Vaccini, con una sola dose ai guariti
- Una sola dose di vaccino ai soggetti guariti dal Covid
- Esclusione dei soggetti con condizioni di immunodeficienza
- Informazione sulle infezioni pregresse
Una sola dose di vaccino ai soggetti guariti dal Covid
È possibile somministrare una sola dose di vaccino alle persone che hanno già avuto il Covid almeno tre mesi prima, e preferibilmente sei mesi prima. A stabilirlo è una circolare della Direzione generale della prevenzione del ministero della Salute relativa alla "Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un'infezione da SARS-CoV.2" (in allegato). Nella circolare si legge «Visto il parere espresso dal Gruppo permanente sull'infezione da SARS-Cov-2 del Consiglio Superiore di Sanità, conforme a quello espresso da Aifa in data 23/02/2021, si rappresenta che è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-SarsCoV-2/Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa».
Esclusione dei soggetti con condizioni di immunodeficienza
La circolare chiarisce inoltre che la regola non si applicherà ai soggetti con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. Succede che in questi soggetti, «non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall'infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili)».
Informazione sulle infezioni pregresse
In relazione all'informazione relativa a una pregressa infezione da SARS-CoV-2 presa al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, la circolare raccomanda «di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da SARS-CoV-2».
Senza questa evidenza di positività al tampone «si raccomanda che l'informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile».
Infine, come chiarisce l'Organizzazione Mondiale della Sanità «l'esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale. Infine, tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione».
Data: 09/03/2021 11:00:00Autore: Gabriella Lax