Condominio, col decreto fiscale aumentano costi e burocrazia
di Gabriella Lax - Per i condomini, il decreto fiscale 2020 introduce aumenti dei costi e della burocrazia. L'Anammi (Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d'Immobili) si dice contraria alle norme che affidano agli amministratori il ruolo di sostituto d'imposta sugli appalti e subappalti e, per questo, chiede l'intervento immediato del ministero dell'Economia.
- Decreto fiscale 2020: cosa cambia per i condomini
- Anammi, «Non siamo controllori del lavoro degli altri»
- Anammi: peggiorerebbe la morosità condominiale
Decreto fiscale 2020: cosa cambia per i condomini
Nel caso classico della pulizia dei locali condominiali ovvero per prestazioni rese da un'impresa appaltatrice di un servizio sarà la stessa impresa che dovrà comunicare l'elenco dei lavoratori impiegati nel condominio nel mese precedente, le ore di lavoro prestate, le retribuzioni e le ritenute, per poi versare al committente, su un conto corrente appositamente creato, l'importo corrispondente alle somme dovute per legge. Il condominio, rappresentato dall'amministratore, avrà quindi l'onere di effettuare il versamento per conto dell'impresa.
Al committente condominiale è poi affidato un ruolo di vigilanza: nel caso in cui l'appaltatore non trasmetta i dati necessari o non corrisponda l'importo dovuto entro i termini previsti, il committente dovrà sospendere il pagamento dei corrispettivi, maturati dall'impresa stessa. Secondo il decreto, l'importo dovrà essere versato al committente almeno 5 giorni prima rispetto alla scadenza per il versamento all'erario (ogni 16 del mese), così da versare l'importo dovuto entro la scadenza fissata per legge.
Anammi, «Non siamo controllori del lavoro degli altri»
L'associazione si rivolge al ministro Roberto Gualtieri contro la normativa impone il versamento delle ritenute per i dipendenti di imprese appaltatrici o subappaltatrici a carico del committente, quindi anche del condominio, senza possibilità di uso dei propri crediti in compensazione. «È l'ennesimo adempimento, fiscale e burocratico, destinato ad appesantire l'attività degli amministratori – dichiara Giuseppe Bica, presidente Anammi – e che ci vedrebbe nello scomodo ruolo di 'controllori' del lavoro altrui". Il rischio maggiore è che i costi professionali possano aumentare. Più lavoro e più responsabilità per l'amministratore. «È vero che ci occupiamo di tante materie diverse – afferma il presidente - ma non abbiamo certo chiesto di caricarci sulle spalle questo ennesimo compito Di fronte ad altre incombenze, appare evidente che dovremo scaricare gli eventuali costi aggiuntivi sui nostri utenti-finali, ovvero i condòmini. Basti pensare alla gestione del conto corrente dedicato allo scopo, imposto dal decreto legge, che comporterà altre spese».
Anammi: peggiorerebbe la morosità condominiale
Oggi, in tempi di crisi, già non è semplice ottenere i pagamenti. «Abbiamo già un problema di morosità in condominio notevole – aggiunge il presidente Bica – ma anche sospendere il pagamento all'azienda, se le ritenute non venissero coperte, non sarebbe indolore. Le prestazioni al condominio, in tal caso, verrebbero meno, ad ulteriore svantaggio dei condòmini». Da qui la richiesta al ministro dell'economia ed alle forze politiche di rivedere il decreto e di ricevere «un chiarimento definitivo sulla questione».
Data: 14/11/2019 11:00:00Autore: Gabriella Lax