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Aumento contributo unificato: un costoso sacrificio in nome della mediazione

La riforma del processo civile ha disposto che l'incentivo all'uso della mediazione possa essere finanziato con l'aumento del contributo unificato


Aumento contributo unificato e mediazione civile

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La riforma del processo civile potrebbe portare con sé una conseguenza poco piacevole, cioè l'aumento del contributo unificato.

Il contributo unificato è quel particolare tributo che si paga quando si iscrive a ruolo una causa, a titolo di rifusione all'Erario delle spese di giustizia.

Il paventato aumento, previsto in via eventuale dalla legge delega di riforma, è da ricollegarsi alla politica di incentivazione delle cosiddette Adr (Alternative dispute resolution), le procedure di risoluzione alternativa delle controversie, cioè, in pratica, la mediazione e la negoziazione assistita.

In attesa che prendano forma ulteriori provvedimenti legislativi in materia (che potrebbero anche essere anticipati in questi giorni finali del 2021), sembra scontato che, in ultima analisi, a subire il costo dell'aumento e gli effetti che ne discendono saranno principalmente gli avvocati e i cittadini.

Vediamo perché.

Gli incentivi all'utilizzo delle Adr

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L'analisi della questione deve necessariamente partire dal testo della legge delega, che dedica un'apposita sezione alle procedure Adr, per favorirne un maggiore utilizzo in un'ottica deflattiva delle controversie in tribunale.

In via generale, va detto che gli istituti di risoluzione alternativa delle controversie (mediazione delle controversie civili e commerciali e negoziazione assistita) saranno incentivati dalla riforma con l'introduzione di un testo unico in materia di procedure stragiudiziali di risoluzione delle controversie e con altre soluzioni, in particolare l'incremento degli incentivi fiscali collegati a tali procedure.

Nel dettaglio, gli incentivi fiscali tesi a rendere più appetibile l'uso delle Adr da parte dei cittadini consisteranno in varie misure, quali ad esempio:

La copertura finanziaria di tali incentivi fiscali è espressamente prevista dalla legge delega e comporta un onere stimato in 4,4 milioni di euro per il 2022 e 60,6 milioni di euro a decorrere dal 2023, rinveniente dalla corrispondente riduzione di alcuni fondi stanziati da precedenti previsioni legislative.

Il nodo della questione, però, è il seguente: se tale copertura finanziaria dovesse rivelarsi insufficiente, è previsto che le ulteriori risorse che dovessero essere ritenute necessarie dovranno essere reperite tramite un aumento del contributo unificato.

Infatti, la legge di riforma "delega il Governo a monitorare i limiti della spesa previsti per l'attuazione di queste disposizioni al fine di prevedere - al verificarsi di scostamenti dai predetti limiti di spesa- l'incremento del contributo unificato a copertura delle ulteriori spese emerse in sede di monitoraggio".

Le conseguenze dell'aumento del contributo unificato

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Tutto questo appare quasi come una beffa. Infatti, se è vero che un maggiore utilizzo delle Adr si traduce in un minore volume di controversie in tribunale, non si comprende perché a finanziare l'incremento delle mediazioni debbano essere, in ultima analisi, proprio i cittadini, pagando il costo aumentato del contributo unificato.

Aumentare il costo da sostenere per instaurare una causa civile equivale, in buona sostanza, a rendere più difficoltoso ed elitario l'accesso alla giustizia da parte dei singoli cittadini, sminuendo l'effettività del diritto alla difesa.

In altre parole, con una simile soluzione l'impegno finanziario di cui dovrebbe farsi carico il governo finisce per gravare a carico degli utenti dei servizi della giustizia.

Data: 09/12/2021 06:00:00
Autore: Marco Sicolo