Flat tax e partite Iva: cosa cambia nel 2020
di Annamaria Villafrate - Nel cantiere manovra, si moltiplicano le voci sul futuro delle partite Iva nel 2020. Quasi sicuramente il forfettone del 20% per i redditi compresi tra i 65.000 e i 100.000 euro non entrerà in vigore. L'attuale aliquota del 15% per chi non supera i 65.000 euro potrebbe essere innalzata o si potrebbe tornare al vecchio regime dei minimi con tetti più bassi in base all'attività svolta dal contribuente. Si accarezza l'idea di introdurre la fattura elettronica anche per i forfettari sotto i 65mila euro. Idea, tuttavia, su cui a quanto pare Bruxelles ha detto no.
Insomma nella gran confusione e nella molteplicità di dichiarazioni ed ipotesi allo studio dell'esecutivo, vediamo quali sono le novità che si ipotizzano.
Flat tax e partite Iva: quali novità in arrivo?
Tempi di legge di bilancio e decreto fiscale e si torna a parlare di flat tax. Non ci sono ancora dati certi su quelle che saranno le novità per le partite Iva. Una cosa è certa, l'innalzamento dell'importo a 65.000 euro per la flat tax al 15%, ha fatto registrare un'impennata improvvisa e sospetta di nuove partite Iva.
Fattura elettronica anche per i forfettari al 15%
Da qui non solo l'intenzione di mettere mano alle aliquote, alzando la misura percentuale, ma anche l'intenzione di introdurre, per i forfettari al 15% la fatturazione elettronica obbligatoria a partire dal 2020, idea che sembra destinata a restare sulla carta, visto che pare sia arrivata la bocciatura da Bruxelles.
Niente flat tax del 20%
Per quanto riguarda poi coloro che hanno redditi compresi tra i 65.000 e i 100.000, niente flat tax del 20%. Il forfettone del 20% insomma pare sia proprio destinato a non entrare in vigore, stante l'assenza di copertura.
Al Governo si sta lavorando per scongiurare che i regimi agevolati, nati per aiutare soprattutto chi, all'inizio dell'attività, non può sperare in guadagni elevati, vengano usati impropriamente e utilizzati solo quando l'imposizione è più favorevole.
Aliquote diversificate
In linea generale pare che il nuovo Governo si stia muovendo su un terreno fatto di aliquote diversificate e di agevolazioni, piuttosto che su tasse piatte, al fine di recuperare risorse.
Si potrebbe anche tornare al vecchio regime dei minimi basato su una soglia annuale dei 65.000 euro di reddito, ma con tetti più bassi e diversificati in base al tipo di attività.
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Data: 09/10/2019 15:00:00Autore: Annamaria Villafrate