Avvocati in vacanza, ma sempre reperibili
di Annamaria Villafrate - E' agosto, diverse attività chiudono, tutti partono per le vacanze o restano in città per godersi la famiglia e riposare, tranne gli avvocati, schiavi delle scadenze incombenti e dell'ansia costante. Computer sempre dietro, corsa a luoghi di vacanza che consentono la reperibilità immediata in caso di urgenza e alberghi rigorosamente con connessione Wi-Fi. Nessuna pausa rigeneratrice per il corpo e la mente dei giuristi, vittime sempre più spesso di patologie legate allo stress. Forse non sarà la soluzione a tutti i mali, ma la proposta di riforma che vuole riportare la sospensione feriale dal primo di agosto al 15 settembre, sarebbe comunque un bel punto di partenza.
Avvocati in vacanza con smartphone e pc
C' è chi in valigia mette il costume da bagno e gli occhiali da sole e c'è chi è costretto a portare documenti e PC. Questa ormai da diversi anni la tristissima realtà degli avvocati italiani. In Inghilterra la chiamano "Lex Factor". La verità è che si tratta di una nuova forma di "schiavismo".
Il lavoro dovrebbe consentire di condurre una vita dignitosa, ma non può esserci dignità in una professione che, per colpa di scadenze e clienti troppo esigenti, toglie tempo agli affetti e al riposo. In passato solo chi esercitava la professione medica doveva essere sempre reperibile, oggi invece le questioni legali sembrano aver assunto un'importanza ancora superiore, tanto che agli avvocati non è consentito tirare il fiato, con tutte le conseguenze sulla salute che ne derivano.
Non dimentichiamoci infatti che il riposo è salute. Non è un caso che la Sindrome da Burnout, la depressione e i disturbi d'ansia siano tra i sintomi psicologici di malessere più diffusi tra gli avvocati. Un problema, quello del benessere psicologico, da sempre sottovalutato nel nostro paese, dove la corsa al lavoro, dettata anche dalla paura ingenerata della crisi economica, sembra essere la cosa più importante per la quale svegliarsi al mattino. Una maggiore cultura della salute del lavoro sarebbe opportuna, anche perché carichi eccessivi spesso sono controproducenti in termini di qualità del lavoro.
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Una soluzione? Allungare la sospensione feriale
Il problema è peggiorato ancora di più, da quando la sospensione feriale, in passato prevista dal primo di agosto al 15 di settembre, è stata ridotta, a partire dal 2015, ai 31 giorni del solo mese di agosto, per non parlare del fatto che questa "pausa" non opera per certi procedimenti. Nel tentativo di rendere più efficiente il processo civile, non si è pensato al fatto che i quindici giorni in più erano quelli che consentivano all'avvocato di organizzarsi al meglio con le scadenze e godersi pienamente un periodo di meritato riposo estivo.
Risultato? Processo civile costantemente inefficiente e avvocati sempre più stanchi, perché costretti, a differenza di altri professionisti, a lavorare anche quando i clienti in realtà sono in ferie e difficilmente si renderanno disponibili a portare i documenti necessari per consentire all'avvocato di svolgere la meglio il proprio lavoro.
Per fortuna c'è chi ha avanzato una proposta di riforma del processo civile che, tra le altre cose, mira a reintrodurre la sospensione feriale dal primo di agosto al 15 di settembre, ben vista anche dai giovani avvocati. Perché se come recita la Costituzione il lavoratore ha il diritto irrinunciabile al riposo, allora questo dovrebbe valere anche per gli avvocati.
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Autore: Annamaria Villafrate