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Le baby pensioni

Una breve cronistoria delle baby pensioni, le ragioni della loro introduzione e le ripercussioni di questa misura sulle casse dello Stato


Cosa sono le baby pensioni

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Le baby pensioni sono state battezzate in questo modo perché hanno dato la possibilità a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici di andare in pensione quando erano ancora molto giovani. Il fenomeno delle baby pensioni ha caratterizzato il periodo storico compreso tra i dai primi anni 70 ai primi anni '90.

All'epoca era sufficiente aver maturato pochi anni di lavoro e chi lo voleva poteva andare in pensione. Potevano infatti ritirarsi dal lavoro coloro che anagraficamente non avevano ancora compiuto i 50 anni e in alcuni casi addirittura i 40.

Detto ciò, vediamo dal punto di vista legislativo quali sono stati gli interventi più significativi che si sono occupati di questa misura.

L'introduzione con il governo Rumor

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Il primo Governo che ha dato la possibilità a persone ancora molto giovani di andare in pensione è stato l'esecutivo presieduto da Mariano Rumor (della Dc) che nel 1973, con l'art. 42 del DPR n. 1092, ha sancito la possibilità per i dipendenti civili e militari dello Stato di andare in pensione con 25, 20 o 14 anni e qualche mese di contributi versati, a seconda dell'impiego ricoperto e del sesso.

Le prime baby pensioni, di fatto, sono state però erogate a partire dai primi anni 80 mentre nel 1992 il d.lgs. n. 503 ha dato la possibilità a molti lavoratori di poter beneficiare di questa misura, ancora per alcuni anni.

L'abolizione con il governo Dini

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Le baby pensioni però non sono state il frutto di decisioni condivise, tanto è vero che quando si è presentata l'occasione in diversi hanno cercato di cancellarle. Il primo tentativo di abolizione delle baby pensioni risale in particolare agli anni '80, quando il Ministro del Lavoro Gianni De Michelis propose la riforma che innalzava l'età anagrafica per andare in pensione a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne, con la previsione anche di una pensione di anzianità, conseguibile da chi aveva versato almeno 35 anni di contributi, requisito valido in questo caso sia per gli uomini che per le donne.

A causa della fine anticipata della legislatura però la riforma non ha potuto vedere le luce. Ad abolire le baby pensioni ci provò di nuovo anche il I Governo Amato, ma anche in questo caso il tentativo finì con un nulla di fatto.

Per arrivare all'abolizione delle baby pensioni si deve attendere infatti il Governo Dini, che nel 1995 ha rimpiazzato questa misura con la pensione di anzianità, alla quale, come abbiamo visto, si pensava già da anni e che ha dato la possibilità a molti lavoratori di andare in pensione prima dei tempi previsti per la pensione di vecchiaia, ma con un tetto ben superiore di età e di anni contributivi rispetto a quanto previsto dalle baby pensioni.

Le ragioni politiche ed economiche

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Le baby pensioni trovano la loro ragione d'essere nella volontà di una politica di non perdere voti e di conquistarne di nuovi. La misura però è anche il frutto di una situazione economica davvero particolare, che il nostro paese ha conosciuto in quegli anni.

Una decisione però, quella d'introdurre e di lasciare in piedi le baby pensioni, di una politica poco lungimirante, anche perché i baby pensionati di fatto, pur percependo la pensione, hanno continuato a lavorare, sottraendo così risorse al Paese, ma soprattutto alle future generazioni.

Da qui la decisione, anche se lunga e difficoltosa, non solo di abolire le baby pensioni e innalzare l'età pensionabile, ma anche di modificare i criteri di calcolo della pensione da retributiva a contributiva, perché anche calcolare la pensione tenendo conto delle retribuzioni percepite a fine carriera di fatto ha creato una condizione d'iniquità che è stata al centro di interventi normativi molto criticati.

Il costo sulle Casse dello Stato

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Il problema delle baby pensioni non ha trovato una soluzione definitiva con la loro abolizione, perché di fatto i baby pensionati che nel 2021 percepiscono questa misura sono ancora moltissimi, come emerso anche dagli Osservatori dell'Istituto sulle pensioni vigenti a inizio del 2021.

Dati che già nel 2020 erano emersi da uno studio della Cgia, secondo il quale le baby pensioni ancora attive superano le 560.000. Si tratta di lavoratori che si sono ritirati dal mercato fin dagli inizi degli anni '80, con 20 anni di anticipo rispetto a quanto previsto attualmente oggi. L'aspetto però più iniquo della misura è che i baby pensionati percepiscono una pensione che misura tre volte tanto rispetto all'importo versato a titolo di contributi.

Ogni anno infatti le baby pensioni costano cifre spropositate alle Casse dello Stato. Un esborso che, soprattutto negli anni della crisi economica e ancora oggi, ha un peso notevole sulla situazione previdenziale ed economica complessiva del Paese.

Data: 07/11/2021 11:00:00
Autore: Annamaria Villafrate