti, fra le diverse figure (differenze che non riguardano, certo, il diritto a partecipare alla vita familiare in egual misura rispetto alla madre), e non consente a questa categoria di padri-lavoratori di godere, alla pari delle altre, di quella protezione che l'ordinamento assicura in occasione della genitorialità, anche adottiva".


Per questo il Giudice delle Leggi ha ritenuto illegittimi gli artt. 70 e 72 del d.lgs. n. 151/2001, nella parte in cui non prevedono il principio che al padre spetti di percepire in alternativa alla madre l'indennità di maternità, attribuita solo a quest'ultimo

In attesa che il legislatore intervenga in relazione agli aspetti richiesti dalla Corte Costituzionale, il giudice a quo dovrà individuare sul piano interpretativo la regola per il caso concreto che dia concreta vitalità al principio imperativo stabilito con tale sentenza.

Padre avvocato: la misura dell'indennità per l'adozione dei gemelli

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Secondo la Cassazione merita, invece, accoglimento la doglianza circa l'esatta quantificazione dell'importo dovuto a titolo di indennità di paternità/maternità in ragione all'adozione allo stesso momento di due figli.

I giudici osservano che, ai sensi dell'art. 71, primo comma, d.lgs. n. 151/2001, nei confronti delle libere professioniste vige la diversa regola per cui l'indennità di cui all'art. 70 è corrisposta, indipendentemente dall'effettiva astensione dall'attività professionale.

A differenza del lavoratore dipendente, la professionista o il professionista che si trova nella condizione di fruire dell'indennità in parola può continuare la propria attività e, quindi, in teoria non subire alcuna flessione reddituale.

Se la finalità dell'indennità è quella di compensare la eventuale flessione del reddito professionale derivante dalla nascita del figlio, si legge in sentenza, è chiaro che non può certo giustificarsi un importo moltiplicato per il numero dei figli nati o adottati giacché non può certo immaginarsi che se non vi fosse stato il parto o l'adozione il medesimo professionista avrebbe realizzato redditi moltiplicati a seconda del numero dei figli. Interpretazione che trova riscontro anche nella giurisprudenza europea.

Il calcolo dell'indennità

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In conclusione, considerando che il legislatore italiano ha ritenuto di fornire disciplina alla fattispecie di cui si discute attraverso la duplicazione del periodo di congedo parentale, come si ricava dall'art 32 del d.lgs. n. 151, anche sotto tale profilo deve ritenterai insussistente il diritto a percepire l'indennità di paternità in misura doppia in ipotesi di parto o adozioni gemellari.


La soluzione adottata dalla Corte territoriale quindi non è corretta: secondo la Cassazione, invece, il giudice del rinvio dovrà determinare l'importo dovuto all'avvocato a titolo di indennità di paternità relativa all'adozione dei due figli minori, secondo quanto previsto nell'art 70 del d.lgs. n. 151/2001 in misura pari all'80% di cinque dodicesimi del solo reddito professionale percepito e denunciato ai fini fiscali come reddito da lavoro autonomo dal libero professionista nel secondo anno precedente a quello d'ingresso in famiglia dei due minori senza alcuna moltiplicazione dell'importo.
Data: 05/06/2019 06:00:00
Autore: Lucia Izzo