Covid-19: ipotesi Tso per chi rifiuta le cure
Dopo il caso della Regione Veneto, il Ministero valuta la possibilità di far scattare il Tso nei confronti dei positivi COVID che rifiutano le cure o di rispettare isolamento o quarantena
- Nuovi focolai Covid: ipotesi TSO contro gli irresponsabili
- Il Governo valuta l'estensione del TSO
- Cos'è e come funziona il TSO
- Possibile adottare il TSO in caso di Covid?
Nuovi focolai Covid: ipotesi TSO contro gli irresponsabili
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TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) contro gli irresponsabili, ovvero nei confronti delle persone che presentano sintomi COVID-19 o, addirittura, risultano positivi al tampone e, ciononostante, rifiutano le cure o di rispettare le misure di isolamento o quarantena. È l'ipotesi shock avanzata dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che sta tenendo banco in questi giorni. "C'è poco da fare . ha dichiarato Zaia - con qualcuno la soluzione non può che essere il Trattamento sanitario obbligatorio. Il Tso. E bisogna inasprire le pene: qui si parla di vite umane, non di divieti di sosta".
All'origine dell'idea di rispondere col "pugno di ferro" a simili atteggiamenti sconsiderati vi è l'aggravarsi della situazione nella regione, dove l'indice di contagio Rt è passato da 0,43 a 1,63, e in particolare la vicenda che ha coinvolto il dirigente di un'azienda, risultato positivo al Coronavirus dopo un viaggio di lavoro in Serbia.
Al rientro in Italia, il manager ha continuato ad avere contatti con persone in diverse occasioni e ha poi manifestato sintomi respiratori e, a seguito di una visita in ospedale avvenuta a fine giugno, è risultato positivo al tampone.
Ciononostante, non solo l'imprenditore ha rifiutato il ricovero, ma neppure ha rispettato il periodo di isolamento obbligatorio, continuando ad avere incontri di lavoro fino a quando, a causa del peggioramento dei sintomi, è finito in rianimazione all'ospedale di San Bortolo di Vicenza lasciando dietro di sé una scia di contagiati e quasi un centinaio di persone in isolamento, nonché verifiche in atto per risalire ad altri eventuali contatti.
"Siamo passati dal rischio basso al rischio elevato. Non so a chi fare i complimenti - ha dichiarato Zaia in Conferenza Stampa - Se andiamo in giro senza mascherina negli assembramenti e continuiamo a pensare che il virus sia un'invenzione, è inevitabile". Il Governatore ha dunque invocato misure più rigide per contrastare l'atteggiamento degli irresponsabili e annunciato l'arrivo di un'ordinanza con misure più efficaci per l'isolamento fiduciario per i positivi e per i contatti stretti, stante l'andamento della curva epidemiologica e in base ai recenti decreti emanati dall'esecutivo.
Il Governo valuta l'estensione del TSO
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Zaia ha poi rivolto un appello al Governo: "Voglio da Roma uno strumento normativo per il ricovero coatto dei sintomatici positivi e tolleranza zero per i positivi in isolamento. Serve un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio. Procedere in questo modo non è una dittatura ma la tutela della collettività attraverso il piano di salute pubblica".
E dal Ministero della Salute qualcosa potrebbe già essersi mosso in tal senso. Sembrerebbe, infatti, che il titolare del dicastero, Roberto Speranza, abbia già dato mandato al suo ufficio legislativo affinché effettui le opportune verifiche sul quadro normativo in materia di trattamenti sanitari obbligatori (Tso). Per offrire una maggiore tutela contro la diffusione del virus COVID-19, si valuta l'opportunità di estendere tali trattamenti anche a coloro che dovrebbero curarsi dal Coronavirus, ma non lo fanno.
Secondo il Governatore Zaia, il Tso "non si usa solo per i casi di malati di mente, ma si può usare anche per l'epidemia, per chi non vuole stare in ospedale se è infetto, e non può andarsene in giro liberamente a infettare altre persone". Il presidente del Veneto ha poi confermato il contatto con il Ministro Speranza che, al telefono, avrebbe concordato nel ritenere che il provvedimento del Tso vada utilizzato in casi estremi, "perché il piano di sanità pubblica prevede infatti che chi è infetto non può andarsene in giro tranquillamente".
L'operato dei tecnici al servizio del Ministero, inoltre, servirà anche a vagliare l'opportunità di scelte simili adottate dalle autorità locali, trattandosi di una manovra che coinvolge direttamente i diritti della persona, nonché la possibilità di prevedere anche altre soluzioni, ad esempio far effettuare i tamponi direttamente in aeroporto per i passeggeri che arrivano da Paesi fuori dall'area Schengen. Il caso del Veneto, infatti, non è isolato: da diverse regioni, tra cui Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, giungono notizie di altre decine di focolai.
Cos'è e come funziona il TSO
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Ma cosa significa e, soprattutto, cosa comporta il trattamento sanitario obbligarlo? Come noto, gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono volontari e "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario" precisa l'art. 32 della Costituzione, a meno che non vi sia "una disposizione di legge" che, però, "non potrà in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
E nel caso del TSO, la norma di riferimento è la c.d. Legge Basaglia (n. 180/78, poi inglobata nella legge di Riforma Sanitaria n. 833/78) che in presenza di determinate condizioni e con l'osservanza di precise garanzie, ammette il ricovero coattivo.
In particolare, attraverso il Tso viene consentita l'effettuazione di determinati accertamenti e terapie in condizioni di degenza ospedaliera in presenza di tali presupposto: esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici; gli stessi vengono rifiutati dall'infermo; non si possano adottare tempestive e idonee misure sanitarie extra ospedaliere.
Il Tso è disposto dal Sindaco, nella sua qualità di autorità sanitaria locale, su proposta motivata di un medico, e poi convalidata da un medico della struttura pubblica. Il provvedimento va notificato entro 48 ore dal ricovero al giudice tutelare nella cui circoscrizione rientra il comune: questi, assunte le informazioni e disposti gli eventuali accertamenti, provvederà a convalidare o meno la misura nelle 48 ore successive. In mancanza di convalida il provvedimento di Tso decade. Di norma, tale trattamento ah durata di sette giorni e termine se lo psichiatra non presenta richiesta volta a ottenerne il prolungamento.
Possibile adottare il TSO in caso di Covid?
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Appare evidente come tale misura di prevenzione sia stata adottata per tutelare la salute e la sicurezza dei pazienti in stato di alterazione psicofisica che, come evidenzia Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia" Coisp", è stata prevista da una legge del 1978 che, ovviamente, "non tiene conto delle evoluzioni degli ultimi mesi sul Covid e i rischi di pandemia".
Pertanto, sottolinea Pianese, "il primo problema per una sua applicazione alle persone positive al coronavirus sarebbe di tipo normativo", ma non va dimenticato che "esistono già reati per chi è a conoscenza di una patologia e sono previsti dal nostro ordinamento giudiziario". Il riferimento del sindacalista è all'art. 438 c.p. (Epdemia) che punisce con l'ergastolo chiunque cagiona un'epidemia mediante la diffusione di germi patogeni.
Inoltre, qualora la patologia venga certificata, "è previsto l'obbligo di ricovero in una struttura appositamente dedicata: è già successo in questi mesi con chi si allontanava dalla quarantena. E se la persona oppone resistenza al ricovero, viene piantonata". Ultimo aspetto, conclude Pianese, riguarda gli agenti delle forze di polizia: "servono adeguate forniture sui dispositivi di protezione individuale per gli agenti che in questi casi devono intervenire".
Pertanto, non sembrerebbe così semplice utilizzare il Tso in maniera estensiva per la fattispecie di persone affette da COVID-19, poiché si porrebbero diversi problemi interpretativi in ragione della libertà di scelta di cui beneficia un individuo, anche alla luce della legge sulle DAT (disposizioni anticipate di trattamento). Fuori dai casi eccezionali e normativamente previsti, sembrerebbe non potersi attivare uno strumento di violenza e coercizione nei confronti di un soggetto che non voglia essere sottoposto a determinati trattamenti e terapie.
I pareri favorevoli
Parere favorevole, invece, viene da Andrea Crisanti, professore di microbiologia dell'Università di Padova: "Ogni volta che si mette in pericolo la salute degli altri prevale il bene pubblico, quindi - ha sostenuto ai microfoni di SkyTg24 - penso che il Trattamento sanitario obbligatorio in questi casi debba essere necessario, estenderlo al caso del Covid non è una cosa negativa".
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci: "I trattamenti sanitari obbligatori (Tso) possono essere uno strumento molto utile, in casi estremi e ben definiti, per tenere sotto controllo l'epidemia, isolando i possibili diffusori del Covid 19 che violino le norme di quarantena".
Decaro, evidenzia come in sede di conversione del decreto Cura Italia, il Parlamento abbia inserito una norma che affida ai sindaci il potere di ordinanza in materia di quarantena, "quindi per chi viola la misura, il sindaco, su richiesta dell Asl o magari degli organi di polizia che riscontrano la trasgressione, può disporre il Tso".
Autore: Lucia Izzo