Def 2020: la finanza pubblica
di Roberto Paternicò - In ambito europeo é stato sospeso il Patto di stabilità per i Paesi UE al fine di consentire il necessario spazio di manovra fiscale, nell'ambito del proprio bilancio, per sostenere le spese sanitarie necessarie ad affrontare l'emergenza epidemiologica e per contrastare gli effetti economici recessivi della diffusione del COVID-19. La sospensione permette una deviazione temporanea, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo.
Il Governo italiano ha chiesto l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento per l'anno 2020 di 55 miliardi di euro, 24,85 miliardi di euro nel 2021, 32,75 miliardi di euro nel 2022, 33,05 miliardi nel 2023, 33,15 miliardi di euro nel 2024, 33,25 miliardi di euro dal 2025 al 2031 e 29,2 miliardi di euro dal 2032. Un complessivo indebitamento di circa 241 miliardi di euro nei prossimi 11 anni.
- Il Def 2020
- La strategia degli interventi
- Il quadro macro-economico complessivo
- Il debito pubblico 2020
- Il recupero del debito pubblico
Il Def 2020
La strategia degli interventi
Il quadro macro-economico complessivo
Il debito pubblico 2020
Sull'argomento, il Prof.Carlo Cottarelli, ha dichiarato che seppur non esiste un livello prestabilito del rapporto debito/pil che indichi un parametro d'insostenibilità è certo che il debito non potrà continuare ad aumentare all'infinito. In generale il rischio associato all'indebitamento pubblico dipende dalla quota di debito in mano al settore privato, più esposto a possibili crisi sul mercato dei titoli di Stato. A fine anno la BCE dovrebbe detenere 575 miliardi di titoli italiani, composti da: 403 miliardi (sino al 2019) a cui si aggiungono i nuovi acquisti previsti dai programmi nel corso del 2020 (+224 ca) meno 52 mld dei titoli in scadenza detenuti da BCE (403 + 224 – 52).
A questi importi potrebbero essere aggiunti i 17 miliardi del programma SURE (prestiti UE per la sospensione o diminuzione delle attività aziendali con la riduzione temporanea dell'orario di lavoro dei dipendenti, soggetti a sostegno pubblico del reddito per le ore non lavorate e per la protezione dei posti di lavoro) e i 36 miliardi del discusso MES (Meccanismo europeo di stabilità). Aumenta, quindi, la dipendenza dalle istituzioni europee che finanziano l'Italia e, in particolare, dalla BCE.
Non è chiaro il motivo per cui la nuova liquidità, al momento, non abbia creato inflazione. Si potrebbe presumere che dipenda dal maggior mantenimento in cassa delle liquidità, da parte degli istituti di credito, anziché erogare nuovi finanziamenti alle imprese. In ogni caso, fino a quando il settore privato manterrà elevati livelli di liquidità, il finanziamento monetario dei deficit pubblici non dovrebbe subire conseguenze inflazionistiche. Al contrario, potrebbero sorgere problemi d'inflazione se, ad esempio, nel medio periodo, le banche decidessero di erogare credito in modo massiccio e quel punto la BCE, sarebbe costretta a vendere sul mercato i titoli italiani e degli altri Paesi europei per assorbire l'enorme liquidità creatasi negli ultimi anni. Tutto ciò, produrrebbe una crescita dei tassi di interesse sui titoli di Stato italiani e aumenterebbe il peso del debito pubblico.
Il recupero del debito pubblico
Per fare in modo che si rientri nei binari di un ordinario debito pubblico, continua Cottarelli, sarebbero necessari: una crescita economica del Paese ad un tasso del 2% annuo e che la spesa pubblica cresca in linea con l'inflazione. In questa ipotesi si potrebbe generare una diminuzione del debito pubblico, nel giro di qualche anno e contemporaneamente attuare tagli alla spesa pubblica improduttiva.
Da anni gli imprenditori indicano tre freni all'investimento:
-burocrazia (semplificare regolamenti e procedure per snellire la macchina amministrativa e una legislazione ridotta e chiara per evitare interpretazioni e procedure farraginose);
-lentezza della giustizia, in particolare civile (accorciare i tempi della giustizia per avere sentenze in tempi brevi);
-livello della tassazione (un maggiore sforzo contro l'evasione, ma anche una semplificazione degli adempimenti fiscali per le persone e per le aziende).
Inoltre, un'idonea "spending review" consentirebbe di alleggerire il carico fiscale sulle spalle degli italiani.
Con le misure messe in campo dalla BCE e dalla UE, ulteriormente, implementabili, vi sarebbe il tempo necessario per attuare dette riforme, ma è il mondo politico che deve prendere queste decisioni.
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Autore: Roberto Paternicò