Il "caso Palamara" e il C.S.M.
di Carlo Casini - E' noto a tutti lo scandalo relativo al c.d. "caso Palamara" che ha travolto il Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di autogoverno dei magistrati che decide promozioni, sanzioni disciplinari e trasferimenti.
Il "caso Palamara" e il C.S.M.
Secondo le indagini è emerso un legame di tipo corruttivo per influenzare alcune sentenze, inoltre si sospetta che l'indagato abbia tentato di "pilotare" la nomina del Procuratore di Perugia (territorialmente competente secondo le norme di legge in materia per indagare su un magistrato di Roma).
Nonostante la gravità delle accuse, quello che ha destato più scalpore è quanto emerso in via collaterale dalle indagini, che hanno avuto modo di intuire in via indiziaria la presenza di accordi presi tramite incontri, per decidere le nomine e le promozioni giudiziarie, avvenuto tra i membri del CSM e almeno due esponenti politici.
Le indagini di cui sopra, hanno portato all'attualità all'auto sospensione (in termini più precisi si tratta di volontaria astensione dei consiglieri dalle attività consiliari) di cinque membri su sedici di quelli provenienti dalla magistratura ordinaria e che compongono il CSM, tutti indagati.
A quanto sopra esposto si accompagni l'inchiesta giornalistica [1] secondo cui, è una prassi ben nota agli addetti ai lavori quella di accordarsi sulle cariche.
Emerge un quadro contorto, dove politica e magistratura non solo si toccano ma tendono a contaminarsi, con, si direbbe, la complicità della prerogativa più agognata per il corpo giudicante, ovvero l'indipendenza.
In un ottica meramente venale, si osserva come i consiglieri auto sospesi sono comunque ancora remunerati per il loro incarico [2] (seppur senza percepire il gettone di presenza).
Con questa osservazione, a parere di chi scrive è necessario sottolineare che l'indipendenza e l'autonomia della magistratura è un agognato traguardo di democrazia repubblicana, ma non deve sfociare nel suo eccesso, ovvero il divenire potere sregolato.
La garanzia di inamovibilità dei magistrati ex art. 107 Cost., deve conciliarsi con un potere "controllato" e "controllabile" (rectius arginabile) del Consiglio Superiore della Magistratura.
La questione è di notevole difficoltà pratica alla luce del necessario bilanciamento da operare tra indipendenza e autonomia del potere giudiziario, ragion per cui è stato ideato ed istituito il sistema di autogoverno dei magistrati.
Conclusioni
Insomma, in estrema sintesi, allo stato attuale e secondo il vigente quadro normativo, seppur certi che le indagini faranno il loro corso, sembrerebbe che, nello stesso luogo in cui è nato lo scandalo, ci sarà necessità di trovare la soluzione ad esso.
Le possibili vie da intraprendere per trovare un rimedio sono molteplici, seppur ipotizzabili, è meglio lasciare la parola a chi di dovere.
Sicuramente per il Presidente di diritto del C.S.M., S. Mattarella e per il suo Vicepresidente D. Ermini, si preannuncia una sfida piuttosto delicata oscillante tra il tentativo di riscatto del prestigio di chi assolve ad un compito così delicato con i consequenziali risvolti in termini di fiducia dei cittadini verso il potere giudiziario e nello specifico i giudici e il suo più temibile contraltare rappresentato dal disfacimento dell'immagine dell'autogoverno dei magistrati e, coerentemente, della fiducia riposta nel potere giudiziario da parte dei cittadini, che hanno bisogno di una magistratura autonoma ed indipendente, ma non sregolata.
Per chi come lo scrivente ha fatto il liceo classico, probabilmente ci sarà una reminiscenza che lo porterà agli studi fatti circa Platone e Giovenale, che affermavano "quis custodiet ipsos custodes", ovvero, "chi sorveglierà i sorveglianti stessi?"[3], odiernamente potremmo dire "chi giudica chi ci giudica?".
Il dubbio non solo sembra irrisolvibile, ma sembra porsi negli stessi modi e termini, nell'attualità.
Dott. Carlo Casini
Note:
[1] si vedano i seguenti articoli web:
https://www.ilfoglio.it/giustizia/2019/06/11/news/toghe-senza-controlli-259573/
[2] tratto da:
https://www.ilpost.it/2019/06/10/csm-palamara-anm-dimissioni/
[3] Riferimento alle seguenti opere:
Giovenale - VI Satira per la citata locuzione "quis custodiet ipsos custodes"
L'argomento viene ripreso anche in un passo del dialogo "La Repubblica", del filoso greco Platone.
Data: 18/06/2019 11:45:00Autore: Carlo Casini