Carcerazione preventiva e necessità di riforma: la politica intervenga
- La carcerazione preventiva in Italia: il caso di Giancarlo Pittelli
- Non è un caso singolo: 1 detenuto su 3 in attesa di processo in carcere
- Referendum giustizia: ammissibilità della Consulta segna una svolta?
La carcerazione preventiva in Italia: il caso di Giancarlo Pittelli
Non è un caso singolo: 1 detenuto su 3 in attesa di processo in carcere
Referendum giustizia: ammissibilità della Consulta segna una svolta?
In attesa di un dibattito che includa tutti, il Partito Radicale e la Lega, come sappiamo, hanno presentato alcuni quesiti referendari sulla giustizia, sui quali si è espressa la Consulta martedì 15 febbraio.
Tra questi anche quello sulla custodia cautelare, appunto, che la Corte Costituzionale, ha dichiarato ammissibile “perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.
Ricordiamo che il quesito presentato non prevede modifiche alla custodia cautelare preventiva per chi commette reati gravi, ma interviene solo su una delle c.d. "esigenze cautelari", ovvero quella relativa al pericolo di "reiterazione del reato". Tale motivazione è molto frequente nella prassi giudiziaria e talvolta viene applicata in maniera eccessiva rispetto al rischio in concreto.
La parola, dopo la decisione della Consulta, deve passare necessariamente alla politica, che deve compiere un gesto di responsabilità su una questione così delicata dimostrando di saper fare il proprio lavoro. Altrimenti sarà la politica a delegittimarsi da sola e sarà sempre più tangibile il rischio di derive giustizialiste sul punto. Ricordiamoci che il processo è già di per sé una pena, come giustamente diceva Carnelutti. Non dobbiamo utilizzare il processo penale per affermare la nostra capacità di vendicarci, ma per dimostrare quanto è sviluppato il nostro grado di democrazia e di civiltà.
Autore: Carlo Casini