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Catcalling: perchè non è un complimento

Alle origini del fenomeno di cui tutti parlano, e perché non è un complimento: perchè si chiama catcalling e quando è reato


Catcalling: cos'è

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In Italia l'attivismo femminista digitale di oggi tende ad usare termini di derivazione inglese o americana che spesso non sono immediatamente comprensibili a tutti noi, e capita che vengano presentati come risposta a vari shitstorm, e poi si perdano nelle storie di Instagram. Indubbiamente, tra questi c'è anche il catcalling, argomento di cui si è parlato molto nell'ultimo periodo.
Si definiscono, con tale accezione, volgari commenti sessuali fatti per strada da uomini a donne, specificando che solitamente i commenti riguardano il corpo femminile o una parte di esso, di conseguenza possono anche e soprattutto, essere commenti sessualmente espliciti.
Ciononostante, quando si parla di catcalling non ci si deve riferire esclusivamente a commenti di carattere sessuale, ma anche a tutte quelle risate, fischietti, commenti (anche il suonare vivacemente il clacson) che una persona (o più persone) rivolge a un'altra e che riguardano, non solo l'aspetto estetico e fisico, ma anche l'atteggiamento, il portamento, il modo di camminare, di vestire, ecc.
Chiunque può fare e subire il catcall, ovvero, un uomo a un uomo, una donna a un uomo o una persona non binaria, e così via. Dal punto di vista della casistica quotidiana, bisogna ammettere che capita più spesso di quanto lo faccia un uomo a una donna, ma è un fenomeno che va analizzato un po' meglio per sfatare alcuni miti.
Vai alla guida Catcalling: cos'è e quando può costituire reato

Perchè si chiama catcalling

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Si chiama "catcalling" perché è associato a quei versi che solitamente vengono fatti per richiamare i gatti, e avvicinarli (anche se ha una storia etimologica un po' più complessa), il termine è stato riconosciuto anche dall'Accademia della Crusca nel 2013 (il più importante istituto di ricerca della lingua italiana). Fino a pochi anni fa i giornali tendevano a usare "molestie di strada", anche se questo fenomeno esiste da molto tempo, difatti, addirittura negli anni '60 si usava il "parrotismo", citando la Treccani, così viene definito il comportamento dei "pappagalli di strada", cioè di coloro che per strada molestano con insistenza e crudezza le donne. Un'altra forma di fischio è il fischio del lupo. Prende il nome dal cartone animato Red Hot Riding Hood del 1943, in cui il protagonista era un lupo di nome Wolf, che fischiava costantemente in questo modo al Red, una versione da night club di Cappuccetto Rosso. Wolf-whistling indica quando un uomo fischia due volte per sottolineare che prova attrazione fisica (o interesse sessuale) nei confronti di una passante ed è generalmente sessista.

Catcalling: dall'apprezzamento alla molestia

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Molte persone associano i gesti che rientrano nel catcalling con espressioni di apprezzamento come se fossero un complimento, addirittura c'è chi sostiene che si dovrebbe rispondere anche con un "grazie".

Quindi, pur rientrando nella definizione di molestia di strada, tendiamo a non considerarlo come un atto di violenza psicologica, mentre, invece, lo è eccome.
Qualche tempo fa uno studio ha indagato sui motivi più frequenti che spingono alcuni uomini a fare catcalling, tra cui flirtare o manifestare interesse sessuale.
Lo studio ha messo in mostra che la reazione di chi poneva in essere il catcalling era quello di aspettarsi dalle donne un cenno di "cordialità".
Prendiamo una classica scena da catcalling, da manuale stereotipato: una donna di vent'anni cammina per strada e incrocia un gruppo di uomini sulla quarantina, che a turno commentano con "Ehi", "Mamma mia", "Dove stai andando tutta sola" e così via, leggendo queste frasi notiamo innanzitutto che non è necessariamente un linguaggio volgare (resta ovvio che molto spesso è decisamente più volgare).
Il fatto è che persone sconosciute, che si lasciano andare in commenti non richiesti contribuiscono a creare nella donna, una situazione di disagio, tale da essere considerata potenzialmente pericolosa e di conseguenza, provare timore, anche perché fa parte della più ampia cultura sessista dello stupro.
C'è chi trova esagerata quest'ultima frase e chi sostiene, invece, che non si può più dire nulla perché ormai tutto rientra nelle vessazioni.
Queste idee, ovviamente, sminuiscono il contesto, infatti, la percezione della stessa frase cambia a seconda di come viene detta, dove, quando e da chi.

Una ragazza può rispondere con un sorriso o una battuta, oppure, come spesso accade, può accelerare il ritmo della sua andatura, tutto dipende nel come ci si sente in quella situazione.
Anche nello studio appena sopra citato è stato notato che le persone che avevano fatto catcalling mostravano livelli più elevati di sessismo , mascolinità auto-attribuita , orientamento al dominio sociale e tolleranza alle molestie sessuali.
Il catcalling influenza il modo in cui ci comportiamo, come ci vestiamo e come muoviamo i nostri corpi in ambienti pubblici, difatti, se guardiamo alla cultura pop odierna, ad esempio, troviamo che nella prima puntata di She's Gotta Have It (Netflix, 2017) la protagonista, Nola Darling, mentre sta tornando a casa di sera, un uomo la chiama due volte, lei rifiuta entrambe volte le avances e il ragazzo in questione reagisce prendendole i polsi e chiamandola puttana, facendo sorgere in lei un grande trauma.

Catcalling come forma di abuso

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Il catcalling è a tutti gli effetti una forma di abuso che può essere fisico (prendere i polsi, inseguire e/o fermare), ma e' anche una violenza psicologica, perché le donne si sentono effettivamente il "sesso debole", oltre che il "secondo", come diceva de Beauvoir.
Quando ciò accade, la dinamica, vede l'uomo come soggetto superiore alla donna, oggetto, che, senza consenso, senza rispetto e soprattutto senza considerare le possibili reazioni, della donna, pone in essere tali abusi.
Che cosa dice la legge al riguardo?
Nel 2018 c'è stato un picco di ricerche su Google per il termine catcalling, perché in rete si commentava con insistenza la notizia che in Francia era diventato un reato punibile con multe da 90 a 1500 euro, grazie a una legge promossa da Marlène Schiappa, ministro per le Pari Opportunità.

La legge italiana non si occupa nello specifico del catcalling, ma l'art. 660 c.p. ne parla in modo più generale, punendo "chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, o per telefono, per petulanza o altro motivo censurabile , provoca qualche fastidio o disturbo".
È molto più improbabile (ma non impossibile) che il catcalling si configuri nel reato di Stalking il quale prevede che:
  • le molestie siano reiterate;
  • chi le subisca sia portato a modificare le proprie abitudini di vita per timore della propria incolumità.
Le molestie in strada potrebbero essere punite nel caso di ingiuria la quale è stata depenalizzata, quindi oggi rappresenta soltanto un illecito al quale vengono applicate delle sanzioni pecuniarie. Qualora il catcalling dovesse sfociare in palpeggiamenti o condotte similari, allora potrebbe scattare il reato di violenza sessuale, punito dall'articolo 609-bis del Codice penale.
Per questo, sarebbe comunque auspicabile, che il legislatore introduca aggravanti ad hoc in caso di connotazioni sessiste o razziste (o abili, omo-lesbo-bi-transfobiche, ecc.).

Prof. Dr. Giovanni Moscagiuro

Studio delle Professioni e Scienze forensi e Criminologia dell'Intelligence ed Investigativa
Editori e giornalisti europei in ambito investigativo
mail: studio.delleprofessioni.forensi@gmail.com
Diritto Penale , Amministrativo , Tributario , Civile Pubblica Amministrazione , Esperto in Cybercrime, Social Cyber Security , Stalking e Cyberstalking, Bullismo e Cyberbullismo, Cybercrime, Social Crime, Donne, uomini, anziani, disabili vittime di violenza, Criminologia Forense, dell'Intelligence e dell'Investigazione, Diritto Militare, Docente di Diritto Penale e Scienze Forensi, Patrocinatore Stragiudiziale, Mediatore delle liti, Giudice delle Conciliazioni iscritto all'albo del Ministero di Grazia e Giustizia, Editore e Giornalista European news Agency
Data: 11/12/2022 12:00:00
Autore: Giovanni Moscagiuro