BCE: cosa sono le riforme strutturali?
Brevi cenni sulla valenza delle riforme strutturali nei Paesi UE, dagli studi della BCE (Banca Centrale Europea)
di Roberto Paternicò - Secondo la BCE (Banca Centrale Europea), le riforme strutturali sono misure che modificano il tessuto di un'economia, ossia il quadro istituzionale e regolamentare entro cui operano cittadini e imprese. Sono concepite per rafforzare l'economia e migliorare la capacità di realizzare una potenziale crescita in modo equilibrato. Dovrebbero agire, dal lato dell'offerta economica, per rimuovere gli ostacoli a favore di una produzione efficiente ed equa di beni e servizi e contribuire a incrementare la produttività, gli investimenti e l'occupazione. Un obiettivo conseguibile in molti modi. Il contesto generale in cui operano le imprese dovrebbe, ad esempio, essere migliorato attraverso una regolamentazione che favorisca una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, la semplificazione del sistema tributario e la riduzione della burocrazia. Le famiglie, a loro volta, potrebbero beneficiare di beni e servizi a costi più concorrenziali e di migliore qualità, ampliando i propri consumi.
Le riforme possono essere mirate, anche, in specifici ambiti e, ad esempio, incoraggiare l'innovazione in settori chiave. Ciò che conta, in ogni caso, è che la crescita sia equilibrata tenendo conto di fattori quali l'equità e l'inclusione sociale.
Quando i Paesi attuano le riforme strutturali?
Dagli studi della BCE, emerge che nonostante vi sia un prevalente consenso sui benefici che le riforme strutturali genererebbero a lungo termine, si è osservato che solo pochi Paesi della UE, nel recente passato, hanno intrapreso importanti sforzi di riforma.
I principali risultati della ricerca possono essere, provvisoriamente, così riassunti:
1. L'attuazione di riforme strutturali, in particolare sul mercato del lavoro, sembra avvenire più spesso durante i periodi di crisi economica e quando i tassi di disoccupazione sono elevati. Solo i paesi che dovrebbero uscire dalle recessioni molto più rapidamente di altri, vista la loro più elevata attesa di potenziale crescita, sembrano meno sotto pressione per avviare ulteriori riforme;
2. Le iniziali condizioni strutturali di un Paese sembrano influenzare la probabilità di riforme. Più un paese è lontano dalla frontiera delle strutture economiche, vale a dire dalle migliori pratiche, maggiore è la pressione sul governo affinché intraprenda le necessarie riforme;
3. Le pressioni esterne derivanti da programmi di assistenza finanziaria, facilitano l'attuazione delle riforme, mentre una maggiore pressione sui mercati finanziari misurata, ad esempio, attraverso maggiori spread dei titoli sovrani non sembra creare una pressione significativa per l'attuazione delle riforme;
4. Non esiste una chiara correlazione tra il consolidamento fiscale e strutturale e l'attuazione delle riforme. Il mercato del prodotto e le riforme commerciali sono meno probabili in periodi di consolidamento fiscale, mentre è vero il contrario per le riforme del mercato del lavoro;
5. Bassi tassi di interesse tendono a promuovere piuttosto che scoraggiare le riforme strutturali. Questo potrebbe essere spiegato dalla aggiuntiva componente di guadagno che consente di attuare politiche di ridistribuzione e compensare, nel breve termine, i costi derivanti dalle riforme per alcune aree della popolazione;
6. Avere un partito di maggioranza assoluta aumenta la probabilità di attuare le riforme, mentre la vicinanza a elezioni nazionali o l'orientamento politico di un governo non ne sembrano influenzare l'attuazione;
7. Le pregresse riforme sul mercato dei prodotti tendono ad aumentare, poi, la probabilità di riforme del mercato del lavoro, in linea con l'aspettativa che le prime aumentino l'ingresso di nuove imprese, l'attività complessiva e quindi un'espansione della domanda di lavoro.
Infine, concentrandosi solo sui Paesi dell'area dell'euro, i risultati suggeriscono che i driver delle riforme sono sostanzialmente simili a quelli ottenuti per tutti i paesi OCSE e UE.
Le aree di riforma della burocrazia
a. Governance (es.Costituzione e altre leggi dello Stato);
b. Amministrazione centrale e locale (regolamentazione);
c. e-Government (informatizzazione procedure e comunicazioni verso cittadini e imprese);
d. Gestione delle risorse umane (contratti lavoro dipendenti pubblici e organizzazione lavoro);
c. Migliore regolamentazione (efficienza, efficacia, etc.);
e. Strategie anticorruzione e antifrode;
f. Strategie antiriciclaggio;
g. Riforma giudiziaria
Data: 30/10/2019 15:00:00Autore: Roberto Paternicò