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Patentino obbligatorio per i cani pericolosi: come funziona

Nel nuovo Regolamento Benessere e Tutela degli animali approvato dal comune di Milano c'è l'obbligo del patentino per le razze pericolose


di Filippo Portoghese - Obbligo di raccogliere da terra le deiezioni a pena di multe salate, disincentivi per l'attendamento di circhi con alcune specie animali, divieto di accattonaggio con animali e finanche norme per la gestione dei crostacei vivi destinati al settore alimentare. Sono tante le novità del Regolamento per il benessere e la tutela degli animali approvato dal Comune di Milano nel febbraio scorso. Tra le novità più rilevanti però c'è senza dubbio la previsione del patentino obbligatorio per i proprietari di cani che appartengono a razze potenzialmente pericolose (v. Patentino obbligatorio per i cani pericolosi).

Patentino cane speciale: la norma

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All'articolo 8 comma 2 si legge che "Chiunque acquisisce la proprietà di un cane appartenente alle razze di cui all'Allegato 2 o ne è il conduttore è tenuto a conseguire il Patentino Cane Speciale rilasciato dall'ATS. Per le nuove acquisizioni la disposizione si applica a decorrere da sei mesi dopo l'entrata in vigore di questo Regolamento, trascorsi i quali, gli interessati dovranno ottemperare prima dell'acquisizione stessa. Nel caso di adozioni/affidi dal Parco Canile del Comune di Milano di un cane appartenente alle razze di cui all'allegato 2, il patentino potrà essere conseguito entro e non oltre 6 mesi dall'acquisizione stessa.

Per le acquisizioni antecedenti l'entrata in vigore del Regolamento, il Patentino Cane Speciale deve essere acquisito entro 24 mesi dall'entrata in vigore dello stesso.

Il trasgressore è punito con sanzione amministrativa ai sensi dell'art. 40 e con la sanzione accessoria dell'obbligo di museruola per il cane, fino al conseguimento del patentino.

Le aporie nella formulazione della norma

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La norma non convince. La prima aporia è nella sua formulazione. Il patentino è legato alla proprietà del cane o alla sua conduzione.

Si tenga presente che nella stesura presentata al Consiglio non si prevedeva come soggetto obbligato il conduttore e di tanto chi scrive ebbe a formalizzare personale dissenso in sede di commissione, quando venne resa pubblica la bozza del regolamento.

Fu eccepito che legare il conseguimento del patentino alla proprietà del cane quale risultante dall'anagrafe canina (unico parametro legale, peraltro contestabile e inveritiero) era una follia.

Per ipotesi, non rara nè remota, colui che è proprietario potrebbe trovarsi nella condizione di mai condurre il cane (si pensi l'ipotesi di un cane la cui proprietà è riferita ad una persona che per motivi di lavoro trascorre la maggior parte del suo tempo all'estero, lontano dalla famiglia). Che senso avrebbe avuto il patentino? La correzione però, a personalissimo parere dello scrivente, crea più danni della formulazione originaria. Avere introdotto anche l'obbligo in capo al conduttore crea solo confusione e incertezza. Chi è il conduttore? Chiunque in un certo momento della giornata porta a passeggio il cane? Quindi anche un amico del proprietario? Un dog sitter? Un parente o come oggi si dice oggi un congiunto? Ma l'obbligo è alternativo? Rimane comunque sempre un obbligo di conseguimento in capo al proprietario? Non si vede coerenza con quanto dispone l'art. 2052 del codice civile che disciplina quella che rimane la questione più importante di tutte e cioè la responsabilità per danni cagionati da animali.

Ciò premesso, è oggettivamente difficile affermare, sostenere e dimostrare che esiste una razza di cane più pericolosa di un'altra o che comunque possa definirsi pericolosa. Lo scrivente condivide quello che è stato il pensiero del consigliere Monguzzi più volte manifestato nel periodo di lavorazione e approvazione del regolamento per cui non esistono cani buoni e cani cattivi. Ci sono invece cani male condotti che hanno però, rispetto ad altri, una dimensione della mandibola che può fare la differenza e dunque è inevitabile partire da alcuni cani per poi magari pensare di estendere a tutti i possessori questo obbligo.

Non vi è dubbio che chi abbia una certa frequentazione di questo mondo ha consapevolezza che alcuni cani (non si è volutamente utilizzato l'espressione razza perché ci sono anche gli incroci) manifestino una aggressività (che è peraltro caratteristica di ogni animale) più marcata di altri. Ma la motivazione di tale più spiccata aggressività non è oggetto della riflessione quanto lo è la conseguenza di essa.

Diamo uno sguardo alle cronache locali e nazionali. Ci rendiamo immediatamente conto da quanta ignoranza e maleducazione sia pervasa l'aria delle nostre città. Tutti amanti degli animali. Così tanto che sono bellamente indifferenti al dolore che possono provocare ad altri animali e ad altre persone per il solo fatto di essere ignoranti. Troppe volte accade e non è tollerabile. Lo sanno bene gli amici medici veterinari che devono intervenire, quando è ancora possibile, per scongiurare conseguenze irreversibili in danno dell'animale aggredito.

Condividere un tratto della nostra vita con un cane è un'esperienza meravigliosa, se vissuta con consapevolezza e senso di responsabilità. Sempre, anche quando si tratta di fare una semplice passeggiata o quando si è all'interno delle c.d. aree di sgambatura che, ancora troppe volte, vengono vissute come "terra di nessuno", quando non trasformate in ring per combattimenti tra cani.

Troppo spesso persone pur accompagnandosi a cani c.d. impegnativi (solo per la loro mole) sono assolutamente incapaci di gestirne le reazioni. Le cui conseguenze non sono dissimili da quelle che potrebbero scaturire dalla mal gestione di cani riconosciuti come non impegnativi. Anche un cane di piccola taglia può scatenare l'inferno, se a contatto con altri cani (o provocare seri danni se non correttamente vigilato).

Conclusioni

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Impariamo a conoscere i nostri cani, a prevenirne reazioni potenzialmente pericolose. Magari, se necessario, affidandoci a persone esperte e qualificate e non facciamolo unicamente per la paura di una multa. Altrimenti, i guai sono dietro l'angolo.

Si conclude questo breve commento all'articolo 8 comma secondo riconoscendo certo la necessità di trasferire sull'essere umano quelle necessarie conoscenze di etologia e benessere animale unite a corrette modalità di conduzione di un cane. Lo scrivente non crede però che la soluzione individuata sia quella più giusta. A dire il vero appare come una norma imposta, difficilmente metabolizzabile dalla collettività (e questo per mille motivi), probabilmente eludibile, e dunque con effetto potenzialmente "criminogeno", tipico di ogni norma che non viene applicata.

Data: 26/05/2020 15:50:00
Autore: Filippo Portoghese