Società e finanza: ipocrisie e falsificazioni
Nella logica del sistema sociale, la funzione delle banche dovrebbe essere di raccogliere e custodire i risparmi della collettività per poi indirizzarli verso investimenti utili alla collettività. Questo è ciò che dovrebbe avvenire se il sistema bancario facesse parte integrante della società e avesse come obbiettivo il bene comune.
Di fatto, ciò non avviene.Mentre per la precedente stesura (1936) l'attività bancaria costituiva un "servizio pubblico", nel nuovo testo è diventata "attività d'impresa", cioè avente per scopo il profitto. Con la nuova legge, tutte le banche pubbliche sono diventate private. In definitiva, ciò significa che i risparmi della collettività possono essere utilizzati dai proprietari privati per loro speculazioni, con le conseguenze che le recenti esperienze di Banca Etruria, Lehman Bro.s, Silicon Valley Bank, UBS e consorelle varie hanno evidenziato. Speculare in Borsa, sul mercato dei cambi o delle materie prime (con i risparmi della comunità) è diventato un profittevole esercizio, così come finanziare attività imprenditoriali promettenti e "aiutare" gli "amici" in transazioni lucrose. Se poi le cose vanno male, deve intervenire lo Stato, con i soldi dei contribuenti, che così ci rimettono due volte.
I membri di un gruppo sociale, infatti, conferiscono ai loro "rappresentanti" il potere di regolare la vita sociale mediante norme. Cioè, la legge è giustificata dalla sua attinenza all'interesse pubblico. In altri termini, la legittimazione dell'atto normativo è quella di avere ad oggetto il bene comune, ossia la tutela dell'interesse collettivo.
Non occorre particolare sforzo interpretativo per cogliere, nella legge in questione, non solo la totale assenza di qualunque tutela dell'interesse pubblico bensì, al contrario, un preciso intento a danneggiare quest'ultimo, favorendo al contempo interessi specifici. Si tratta dunque dell'utilizzo improprio del potere pubblico per favorire gruppi privati.
Avviene, in altri termini, che lo Stato trasferisce ad un soggetto privato suoi rilevanti poteri autorizzandolo a gestirli anche contro i propri interessi. La stonatura è grossolana.
Inutile ancora rilevare che lo Stato nasce ed esiste con un complesso innato di potestà delle quali non può svestirsi senza perdere la sua stessa natura. Senza dimenticare che non può disporre di facoltà il cui titolare è il popolo.
Ma soprattutto hanno studiato e posto in atto una solida rete di protezione a livello istituzionale.
Infatti, costoro sono riusciti a realizzare un ente, definito "banca centrale", per certi aspetti assimilabile al Consiglio direttivo di un ordine professionale.
Si tratta di un ente totalmente privato ma che dispone di poteri pubblici addirittura fondamentali per la gestione dell'economia nazionale: stampare la moneta, deciderne la quantità da porre in circolazione, stabilire il livello dei tassi di interesse, fissare il volume del credito complessivo erogato, vigilare sulle banche, ecc.
Questi poteri, ed è soncertante che ciò sia avvenuto con una legge dello Stato, vengono gestiti in piena autonomia e discrezionalità, indipendentemente da quelli che possono essere gli orientamenti del governo. E infatti sono stati attribuiti (autoattribuiti) al preciso scopo di favorire gli interessi della combriccola finanziaria, non quelli della nazione. Merita rammentare in proposito che il governo Craxi all'epoca chiedesse (non ordinasse, si badi, bensì chiedesse...) alla banca centrale di abbassare i tassi di interesse in quanto l'economia mostrava segni di flessione. Ebbene, l'allora governatore Ciampi si rifiutò in quanto tale riduzione andava contro gli interessi della camarilla e la cupola internazionale (i veri padroni della istituzione) aveva dato direttive contrarie.
"Le banche centrali sono strutturate pere riprodurre e rinforzare uno status quo che favorisce il capitale" (D. Gabor).
Con questo organismo, il blocco degli interessi finanziari si è autotutelato a livello istituzionale e si è dotato di piena libertà di azione.
Questa banca centrale dispone del monopolio della moneta. Se il governo decidesse di costruire una autostrada, fare un ponte, o qualunque opera, è costretto a domandare (!) il denaro corrispondente al sistema bancario, pagando anche degli interessi, come un qualsiasi privato.
Questa situazione rappresenta una vera eresia, una bestemmia sul piano sociale e istituzionale: la sovranità monetaria appartiene ad un ente privato!
Siamo a Londra, nel 1964, il clan locale dei banchieri, fino a quel momento semplici operatori artigianali dell'usura, riesce ad ottenere dalla corona la concessione di gestire in esclusiva la moneta nazionale. Per ottenere questo "impossibile" privilegio, versano alla corona una somma di denaro molto importante, che viene fatta apparire come un prestito. In pratica si tratta di plateale corruzione, tanto più spregevole in quanto stravolge l'assetto istituzionale, danneggiando gravemente la cittadinanza. Nella logica sociale, la moneta è infatti uno strumento essenziale per il funzionamento della collettività e, quindi, un diritto naturale di tutti i suoi membri.
La consorteria, visto l'entusiasmante successo, è poi riuscita a replicare il colpo di mano ovunque sul pianeta, certamente con lo stesso sistema.
Oggi, l'ammontare complessivo raccolto con questi fondi è colossale. Come è ovvio, questa massa di denaro comporta un potere gigantesco con il quale la congrega, certo non affetta da particolari scrupoli, ha praticamente comprato il potere politico quasi ovunque. Il controllo delle istituzioni consente da un lato di evitare provvedimenti di legge che intralcino lo sviluppo degli affari e, dall'altro, di introdurne di specificamente favorevoli.
L'ultima "direttiva" (tra l'altro giuridicamente discutibile) ad esempio, prevede l'obbligo di un "adeguamento energetico" delle abitazioni con il divieto, in caso contrario, di venderle od affittarle.
Interessano soprattutto gli immobili di pregio (centri storici o località turistiche famose) i cui proprietari non dispongano di redditi elevati (come vedove o pensionati anziani).
Con queste disposizioni, costoro sarebbero costretti a vendere agli speculatori. In Italia, sembra che la conventicola preveda un incasso di oltre 300 miliardi di euro.
Naturalmente, a questa masnada non interessano le tribù del deserto o i Dayaki del Borneo: l'uomo che non è inserito nel mercato è considerato "inutile".
L'attenzione è rivolta alle società economicamente avanzate, dove il denaro circola attivamente e che la consorteria vuol controllare, anche cambiando il modello sociale.
L'operazione è in atto da tempo e procede con la progressività richiesta dalla necessità di non allarmare l'opinione pubblica, con l'obbiettivo di mettere le mani su tutto il sistema commerciale e sul lavoro dipendente.
10- Un settore dove i guadagni possono essere molto elevati è quello farmaceutico. Non è un caso quindi se le maggiori aziende del ramo annoverano fondi comuni tra gli azionisti più rilevanti. La sanità privata e le case per anziani sono già state conquistate. Ora nel mirino ci sono le farmacie che, in alcune città, come Bologna, sono già state quasi tutte acquisite. Un altro dei comparti appetiti (e tra i primi adocchiati) è quello dei servizi pubblici dove la domanda è ampia e pressochè obbligata (e per questo sono pubblici). Le tradizionali Aziende Municipalizzate comunali di gas, acqua, elettricità e rifiuti sono state in gran parte acquisite da multinazionali. La parola magica introdotta nel linguaggio politico è: "privatizzare", cioè regalare beni della collettività al capitale privato. Come, appunto, gli acquedotti e le autostrade.
Intere catene di pizzerie, ristoranti tipici, supermercati, bar, agenzie immobiliari, organizzazioni per il turismo, ecc., sono state già conquistate.
Perfino i parcheggi stanno passando di mano. Per mettere fuori gioco gli artigiani sono stati introdotti dei "centri di servizi" che offrono tutto quello di cui si può aver bisogno in una abitazione: dalle pulizie alla ristrutturazione.
Si cerca di controllare anche le libere professioni: vengono proposti ad avvocati, commercialisti, dentisti, ecc., degli studi già arredati e dotati delle apparecchiature idonee, in cambio di una percentuale degli introiti.
Con questa trovata, si è verificata una epidemia di celiachia che ha danneggiato la salute dei milioni di persone.
Benché di ciò informate, la autorità non hanno nè vietato nè ridotto le importazioni.
La Anselmi rifiutò e il giorno dopo rese noto il tentativo di corruzione.
Pochi giorni appresso, la sua auto saltò in aria e lei si salvò per pochi istanti di ritardo nell'accedervi. Il tutto a conferma del livello delinquenziale del comparto. La Anselmi venne comunque vergognosamente rimossa dall'incarico, non disponendo, essa, di colleghi dello stesso livello morale.
In un Paese normale, questo attentato sarebbe stato sufficiente per l'immediata nazionalizzazione delle ditte farmaceutiche (con enorme vantaggio per la salute pubblica).
Oggi abbiamo ovunque politici che hanno scelto questa attività non per obbiettivi ideali ma solo per riempirsi le tasche e che di fronte ad una offerta di arricchimento certo non frappongono ostacoli.
L'espansione della finanza nella società continuerà fino a quando otterrà il controllo di ogni attività economicamente rilevante e tutti i cittadini operosi diventeranno in qualche modo "dipendenti"; fornitori involontari di risorse alla finanza stessa.
Il capitale delle società, commerciali o industriali, dovrebbe essere espresso in quote nominative, non più in azioni che, per loro natura e modalità di circolazione, sono tipici strumenti di evasione fiscale, di imboscamento di profitti illeciti, di intrighi societari, di malaffare in genere (v.: le speculazioni giornaliere di Borsa).
Ma soprattutto costituiscono il mezzo per occultare gli effettivi proprietari. Oggi avviene che pochissimi individui (circa lo 0,0001% della popolazione mondiale), grazie agli incroci azionari, posseggano immense fortune. E poichè il denaro conferisce potere, di fatto, questo minuscolo gruppetto di personaggi praticamente gestisce le società industrializzate. Costoro sono riusciti a mettere le mani addirittura sulle Casse Rurali nostrane (Casse di Credito Cooperativo: v. in questo sito, il mio: "Il Bocconcino"). In questa situazione costoro potrebbero costituire un pericolo per il consorzio umano ove maturassero progettualità alterate (e che i c.d. "complottisti" già vivacemente contestano).
Sul piano pratico, si prospetta del tutto necessario cambiare abitudini di spesa. Evitare innanzitutto di consegnare i propri risparmi a fondi di investimento o ad operatori professionali, privilegiando eventualmente i titoli pubblici. Indispensabile quindi indirizzare i propri acquisti di beni, anche alimentari, verso i piccoli produttori e commercianti indipendenti, evitando in generale di ricorrere a prestatori di beni o servizi legati a catene finanziarie, anche in franchising.
Autore: Angelo Casella