Coronavirus: le regole per i tribunali
di Gabriella Lax – A sollevare il problema e a sollecitare una soluzione sono stati i giudici di pace. Quello che è vero è che il problema della diffusione del coronavirus riguarda tutti coloro che hanno a che fare con il pubblico. I chiarimenti del ministero della Giustizia su come comportarsi arrivano con la circolare del 3 febbraio 2020 (in allegato).
- Coronavirus, i giudici di pace scrivono al ministero della salute
- Coronavirus, precauzioni per chi lavora a contatto col pubblico
- Coronavirus, contatti con casi sospetti
Coronavirus, i giudici di pace scrivono al ministero della salute
È il caso dei giudici di pace che hanno segnalato necessità e timori in una lettera indirizzata ai ministeri di Giustizia Salute, evidenziando che lavorare nei centri per il rimpatrio degli immigrati irregolari li espone a dei rischi senza alcuna relativa tutela. «La pericolosità di un contagio può essere ancor più tangibile – evidenziano - durante le udienze celebrate dai giudici di pace relative alla convalida delle espulsioni di migranti clandestini, che si tengono nei Centri di permanenza e rimpatrio, ovvero nei confronti di coloro che hanno violato l'ordine di allontanamento dal territorio dello Stato od anche per i reati di clandestinità». Ma non solo, chiedono le mascherine per proteggersi i giudici, «maschere idonee a schermarsi da eventuali contagi, previa autorizzazione all'uso durante l'udienza». E chiedono una circolare che chiarisca «il protocollo da attuare per la protezione della salute dei giudici che prestano servizio, soprattutto nella materia delle convalide di espulsione e di trattenimento nei centri di permanenza degli immigrati clandestini, sia per l'attuale emergenza sanitaria, ma anche per altre patologie di facile diffusione come la tubercolosi e le altre elencate». A questo si aggiunge la richiesta di «apprestare immediatamente le tutele relative alle indennità di malattia e di rischio e per i giudici di pace e i magistrati onorari che si trovano in medesime situazioni».
Coronavirus, precauzioni per chi lavora a contatto col pubblico
In relazione all'epidemia per chi lavora a contatto col pubblico, la circolare del ministero della Giustizia spiega che si ritiene sufficiente adottare le comuni misure preventive della diffusione delle malattie trasmesse per via respiratoria, in particolare: lavarsi frequentemente le mani; porre attenzione all'igiene delle superfici; evitare i contatti stretti e protratti con persone con sintomi simil influenzali; adottare ogni ulteriore misura di prevenzione dettata dal datore di lavoro.
Coronavirus, contatti con casi sospetti
Nel caso in cui, nel corso dell'attività lavorativa si venga a contatto con un soggetto che corrisponde alla definizione di caso sospetto si provvederà a contattare i sanitari, segnalando che si tratta di un caso sospetto e, in attesa del loro intervento bisognerà: evitare contatti ravvicinati con la persona malata; se disponibile, fornirla di una maschera di tipo chirurgico; lavarsi accuratamente le mani. Prestare attenzione alle superfici corporee che sono venute eventualmente in contatto con i fluidi (secrezioni respiratorie, urine, fece) del malato; fare eliminare in sacchetto impermeabile, direttamente dal paziente, i fazzoletti di carta utilizzati. Il sacchetto sarà smaltito in uno con i materiali infetti prodottisi durante le attività sanitarie del personale di soccorso.
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Data: 14/02/2020 15:00:00Autore: Gabriella Lax