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Salario minimo UE

In Gazzetta Ue la Direttiva 2022/2041 sul salario minimo europeo in vigore dal 14 novembre 2022


Salario minimo UE: in vigore dal 14 novembre 2022

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Via libera definitivo da parte del Parlamento Ue sul salario minimo a livello europeo. La Direttiva Ue 2022/2041 (sotto allegata), su cui era stato raggiunto l'accordo nel giugno 2022, è stata pubblicata sulla Gazzetta dell'Unione il 25 ottobre 2022 ed è operativa a partire dal 14 novembre 2022, decorsi cioè 20 giorni dalla sua pubblicazione.
Ricordiamo, brevemente, che il percorso di questa importante direttiva ha avuto inizio quando il Consiglio Europeo ha autorizzato l'avvio dei negoziati per introdurre il salario minimo europeo. Il 26 novembre 2021 era pronta la proposta di Direttiva del Parlamento e del Consiglio UE per la predisposizione di un quadro di salari minimi adeguati nell'Unione europea.
Obiettivo primario della Direttiva il riconoscimento del diritto dei lavoratori UE a un salario in grado di garantire loro e alle loro famiglie un tenore di vita dignitoso. La previsione di salari minimi definiti e trasparenti è lo strumento fondamentale per il contrasto e la prevenzione della povertà. La Direttiva si rivolge a tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato. Restano esclusi, per ovvie ragioni, i lavoratori autonomi.

Contrattazione collettiva

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Una delle questioni più importanti affrontate non è solo la necessità di promuovere l'adeguatezza dei salari minimi, ma di farlo attraverso la promozione della contrattazione collettiva. Previsto infatti l'obbligo di raggiungere propio con la contrattazione collettiva almeno l'80% dei contratti lavorativi esistenti all'interno di ogni Stato.

Il considerando 25 prevede che: "ciascuno Stato membro con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore all’80 % dovrebbe adottare misure volte a rafforzare tale contrattazione collettiva. Ciascuno Stato membro con una copertura della contrattazione collettiva inferiore a una soglia dell’80°% dovrebbe fornire un quadro di condizioni favorevoli alla contrattazione collettiva e istituire un piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva al fine di aumentare progressivamente il tasso di copertura della contrattazione collettiva. Al fine di rispettare l’autonomia delle parti sociali, che include il loro diritto alla contrattazione collettiva ed esclude qualsiasi obbligo di concludere contratti collettivi, la soglia dell’80 % della copertura della contrattazione collettiva dovrebbe essere interpretata solo come un indicatore che fa scattare l’obbligo di elaborare un piano d’azione."

L'Europa non vuole quindi armonizzare il livello dei salari minimi in tutti paesi dell'Unione, così come non vuole creare un meccanismo uniforme per determinarli. Non c'è l'intenzione di interferire con la libertà degli Stati membri di fissare salari minimi legali o di promuovere l'accesso alla tutela garantita dal salario minimo fornita da contratti collettivi. In questo modo si rispettano il diritto, le prassi e le specificità di ogni paese, ma anche le competenze nazionali e la libertà contrattuale delle parti sociali. Spetta infatti a queste ultime e agli Stati definire il livello delle retribuzioni.

Diritto a un lavoro dignitoso

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Occorre ricordare che l'art. 31 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce il diritto di ogni lavoratore a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.

Gli Stati membri, per garantire questo diritto, devono adoperarsi per garantire un efficace coinvolgimento delle parti sociali nella determinazione dei salari. Questo perché i salari devono essere equi e devono consentire un tenore di vita dignitoso. Salari più equi rendono infatti più equo il mercato e promuovono il progresso sia economico che sociale.

Questo perché, in base all'articolo 27 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea i lavoratori hanno diritto all'informazione e alla consultazione, mentre il successivo art. 28 "sancisce il diritto dei lavoratori e dei datori di lavoro, o delle rispettive organizzazioni, conformemente al diritto dell’Unione e al diritto e alle prassi nazionali, di negoziare e di concludere contratti collettivi, ai livelli appropriati."

Salari minimi e lotta alle discriminazioni

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Il tema del salario minimo comporta anche la necessità di affrontare il tema della parità di genere per far uscire le donne dalla povertà. Le donne infatti, insieme ai giovani, disabili e ai soggetti poco qualificati sono in genere coloro che percepiscono i salari più bassi. In alcuni Stati UE la contrattazione collettiva non riesce a garantire salari minimi adeguati a queste categorie deboli, queste difficoltà non la esimono però dal dovere di occuparsi anche di queste tematiche.

Passo questo importante per dare attuazione concreto a quanto sancito dall'art. 23 della Carta dei diritti UE, ossia: "il diritto alla parita? tra donne e uomini in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione" al fine di "ridurre le disuguaglianze retributive e sociali e a promuovere il progresso economico e sociale e la convergenza verso l'alto."

Lotta alla discriminazione che nel testo della Direttiva viene combattuta intervenendo anche sulla disciplina di variazioni e trattenute sulle retribuzioni che comunque non possono comportare l'abbassamento del salario sotto il livello minimo nel caso in cui gli Stati autorizzino condizioni diverse per determinati e specifici gruppi di lavoratori.

Controlli a garanzia dei salari minimi

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Per rendere effettivi i salari minimi, è necessario però anche predisporre un sistema complesso a articolato di controlli. Per garantire il rispetto delle regole sui salari minimi gli ispettorati del lavoro o gli organismi responsabili dell'applicazione dei salari minimi legali sono tenuti infatti a eseguire controlli e ispezioni che devono essere ovviamente proporzionati e non discriminatori ed elaborare orientamenti per individuare e perseguire in maniera proattiva i datori di lavoro non conformi.

Si dispone inoltre che: "Per rafforzare l'efficacia delle autorita? responsabili dell'applicazione e? inoltre necessaria una stretta cooperazione con le parti sociali, anche per affrontare sfide cruciali come quelle connesse al subappalto abusivo, al falso lavoro autonomo, agli straordinari non registrati o ai rischi per la salute e la sicurezza legati a una maggiore intensita? del lavoro. Occorre inoltre sviluppare le capacita? delle autorita? responsabili dell'applicazione, in particolare attraverso formazione e orientamenti. Le visite regolari e senza preavviso, i procedimenti giudiziari e amministrativi e le sanzioni in caso di violazioni sono mezzi importanti attraverso i quali dissuadere i datori di lavoro dal commettere violazioni."

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Data: 04/12/2022 05:00:00
Autore: Annamaria Villafrate