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Il processo telematico tributario va a rilento

Da luglio 2019 il processo tributario telematico diventa un obbligo e non più un'opzione facoltativa nonostante le situazioni tecnico–burocratiche da risolvere


di Gabriella Lax – Da luglio 2019 il processo tributario telematico diventa un obbligo e non più un'opzione facoltativa nonostante le situazioni tecnico–burocratiche da risolvere.

Processo telematico tributario, avviamento con poco sprint

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L'obbligo di ricorso online (con l'eccezione dei contribuenti che si vorranno difendere da soli per liti fiscali fino a 3mila euro di valore) scatterà dal 1° luglio. Secondo i dati della Giustizia tributaria del Mef, (fino al 30 marzo scorso), nel quarto trimestre 2018 (fase sperimentale per il processo) il 57% degli atti processuali collegati alle controversie pervenute nei due gradi di giudizio è stato depositato usando il canale telematico (il 23% degli atti introduttivi, il 49% delle controdeduzioni e il 65% degli altri atti processuali). Resta fuori un 43% degli atti.

Ptt, i primi dati

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Tuttavia, i dati 2018 della Giustizia tributaria, riportati dal Sole24Ore, raccontano di un processo già iniziato: il 18,4% tra ricorsi in primo grado e appelli in secondo sono stati fatti col Sistema informativo della giustizia tributaria. E ancora, 38.614 fascicoli sul totale dei 210.322 complessivamente depositati nel 2018. Per i ricorsi online in Commissione tributaria provinciale, il primo passo online è percentualmente più basso (17,9). In altri ambiti però il processo tributario telematico sembra che abbia fatto altri passi: se si guardano i numeri di controdeduzioni e gli altri atti, si arriva al 42,3% quindi 790.713 depositi su un totale di 1.865.595. Tra i professionisti che hanno maggiormente utilizzato il Ptt, in primis, ci sono gli avvocati (4.850) e i commercialisti (2.000): il 93,7% del totale (7.314). A livello territoriale, il maggior numero di difensori già avvezzi alle modalità digitali si trovano in Campania (1.852 pari al 25,3% del totale), Lazio (1.205 pari al 16,5% del totale), Sicilia (750 pari al 10,3%) e Lombardia (710 pari al 9,7%).

L'effetto pace fiscale

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In totale, le controversie pendenti, del valore di 42,9 miliardi tra primo e secondo grado, diminuiscono (-10,3% sul 2017) ma lo scorso anno si è assistito a una ripresa del contenzioso in ingresso in primo grado (+3,1%). Tuttavia si è registrata una riduzione del valore delle liti presentate del 14,9% (ossia 4,2 miliardi in meno). Secondo il Mef la riduzione «si concentra nelle controversie con valore superiore a un milione di euro e può correlarsi all'utilizzo degli strumenti deflattivi e alle definizioni agevolate» previste dal decreto fiscale collegato alla manovra 2019. Sicuramente, una buona parte si deve alla pace fiscale.

Processo tributario telematico, cosa c'è da fare

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Diverse le perplessità degli avvocati, secondo i quali una serie di contenuti del nuovo rito sarebbero da rivedere poichè appesantiscono in modo inutile gli adempimenti nella fase di deposito degli atti processuali. Le maggiori pressioni vengono dall'Uncat, l'Unione nazionale camere avvocati tributaristi e riguardano in particolare: l'attestazione di conformità di atti e documenti diversi dalla procura a cui sarebbero tenuti i legali; l'interpretazione autentica della norma sulla scelta del rito nel regime facoltativo; e ancora situazioni transitorie (come quella dei ricorsi notificati in mediazione fino al 30 giugno che comportano la costituzione in giudizio dopo). A queste si somma una questione "politica" ovvero l'apparato informatico relativo al processo tributario telematico sarà gestito dal ministero dell'Economia, ci si trova di fatto dinanzi a un caso di gestione delle regole ad opera di una delle parti del processo. Il pericolo è di incappare in scarsa imparzialità e qualcuno potrebbe sollevare la questione dinanzi alla Corte di giustizia europea.

Data: 26/06/2019 10:00:00
Autore: Gabriella Lax