Crisi di governo, ora che succede?
In attesa di formalizzazione della crisi, si delineano gli scenari a cui il nostro paese potrebbe andare incontro nei prossimi mesi: dalle elezioni anticipate all'ipotesi di un Governo tecnico
di Lucia Izzo - "È crisi di Governo", "Il Governo è caduto". Sono alcune delle espressioni che, negli ultimi giorni, si susseguono in maniera forsennata sul web, tramite i media e sui social, accompagnati dalle dichiarazioni dei protagonisti della vicenda. In primis Matteo Salvini, a capo del partito che ha posto la mozione di sfiducia verso il Governo guidato da Giuseppe Conte, nel quale lo stesso Salvini riveste il ruolo di Ministro e vicepremier, assieme al leader M5S Luigi di Maio.
Una verità preoccupante, quella della crisi che potrebbe portare alla fine anticipata della legislatura, che, in questo agosto rovente, passa di bocca in bocca, da tweet a tweet, da post a post, con "viralità" e spesso anche con poca contezza effettiva di quello che è accaduto e che accadrà nei prossimi, decisivi, mesi.
Una cosa è certa, dopo settimane di crescenti litigi, malumori e battibecchi l'alleanza tra Lega e M5S ha iniziato a zoppicare e ciò potrebbe portare al capolinea il Governo gialloverde.
Cerchiamo di ricostruire l'accaduto e a proiettarci con lungimiranza verso i potenziali e ipotetici scenari futuri, i cui tempi sono scanditi secondo un preciso calendario stabilito tra l'altro dalla Costituzione.
Crisi di governo: cosa significa?
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Il Governo, come noto, definisce l'indirizzo politico del Paese e stabilisce gli obiettivi da perseguire, ma non lavora da solo per concretizzare gli scopi prefissati. Per funzionare, infatti, necessita dell'apparato burocratico della Pubblica Amministrazione e soprattutto dell'appoggio del Parlamento: per mettere in atto riforme e avanzare proposte di legge, l'Esecutivo deve necessariamente interfacciarsi con l'organo legislativo espressione diretta della volontà popolare.
Come noto, a differenza del Parlamento, il Governo non è eletto direttamente dal popolo: formalmente è il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri (cfr. art. 92 Cost.).
Di norma, prima della nomina, il Capo dello Stato, procede per consuetudine a delle "consultazioni" e/o conferisce un mandato esplorativo a un candidato premier per assicurasi che il Governo neo eletto possa trovare l'appoggio del Parlamento.
La stessa Costituzione, infatti, precisa che l'Esecutivo, entro dieci giorni dalla sua formazione, debba presentarsi innanzi alle Camere riunite per ottenere il voto di fiducia, una sorta di "placet" da parte del Parlamento sulla formazione nascente. Con la mozione di fiducia, motivata e votata per appello nominale, il Parlamento esprime il proprio sostegno agli obiettivi politici del Governo.
Quando inizia la crisi di Governo?
La crisi inizia proprio nel momento in cui si incrina quel rapporto di fiducia tra il Governo e le Camere. La crisi è detta "parlamentare" quando, posta dal Governo una questione di fiducia, il Parlamento vota contro oppure quando una delle Camere vota in maniera favorevole una mozione di sfiducia.
La crisi, invece, è detta "extraparlamentare" quando si è venuta a creare una frattura all'interno delle forze politiche di maggioranza, al punto che il Governo non riesce più a ottenere quel consenso indispensabile per sostenere la propria azione. In quest'ultimo caso, l'Esecutivo giunge alle dimissioni pur in assenza di un voto formale.
Cosa sta accadendo in Italia
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Attualmente, il nostro Governo non è ancora ufficialmente in crisi, poiché il Presidente del Consiglio non ha presentato le sue dimissioni né il Parlamento ha formalmente sfiduciato l'Esecutivo. C'è solo una mozione di sfiducia presentata dalla Lega e il suo leader, Matteo Salvini, ha sollecitato una convocazione del Parlamento "per prendere atto che non c'è più una maggioranza".
Questo è il primo passo di un percorso che potrebbe condurre alla formalizzazione della crisi di Governo a cui poi seguiranno tutta una serie di conseguenze.
La mozione di sfiducia della Lega
Sul punto, la Costituzione afferma che "La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione".
La mozione di sfiducia, inoltre, deve essere motivata e sottoposta a votazione nominale con appello. Ma quali sono i motivi per cui il carroccio ha ritenuto di far cadere l'appoggio nei confronti del Governo presieduto dal Prof. Giuseppe Conte?
Il "casus belli" da cui sarebbe scaturita la mozione depositata al Senato dal capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo, è rappresentato dall'assenza in Aula del Presidente nel Consiglio durante le votazioni sulle mozioni riguardanti la TAV, tema ritenuto "fondamentale per la crescita del paese come lo sviluppo delle infrastrutture" e sul quale si è registrata "una situazione di forti differenze di vedute, tra le due forze di maggioranza".
Conte, secondo la Lega, avrebbe dovuto essere presente "per ribadire l'indirizzo favorevole alla realizzazione dell'opera che egli stesso aveva dichiarato pochi giorni prima nell'altro ramo del Parlamento", mentre a causa della sua assenza "si è verificata la situazione paradossale che ha visto due membri del governo presenti esprimere due pareri contrastanti".
In realtà, le ragioni del dissenso sarebbero molto più articolate, e la stessa mozione parla di divergenze che si sono "registrate su altri temi prioritari dell'agenda di governo quali la giustizia, l'autonomia e le misure della prossima manovra economica".
La formalizzazione della crisi di Governo
A meno che il Presidente del Consiglio non decida di presentare le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, sarà ora necessario un passaggio Parlamentare, anzi, il premier Conte ha espressamente chiesto di "parlamentarizzare" la crisi: "Lascerò solo dopo che il Parlamento mi avrà sfiduciato" ha dichiarato il premier.
Tuttavia, siamo in un periodo particolare e la decisione di Conte allunga ulteriormente i tempi: i lavori di Camera e Senato, infatti, sono sospesi, rispettivamente, fino al 9 e al 10 settembre. La Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha convocato la Conferenza dei Capigruppo per lunedì 12 agosto alle 16, mentre martedì 12 è convocata la Conferenza dei Capigruppo alla Camera.
Si tratta di un passaggio necessario per stabilire l'agenda dei lavori e individuare la data in cui richiamare i Parlamentari a Roma, che presumibilmente avverrà subito dopo Ferragosto, tra il 19 e il 20 di agosto.
Le conseguenze della crisi di Governo
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Se, dopo la discussione e votazione, la mozione di sfiducia sarà approvata, Conte salirà al Quirinale a dare le dimissioni e la crisi di Governo sarà ufficiale. Tuttavia, non saranno immediatamente necessarie nuove elezioni per la formazione del nuovo Esecutivo.
La parola passerà, infatti, al Presidente della Repubblica che, in primis, aprirà le consultazioni e ascolterà esponenti delle forze politiche per verificare se è ancora possibile formare un nuovo Governo all'interno della stessa maggioranza, magari con nuove alleanze o accordi nascenti da un "rimpasto".
A quel punto, Mattarella potrebbe conferire un mandato esplorativo o individuare la persona in grado di formare un nuovo Esecutivo forte della fiducia del Parlamento (Governo-bis con lo stesso Presidente del Consiglio o nuovo Governo con altro Premier).
Solo qualora non dovesse esserci una maggioranza possibile, il Presidente si vedrà costretto a sciogliere le Camere, primo passo per giungere a nuove elezioni. Secondo l'art. 61 della Costituzione, le elezioni delle nuove Camere dovranno aver luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti.
Il rischio "manovra di bilancio"
Nonostante il nostro paese non abbia limiti temporali per l'indizione delle elezioni, la Lega ha scelto il periodo peggiore per spingere per la caduta dell'esecutivo, ovvero in piena sessione di bilancio.
Gli ultimi quattro mesi dell'anno, infatti, sono fondamentali per giungere all'approvazione della manovra: entro il 27 settembre il Governo deve presentare la nota di aggiornamento al DEF ed entro il 15 ottobre inviare alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio (pur essendo possibile un rinvio.
Inoltre, quest'anno, la manovra riveste un ruolo ancor più delicato: in mancanza di approvazione entro fine 2019, qualora si attivasse l'esercizio provvisorio, il rischio maggiore è legato all'automatico aumento dell'IVA dal 22 al 25,2% per l'aliquota ordinaria e dal 10 al 13% per l'aliquota agevolata.
Senza contare tutti gli altri aspetti regolati dalla manovra, in particolare le coperture destinate a finanziare Quota 100 e Reddito di Cittadinanza. Meno di due mesi fa, inoltre, l'Italia era riuscita a scongiurare la procedura di infrazione UE per disavanzo eccessivo.
La legge di bilancio deve essere in Parlamento entro il 20 ottobre e la sua approvazione è prevista entro il 31 dicembre. Come è possibile tutto questo se cade il Governo? Un simile scenario rende plausibile un ruolo attivo di Mattarella che, anziché sciogliere subito le Camere, decida di posticipare il voto a dopo l'approvazione della legge di bilancio.
Il dimissionario governo Conte, dunque, potrebbe restare in carico per il disbrigo degli affari correnti (lo svolgimento dell'ordinaria amministrazione) fino all'insediamento del nuovo esecutivo, oppure potrebbe essere sostituito da un Governo "tecnico", "neutrale" o "di scopo" che, nel periodo di tempo necessario a traghettare il paese verso nuove elezioni, si occuperebbe della manovra cercando di tamponare i danni.
Autore: Lucia Izzo