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Anonimetro: come funziona l'algoritmo anti-evasione

Pronto lo schema di regolamento sull'algortimo anti-evasione (anonimetro), il Garante esprime parere positivo, ma condizionato


Regolamento per contrastare l'evasione

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Pronto lo schema di regolamento del Ministero dell'Economia e delle Finanze sull'anonimetro per scovare gli evasori fiscali e sul quale il Garante della Privacy ha espresso parere positivo.

Il provvedimento però arriva con due anni di ritardo rispetto alla legge di bilancio per il 2020, n. 160/2019, che all'art. 1 comma 683 concedeva 90 giorni di tempo al Ministero dell'Economia e delle Finanze per attuare le due disposizioni chiave in materia.

La prima è quella contenuta nel comma 681 dell'art. 1, che ha introdotto delle modifiche al codice sulla protezione dei dati personali, al fine di prevenire e contrastare l'evasione fiscale, considerati obiettivi "rilevanti" d'interesse pubblico.

La seconda invece è il successivo comma 682, il quale prevede che, per le attività di analisi del rischio in relazione all'utilizzo dei dati contenuti nei rapporti finanziari "l'Agenzia delle entrate, anche previa pseudonimizzazione dei dati personali, si avvale delle tecnologie, delle elaborazioni e delle interconnessioni con le altre banche dati di cui dispone, allo scopo d'individuare criteri di rischio utili per far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l'adempimento spontaneo."

Obiettivi del Regolamento

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Regolamento a cui la legge di bilancio ha conferito le seguenti funzioni e finalità:

Analisi dei dati rilevanti rischio di evasione

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Lo schema del decreto attuativo del Ministero prevede la creazione di un database in cui confluiscono dati di rilevo, tramite i codici fiscali dei contribuenti. All'Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza vengono quindi trasmesse quelle informazioni dalle quali è possibile ricavare la capacità contributiva dei cittadini.

I dati sono quelli anagrafici e quelli che si riferiscono al nucleo familiare, al patrimonio mobiliare (compresi i conti correnti) e immobiliare, alle utenze del gas, dell'energia elettrica, dell'acqua, al rapporto di lavoro in essere, alle spese sanitarie sostenute, alle fatture emesse e ai pagamenti effettuati con F23 e F24.

Tutti questi dati sono destinati a una prima scrematura, che tuttavia restituisce una mole d'informazioni che necessita del successivo intervento umano del individuare le posizioni che presentano profili di rischio evasione maggiore.

Dove vengono reperiti i dati

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I dati necessari all'analisi del rischio vengono reperiti principalmente dall'Anagrafe tributaria, che si occupa di raccogliere e ordinare tutti i dati e le informazioni relative alle dichiarazioni fiscali, alle denunce, agli accertamenti, i dati che rivestono rilevanza fiscale e quelli dei rapporti finanziari, presenti in una sezione apposita dell'Anagrafe tributaria. Qui vengono conservati i dati che si riferiscono ai rapporti con gli operatori finanziari di tipo continuativo od occasionale, come i saldi e le giacenze medie di conti correnti e depositi.

I controlli vengono effettuati dopo l'individuazione di un data set di analisi (dati preselezionati) necessari a individuare la sussistenza di rischi di evasione. Si passa quindi ai dataset di controllo, applicando questi dati alle banche dati in possesso dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Individuati i contribuenti che presentano uno o più rischi fiscali, scattano i controlli o le attività necessarie a incentivare l'adempimento spontaneo.

La riservatezza dei contribuenti

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L'attività di controllo e analisi dei dati, finalizzata a contrastare il fenomeno dell'evasione fiscale non può realizzarsi senza tenere conto del diritto alla riservatezza dei cittadini contribuenti. Una questione che presuppone necessariamente una valutazione preventiva dei costi/benefici, precisando che con il termine costo, si intende quello che subiscono i cittadini a causa dell'intromissione dello Stato, mentre per benefici devono intendersi quelli legati alla scoperta degli evasori fiscali.

Per questo le modalità di analisi e i criteri per l'individuazione del rischio di evasione sono stati messi a punto contemplando la presudonimizzazione preventiva.

Solo dopo la scrematura dei dati e la selezione degli stessi in relazione alle posizioni che presentano un rischio di evasione, i nomi vengono collegati ai dati per procedere alla successiva fase istruttoria.

Durata della conservazione dei dati

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I dati del dataset di analisi vengono conservati per otto anni a partire dal 31 dicembre dell'anno in cui gli adempimenti a fini fiscali sono stati o avrebbero dovuto essere posti in essere. Per quanto riguarda invece il data set di controllo i dati vengono conservati per 10 anni a partire da quello in cui il contribuente riceve l'invito a regolarizzare la propria posizione o da quello in cui si riceve il provvedimento impositivo (in ogni caso fino alla definizione di eventuali giudizi):

Decorsi detti termini i dati vengono cancellati, fermo restando il rispetto di termini diversi di conservazione nella banca dati dell'Agenzia. Garantito al contribuente il diritto di ottenere la rettifica dei dati personali inesatti nel rispetto delle diverse regole di raccolta di ogni dato.

Il parere del Garante privacy

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Sullo schema del decreto il Garante Privacy ha espresso un parere positivo (sotto allegato) condizionato al rispetto delle seguenti osservazioni:

Data: 07/02/2022 06:00:00
Autore: Annamaria Villafrate