Sentenze: stop agli omissis meglio i nomi di fantasia
- Sentenze: basta alle iniziali e agli omissis
- La legge sulla privacy non vieta pseudonimi o segni grafici
- Con i nomi di fantasia le sentenze sono più chiare
Sentenze: basta alle iniziali e agli omissis
Basta con gli omissis, meglio i nomi di fantasia. Le sentenze in questo modo risultano più chiare e non ledono la privacy. Queste le conclusioni del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia nella sentenza n. 1134/2020 (sotto allegata) emessa a conclusione di un ricorso avanzato per chiedere la riforma di una sentenza del Tar Sicilia. Di questa decisione infatti ciò che colpisce subito l'attenzione non è la vicenda processuale quanto la premessa che apre la sentenza del Presidente Rosanna De Nictolis e dell'estensore Carlo Modica de Mohac del CGARS. Vediamo di cosa si tratta.
La legge sulla privacy non vieta pseudonimi o segni grafici
Nella premessa si precisa infatti che: "Prima di procedere alla esposizione dei fatti il Collegio ritiene opportuno disporre che per ragioni di privacy i nominativi di alcune parti processuali e gli estremi della sentenza appellata e del provvedimento impugnato – dati che verranno oscurati a cura della Segreteria (salvo, s'intende, che nella versione integrale della presente sentenza, non ostensibile) – vengano sostituiti con pseudonimi, segni grafici o espressioni letterali, che ne impediscano la identificazione." Precisazione a cui segui tutta una serie di nominativi di fantasia che vengono attribuiti alle varie parti del processo.
Il Collegio chiarisce infatti che la normativa sulla privacy si limita a prescrivere che i nomi delle persone indicate nel testo della sentenza vengano omessi con lo scopo d'impedirne il riconoscimento e scongiurare un possibile danno alla loro immagine. Essa però non vieta di sostituire i nomi delle parti con pseudonimi, segni grafici o espressioni letterali.
Con i nomi di fantasia le sentenze sono più chiare
A parere del Consiglio omettere i nomi delle parti, indicarne le sole iniziali di nome e cognome o identificarli con termini tecnici come attore e convenuto ad esempio rendono difficile la lettura e la comprensione della sentenza. Poiché la normativa sulla privacy non vieta espressamente il ricorso a segni grafici, pseudonimi o espressioni letterali per sostituire i nomi dei soggetti coinvolti nel giudizio, tale scelta di stile, visto che non lede la privacy, deve essere concessa al magistrato estensore e al Collegio.
Questa tecnica redazionale, che prevede la sostituzione dei nomi veri, con nomi e cognomi inventati rende più fluido il racconto e la comprensione della vicenda processuale. Dal momento infatti che le decisioni giudiziarie svolgono anche la funzione di orientare le scelte successive e di dare vita a una prassi, curare la chiarezza linguistica delle sentenze è assolutamente doveroso.
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Autore: Annamaria Villafrate