Avvocato-arbitro: doveri deontologici
I doveri deontologici dell'avvocato-arbitro
"Il codice deontologico forense (art. 61 cdf, già art. 55 codice previgente nonché art. 9 cdf, già art. 5 codice previgente) impone l'indipendenza e l'imparzialità dell'arbitro, senza distinzione tra arbitro rituale e irrituale, né di ruolo tra presidente e arbitro di parte, cosicché l'arbitro non soltanto deve essere indipendente e imparziale ma anche apparire tale, in un ruolo di sostanziale e formale terzietà nel giudicare la controversia con il necessario distacco dalle parti e dai loro difensori". Così il Consiglio Nazionale Forense, nella sentenza n. 259/2022, pubblicata il 15 maggio 2023 sul sito del Codice deontologico, esprimendosi sul ricorso di un avvocato sospeso per 6 mesi dall'esercizio della professione a seguito di procedimento disciplinare.
"Anche a prescindere dall'eventuale consenso delle parti che ne fossero edotte, costituiscono circostanze intrinsecamente incompatibili con i predetti doveri la condivisione dei locali dello stesso studio con il difensore delle parti, la nomina proveniente dalle parti con l'assistenza dello stesso difensore, il rapporto di coniugio o convivenza more uxorio tra difensore e arbitro. Infine, quanto all'individuazione del dies a quo prescrizionale, tale illecito deve ritenersi di tipo continuato fino alla pronuncia del lodo" ha affermato ancora il CNF.
Doveri e divieti deontologici si applicano anche all'arbitrato irrituale
Autore: Redazione