Lodo Conte: stop prescrizione solo per condannati
Arriva la riforma del processo penale e il correttivo alla prescrizione. La soluzione del premier per comporre il contrasto sulla prescrizione passa per un "doppio binario" che differenzia condannati e assolti
di Lucia Izzo - È ancora prematuro parlare di intesa raggiunta circa il nodo della prescrizione, ma un passo verso la mediazione tra le forze di maggioranza sembrerebbe essere stato compiuto e, secondo quanto dichiarato dal Ministero Bonafede, sarebbe merito del Presidente del Consiglio.
"Nella riunione ci sono stati importanti passi avanti per portare in tempi brevi la riforma del processo penale in Consiglio dei ministri. C'è stato un input importante del presidente del Consiglio", ha dichiarato il ministro della Giustizia al termine del vertice di maggioranza durato quattro ore.
Per uscire dallo stallo e comporre le posizioni inconciliabili tra le forze di maggioranza, il premier avrebbe valorizzato la proposta di Federico Conte, deputato di Leu, avvocato penalista, utilizzando il testo da lui proposto come base per la mediazione.
"La mia proposta - spiega Conte ad AdnKronos - è servita come argomento per trovare un terreno comune di mediazione politica. Un modo per tenere insieme le cose è riservare l'effetto sospensivo della prescrizione alle sole sentenze di condanna, perché indubbiamente, in caso di condanna, si affievolisce il principio di non colpevolezza, visto che c'è il pronunciamento di un giudice. Sia chiaro il principio di non colpevolezza non scompare, ma si affievolisce".
- 1. Come funziona il lodo Conte
- 2. La riforma del processo penale
- 3. Dubbi di incostituzionalità
- 4. Grasso: "attendiamo la traduzione in norma della proposta"
Come funziona il lodo Conte
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Il nuovo meccanismo è stato ribattezzato come "Lodo Conte". Pur mantenendo la riforma Bonafede, anziché uno stop definitivo dopo la sentenza di primo grado, si andrebbe a introdurre una sorta di doppio binario in base all'esito del processo di prime cure, ovvero differenziando a seconda che gli imputati siano stati condannati o assolti.
In caso di condanna, dovrebbe rimanere il principio introdotto dalla riforma entrata in vigore l'1 gennaio e dunque il blocco della prescrizione dopo la fine del processo di primo grado; invece, qualora l'imputato sia stato assolto, si ipotizza una sospensione temporanea (e non un blocco definitivo) della prescrizione, solo per alcuni mesi, o addirittura per il normale decorso dei termini.
La riforma del processo penale
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Tali novità saranno accompagnate anche da una più stringente responsabilizzazione dei giudici, per garantire una durata ragionevole dei processi, al punto da condurre ad azioni disciplinari nei confronti dei negligenti.
Bonafede ha, infatti, fatto largo all'ipotesi di "chiedere conto ai magistrati che sforano i tempi in appello. Se si creano le condizioni perché tutti siano in grado di rispettare i tempi si può chiedere che i magistrati lavorino in tempi definiti".
Tutto confluirà nel d.d.l. di riforma del processo penale che dovrebbe approdare già nelle prossime settimane in Consiglio dei Ministri, come anticipato dal guardasigilli Alfonso Bonafede che ha già disposto che i suoi uffici se ne occupino affinché il testo sia pronto a breve. "Stiamo intervenendo con una riforma che intendo portare, al massimo tra una - due settimane, in consiglio dei ministri", ha concluso Bonafede. All'interno ci sarà anche il "correttivo della prescrizione".
Dubbi di incostituzionalità
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Il meccanismo sulla prescrizione a doppia velocità, per condannati e assolti, ha immediatamente fatto sorgere dubbi sulla sua legittimità costituzionale. La nostra Costituzione, infatti, non prevede distinzioni tra assolti e condannati fino al terzo grado di giudizio, sancendo una sorta di presunzione di innocenza. L'art. 27, comma 2, recita che "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva".
Secondo Piercamillo Davigo si tratterebbe di una possibilità: "Possono esserci dubbi sotto il profilo di precedenti pronunce della Consulta", ha detto il consigliere del Csm.
Di diverso avviso il Partito democratico, come dimostrano le dichiarazioni di Walter Verini a "Il Fatto Quotidiano": "Dubbi d'incostituzionalità da parte di Davigo? Al momento sono solo opinioni. Va considerato che contro la riforma recentemente entrata in vigore si sono espresse anche personalità del mondo giuridico come Spataro, Flick, Morosini, Cantone. Anche noi abbiamo sollevato dubbi d'incostituzionalità della legge Bonafede, che viola l'articolo 111 della Carta sulla ragionevole durata del processo".
Grasso: "attendiamo la traduzione in norma della proposta"
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Il responsabile Giustizia dem ha anche sottolineato la necessità di attendere la traduzione in legge da parte di Via Arenula, prima di trarre conclusioni affrettate: "Apprezziamo il passo avanti fatto da Conte, che punta evidentemente a una sintesi sulla prescrizione. Poi è ovvio che noi non vogliono una legge con profili di incostituzionalità. Stiamo comunque parlando di una norma che va ancora scritta nero su bianco".
Attendista anche Pietro Grasso che si riserva di "leggere la traduzione in norma della proposta del presidente Conte prima di dare un parere definitivo". Cauti anche i Renziani: "La proposta di Conte di distinguere tra assolti e condannati rischia di essere incostituzionale? Certo c'è questo rischio, noi ci riserviamo di valutare le proposte che arriveranno. Poi è ovvio che preferiamo tornare alla legge Orlando", afferma Lucia Annibali, capogruppo di Italia viva in commissione Giustizia. "Registriamo, però, il fatto positivo che il ministro ha superato questo totem per cui la sua riforma non si poteva modificare".
Autore: Lucia Izzo