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Cassazione: apre l'anno giudiziario 2020

Tanti i temi all'ordine del giorno che passano soprattutto dalle novità della prescrizione, i decreti sicurezza, fino ad arrivare all'emergenza femminicidi


di Gabriella Lax – Inaugurato l'anno giudiziario della Cassazione davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Tanti i temi all'ordine del giorno che passano soprattutto dalle novità della prescrizione, i decreti sicurezza, fino ad arrivare all'emergenza femminicidi.

Prescrizione

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Resta il tema più "caldo" quello della prescrizione, entrata in vigore dal primo gennaio 2020. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede difende la sua riforma sulla prescrizione, considerandola «una conquista di civiltà», pur ammettendo «le divergenze» nella maggioranza di governo sullo stop alla prescrizione sul quale è in corso «un confronto serrato». Cauto, il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone evidenzia che si tratta di un istituto di garanzia correlato all'inerzia dei pubblici poteri e alle loro inefficienze, a presidio del diritto all'oblio», che tuttavia «non è assoluto e non è senza bilanciamenti».

E poi ci sono i non trascurabili effetti della riforma: presso l'alta Corte, per il venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20/25mila processi l'anno, si pone il serio rischio di un grave incremento del carico penale (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato. Chiara la necessità di attuare opportune soluzioni normative, strutturali e organizzative contro la crisi.

Decreti sicurezza

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Certamente da rivedere i cosiddetti "decreti sicurezza", frutto del lavoro dell'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Una revisione in linea con le osservazioni che, al momento della firma, aveva posto il presidente Mattarella. L'allarme del procuratore generale della Corte di cassazione Giovanni Salvi che afferma, preliminarmente, «Se di sicurezza si parla, è bene che sia valutato l'effetto criminogeno e di insicurezza che discende dalla mancanza di politiche razionali per l'ingresso legale nel Paese e per l'inserimento sociale pieno di coloro che vi si trovano», evidenziando l'aumento «di forme di oppressione che vanno oltre il caporalato» e che rappresentano «una vergogna per il nostro Paese». Sul piano tecnico «Le scelte sulle politiche migratorie e di ingresso nel territorio dello Stato competono al legislatore e al governo» evidenzia Salvi e poi aggiunge «purché nel quadro di compatibilità con le norme costituzionali e pattizie, prima fra tutte l'obbligo che il nostro Paese ha assunto per la protezione internazionale di coloro che ne hanno potenzialmente diritto».

Emergenza femminicidi

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È una buona notizia il calo del numero di omicidi: 297 nel 2019 (erano stati ben 1.916 nel 1991), con un rapporto rispetto alla popolazione «inferiore alla media europea e tra i più bassi al mondo». Ad aumentare purtroppo è il numero dei cosiddetti "femminicidi": le donne uccise sono state 131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019. «Aumenta di conseguenza il dato percentuale, rispetto agli omicidi in danno di uomini – spiega Salvi - in maniera davvero impressionante; le violenze in danno di donne e di minori diminuiscono in numero, ma restano una emergenza nazionale».

I "toni" della magistratura

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È un tema che anche di recente ha suscitato dibattiti e polemiche, e Salvi non si sottrae richiamando i pm al principio secondo cui «l'informazione non è resa nell'interesse del magistrato o della Procura; è un dovere di ufficio e il pm deve attenersi ai doveri di riservatezza e correttezza, come manifestazione e riflesso della imparzialità e della indipendenza». Dunque, e il riferimento è ai recenti fatti, «toni enfatici, tali da generare nell'opinione pubblica la convinzione della definitività dell'accertamento, sono professionalmente inadeguati e lesivi dei diritti degli indagati. La semplificazione della comunicazione rischia di generare il sospetto che non la fiducia della pubblica opinione sia ricercata, ma il suo consenso. E questo sarebbe la fine dell'indipendenza del pubblico ministero». Sempre a tal proposito, il vicepresidente del Csm David Ermini ha raccomandato «prudenza» e «sobrietà» nell'uso dei social da parte delle toghe, chiedendo a tutti - dopo la bufera dell'inchiesta di Perugia su nomine e favori, che ha investito anche il Consiglio - un comportamento «esemplare e irreprensibile» anche nella vita privata.

Magistrati e sanzioni disciplinari

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Correlato al precedente è il tema delle sanzioni disciplinari per i magistrati. Il dato statistico nel 2019 rivela che a fronte di 1.898 notizie di interesse disciplinare arrivate in Cassazione (in costante aumento negli ultimi anni), i procedimenti aperti sono stati solo 156 (anche questi in aumento rispetto agli anni precedenti). La metà delle incolpazioni (50,8 per cento) riguarda le violazioni del dovere di correttezza, il 37, 4 per cento della diligenza e l'11,8 per cento comportamenti al di fuori dell'attività giudiziaria.

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Data: 01/02/2020 13:00:00
Autore: Gabriella Lax