Reddito di cittadinanza ed eredità
- Reddito di cittadinanza e lascito ereditario
- Limiti patrimoniali e obbligo di comunicazione
- False attestazioni e mancata comunicazione variazioni: conseguenze
Reddito di cittadinanza e lascito ereditario
Questa primavera la guardia di Finanza di Castellamare di Stabia, dopo le opportune indagini, ha scoperto che un soggetto, titolare del reddito di cittadinanza, ha "dimenticato" di comunicare nei termini una variazione patrimoniale di 130.000 euro. Immediato il decreto di sequestro preventivo d'urgenza delle somme percepite in modo indebito, pari a 9000 euro e sequestro della Postamat su cui il reddito di cittadinanza veniva accreditato.
Questo è solo uno dei tanti episodi che, dopo la legge istitutiva del reddito di cittadinanza, sono stati resi noti dai quotidiani cartacei e online.
La legge però sul punto è chiara, chi percepisce il reddito di cittadinanza deve segnalare ogni variazione economica, perché se non si rispettano le regole le conseguenze sono inevitabili.
Vediamo di capire quindi che cosa prevede la legge se, come nel caso appena descritto, non si effettuano le comunicazioni richieste della legge quando si percepisce un'entrata "extra" come un lascito ereditario.
Limiti patrimoniali e obbligo di comunicazione
Il reddito di cittadinanza viene concesso solo a soggetti che risultano in possesso di determinati requisiti personali e reddituali, elencati all'art. 2 del decreto legge n. 4/2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 26/2019.
Il successivo art. 3 al comma 11 dispone infatti, per quanto riguarda i limiti patrimoniali che "E' fatto obbligo al beneficiario di comunicare all'ente erogatore, nel termine di quindici giorni, ogni variazione patrimoniale che comporti la perdita dei requisiti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), numero 2), e lettera c)" ovvero:
- un ISEE inferiore a € 9.360,00;
- un patrimonio immobiliare, esclusa la casa di abitazione, in Italia e all'estero non superiore a € 30.000,00;
- un patrimonio mobiliare non superiore a € 6.000 (accresciuta di € 2.000,00 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo fino a € 10.000, incrementato di altri € 1000,00 per ogni figlio dopo il secondo. Massimali che sono incrementati di altri € 5000,00 per ogni componente disabile e di euro 7.500 per ogni componente disabile grave o non autosufficiente;
- nessun componente del nucleo deve essere intestatario a qualsiasi titolo o avere la disponibilità di "autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei due anni antecedenti, esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui e' prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità;
- nessun componente deve essere intestatario a qualunque titolo o avente piena disponibilità di navi e imbarcazioni da diporto di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171."
La variazione del patrimonio mobiliare come sopra definito, ovvero se si superano i 6000 euro (con i vari aumenti previsti) l'eventuale variazione patrimoniale, se comporta la perdita dei requisiti deve essere comunicata entro il 31 gennaio relativamente all'anno precedente, se non è già compresa nella DSU.
Attenzione perché la perdita dei requisiti patrimoniali si può verificare anche quando si acquisisce il possesso di somme o valori superiori agli importi visti sopra riferiti al patrimonio mobiliare (ossia se superano i 6000 euro aumentati eventualmente dalle maggiorazioni previste per i vari componenti del nucleo familiare, ossia figli o disabili) dopo una donazione, una successione o vincite. Anche in questo caso la variazione deve essere comunicata entro 15 giorni da quando le somme sono state acquisite.
False attestazioni e mancata comunicazione variazioni: conseguenze
L'art. 7 del decreto n. 4/2019 si occupa di definire le sanzioni da irrogare in presenza di determinate violazioni.
A meno che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, od omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Chi invece non comunica le variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provengono da attività irregolari, o altre informazioni dovute e che possono rilevare ai fini della revoca o della riduzione del beneficio nel termine di 15 giorni è punito con la reclusione da uno a tre anni.
Chi viene condannato in via definitiva per i reati suddetti perde il reddito di cittadinanza e deve restituire tutto quanto indebitamente percepito. Per una nuova domanda del reddito occorre aspettare 10 anni che decorrono dalla condanna.
In tutti i casi diversi da appena visti il reddito di cittadinanza può essere richiesto dal richiedente o da un altro componente del nucleo familiare solo dopo il decorso di 18 mesi dalla data del provvedimento che dispone la revoca o la decadenza, se poi del nucleo fanno parte dei minori o dei soggetti disabili allora la domanda può essere inoltrata decorsi 6 mesi dalla data di revoca o decadenza.
Fermo restando quanto detto in caso di condanna definitiva, se l'amministrazione accerta la falsità delle dichiarazioni e delle informazioni rese per ottenere il reddito o se non è stata effettuata la comunicazione di qualsiasi variazione del reddito, del patrimonio e della composizione del nucleo familiare, la misura viene revocata e il beneficiario deve restituire quanto indebitamente percepito.
In conclusione se si commette un reato perché non si comunicano le variazioni richieste e si viene condannati in via definitiva allora occorrono 10 anni prima di poter presentare una nuova domanda, fuori da questa ipotesi si devono attendere 18 o 6 mesi dal provvedimento di revoca o di decadenza della misura prima di chiedere nuovamente il reddito di cittadinanza.
Leggi anche Il reddito di cittadinanza
Data: 27/12/2021 06:00:00Autore: Annamaria Villafrate