Il risarcimento del danno aquiliano e l'acconto
L'obbligazione di valore ed i criteri di calcolo dell'acconto. I chiarimenti della Cassazione sulle modalità di calcolo degli importi da scomputare
di Roberto Paternicò - Il credito avente ad oggetto il risarcimento del danno aquiliano, costituisce un'obbligazione di valore cioè un'obbligazione il cui contenuto è determinato con riferimento ad un qualcosa che deve essere misurato per la liquidazione del danno stesso. Seppur il debitore che deve risarcire il danno causato da un fatto illecito è in mora dal giorno del fatto illecito, ex art. 1219 c.c., il risarcimento del danno forma oggetto di una obbligazione di valore e non di valuta, pertanto, non si applicano le norme sulla mora delle obbligazioni pecuniarie (art. 1224 c.c.).
- 1. Risarcimento del danno e ritardato adempimento
- 2. Cosa succede in caso di acconti
- 3. I criteri di calcolo
Risarcimento del danno e ritardato adempimento
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Tuttavia, come osservato dalla Cassazione Civile con ordinanza n. 1637/2020 (sotto allegata), il ritardato adempimento dell'obbligo di risarcimento del danno impone al debitore di:
"(a) pagare al creditore l'equivalente monetario del bene perduto, espresso in moneta dell'epoca della liquidazione, il che si ottiene con la rivalutazione del credito, salvo che il giudice ovviamente non scelga di liquidare il danno in moneta attuale;
(b) pagare al creditore il lucro cessante finanziario, ovvero i frutti che il denaro dovutogli a titolo di risarcimento sin dal giorno del sinistro avrebbe prodotto, in caso di tempestivo pagamento; e questo danno si può liquidare anche (ma non solo) applicando un saggio di interessi equitativamente scelto dal giudice sul credito risarcitorio rivalutato anno per anno… ".
Cosa succede in caso di acconti
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Queste regole trovano applicazione sia quando il debitore adempia la propria obbligazione in unica soluzione, sia quando, prima della liquidazione definitiva, abbia versato degli acconti.
In quest'ultimo caso, afferma la Corte, in caso di pagamenti in acconto, il creditore:
"(a) nel periodo compreso tra il danno e il pagamento dell'acconto, a causa della mora ha perduto la possibilità di investire e far fruttare l'intero capitale dovutogli: e dunque il danno da mora deve, per questo periodo, replicare il lucro che gli avrebbe garantito l'investimento dell'intero capitale;
(b) dopo il pagamento del (primo) acconto, e per effetto di quest'ultimo, il creditore non può più dolersi di avere perduto i frutti finanziari teoricamente derivanti dall'investimento dell'intero capitale dovutogli; dopo il pagamento dell'acconto, infatti, il lucro cessante del creditore si riduce alla perduta possibilità di investire e far fruttare il capitale che residua, dopo il pagamento dell'acconto.
I criteri di calcolo
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Questo essendo il criterio che deve presiedere alla liquidazione del danno da mora nelle obbligazioni di valore, ne segue che nel caso di pagamento di acconti, affermano gli Ermellini, "tale pagamento va sottratto dal credito risarcitorio attraverso le seguenti operazioni:
(a) rendere omogenei il credito risarcitorio e l'acconto (devalutandoli entrambi alla data dell'illecito, ovvero rivalutandoli entrambi alla data della liquidazione);
(b) detrarre l'acconto dal credito;

(c) calcolare gli interessi compensativi applicando un saggio scelto in via equitativa:

(c') sull'intero capitale rivalutato anno per anno, per il periodo che va dalla data dell'illecito al pagamento dell'acconto;

(c") sulla somma che residua dopo la detrazione dell'acconto (anche in questo caso rivalutata anno per anno), per il periodo che va dal suo pagamento fino alla liquidazione definitiva."
Autore: Roberto Paternicò