Italia condannata: non ha tutelato il rapporto nonna-nipote
- L'Italia non rispetta la vita familiare
- Il Tribunale riconosce il diritto agli incontri nonna-nipote
- La vita familiare comprende anche il rapporto nonni-nipoti
- Ritardi o malfunzionamenti non sono dipesi da ragioni etniche
L'Italia non rispetta la vita familiare
La Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza del 14 gennaio (sotto allegata in inglese), emessa a chiusura del ricorso n. 21052/18, condanna il nostro paese per aver violato l'art. 8 della Convenzione che tutela il diritto vedere rispettata la propria vita familiare. Esclusa però la responsabilità dell'Italia per discriminazione razziale, in quanto le decisioni adottate nel caso di specie non sono state adottate con la volontà di penalizzare visto che il marito della ricorrente apparteneva all'etnia Rom.
Per la Corte Europea l'Italia avrebbe violato il suddetto diritto al rispetto della vita familiare perché non ha adottato misure in grado di garantire e tutelare il rapporto tra nonna e nipote. Le autorità nazionali infatti sono state passive in quanto, nonostante il provvedimento favorevole del Tribunale dei minori, non sono riuscite ad assicurare il diritto di visita della nonna.
Il Tribunale riconosce il diritto agli incontri nonna-nipote
La vicenda ha inizio quando la bambina viene allontanata dalla casa della nonna e data in affidamento. La nonna, decide quindi di rivolgersi al Tribunale dei minori, che garantisce gli incontri nonna – nipote. Peccato che a questa decisione non seguono i fatti. Da qui la decisione della donna di ricorrere alla Corte di Strasburgo.
La vita familiare comprende anche il rapporto nonni-nipoti
Come anticipato la Corte Europea per i diritti dell'uomo accoglie in parte le richieste della donna e chiarisce che il diritto a veder rispettata la propria vita familiare comprende anche i rapporti dei nonni con i nipoti. Il caso di specie poi è particolare. Nonna e nipote sono infatti legatissime perché è stata la nonna a occuparsi di lei fino a quando non è stata data in affido.
Peccato che le autorità italiane, malgrado un provvedimento giudiziale, non si siano adoperate in alcun modo per garantire gli incontri nonna nipote, ritardando l'organizzazione delle visite. Diritto che tra l'altro è stato negato per diversi anni, con inevitabili ripercussioni, considerato che il passare del tempo produce il più delle volte conseguenze assai negative sui rapporti familiari.
Ritardi o malfunzionamenti non sono dipesi da ragioni etniche
La Corte di Strasburgo, pur consapevole delle difficoltà del caso di specie, stigmatizza la condotta delle autorità nazionali, perché non si sono adoperate con la necessaria diligenza richiesta quando di mezzo ci sono i minori. Per fortuna l'Italia è stata assolta per la contestata violazione del divieto di discriminazione in quanto la ricorrente non è riuscita a dimostrare alcun collegamento tra i ritardi e i malfunzionamenti e l'appartenenza all'etnia Rom del marito. Tutte le decisioni, come chiarisce la Corte, sono state prese e motivate tenendo conto del superiore interesse della minore.
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Data: 18/01/2021 19:00:00Autore: Annamaria Villafrate