Liquidazione compensi avvocato: potere discrezionale del giudice
- La Cassazione sulla liquidazione giudiziale dei compensi dell'avvocato
- La vicenda sottesa e la questione giuridica
- Contesto normativo e giurisprudenziale
- Il punto della Cassazione
- Implicazioni pratiche e conclusioni
La Cassazione sulla liquidazione giudiziale dei compensi dell'avvocato
La Corte di cassazione, con la recentissima ordinanza n. 19025 depositata l'11 luglio 2024 (sotto allegata), ha affrontato diverse questioni relative alla liquidazione giudiziale dei compensi dell'avvocato, enunciando importanti principi in materia, fra cui il potere del giudice in cause ritenute ripetitive e con esito "infausto" di ridurre i compensi degli avvocati fino al 70%, anche al di sotto dei parametri ministeriali.
La vicenda sottesa e la questione giuridica
La controversia trae origine da un ricorso presentato da un avvocato per ottenere la liquidazione dei compensi professionali relativi a dieci procedimenti giudiziari in cui aveva patrocinato una società in amministrazione e custodia giudiziaria.
Il legale chiedeva la condanna della società al pagamento della somma complessiva di euro 86.668, sulla base dei parametri del D.M. n. 55/2014.
La società si opponeva contestando gli importi richiesti. Il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda, liquidando euro 8.558,95. L'avvocato proponeva quindi ricorso in Cassazione.
Contesto normativo e giurisprudenziale
La vicenda si inserisce nel quadro normativo delineato dal D.M. n. 55/2014 sui parametri forensi e dalla giurisprudenza della Cassazione in materia di liquidazione giudiziale dei compensi degli avvocati.
In particolare, vengono in rilievo:
- L'art. 1 del D.M. 55/2014 che definisce i parametri generali per la determinazione dei compensi;
- L'art. 4 del D.M. 55/2014 sul potere di aumento o diminuzione del giudice rispetto ai valori medi;
- L'art. 5 del D.M. 55/2014 sui criteri di determinazione del valore della controversia;
- L'art. 2233 c.c. sulla gerarchia delle fonti per la determinazione del compenso professionale;
- La giurisprudenza della Cassazione sul potere discrezionale del giudice nella liquidazione degli onorari (ex multis Cass. n. 9514/1996, n. 16132/2005, n. 269/2017).
Il punto della Cassazione
La Corte ha ribadito che il giudice, nella liquidazione del compenso spettante all'avvocato, ha un ampio potere discrezionale, che può esplicarsi anche nell'aumento o nella riduzione dei compensi rispetto a quanto richiesto dalle parti, purché nel rispetto dei minimi tariffari. Tale potere discrezionale trova il suo fondamento nell'art. 2233 c.c. e nelle previsioni dei decreti ministeriali che disciplinano i parametri forensi.
La Corte ha chiarito, altresì, che il valore della controversia va determinato in base alle norme del codice di procedura civile sulla competenza per valore, con riferimento all'oggetto della domanda al momento iniziale della lite. Tuttavia, il giudice deve verificare se tale valore sia manifestamente sproporzionato rispetto all'effettiva importanza della causa, potendo in tal caso adeguare il compenso al valore sostanziale della controversia.
È stato precisato, inoltre, che i nuovi parametri forensi si applicano solo alle prestazioni non ancora concluse alla data di entrata in vigore del relativo decreto ministeriale, e non in base alla data di deposito della domanda di liquidazione.
La Corte ha ribadito che, in caso di contestazione della liquidazione operata dal giudice di merito, il ricorrente in cassazione ha l'onere di indicare specificamente i documenti e gli atti processuali su cui si fonda la censura, trascrivendone il contenuto rilevante.
La Cassazione ha, nel caso di specie, così concluso: "orbene, la riduzione del 70% delle spettanze, decisa dai giudici di merito, non dà luogo ad alcuna violazione di legge, neppure sotto il profilo del difetto di motivazione, avendo essi dato ampiamente conto delle ragioni dell'operata riduzione, evidenziando all'uopo la ridotta difficoltà delle cause, le similitudini tra esse, l'esito infausto e la condizione della società debitrice, ciò che comporta l'infondatezza della censura".
Implicazioni pratiche e conclusioni
La sentenza ha rilevanti implicazioni pratiche per avvocati e giudici.
Gli avvocati, da un lato, dovranno prestare particolare attenzione nella formulazione delle richieste di liquidazione, specificando analiticamente le prestazioni svolte e le fasi processuali.
I giudici, dall'altro, dovranno motivare adeguatamente eventuali scostamenti dai parametri medi, sia in aumento che in diminuzione.
In linea generale, nella determinazione del valore della causa, occorrerà fare riferimento primariamente ai criteri codicistici, valutando poi l'eventuale sproporzione con il valore effettivo.
Le riduzioni dei compensi al di sotto dei minimi dovranno essere particolarmente ponderate e motivate, per non incorrere in violazioni del decoro professionale.
In conclusione, La pronuncia della Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del potere discrezionale del giudice nella liquidazione degli onorari forensi, bilanciando le esigenze di flessibilità con il rispetto dei principi processuali e della dignità professionale. Essa costituisce un punto di riferimento per la corretta applicazione dei parametri forensi, nell'ottica di una liquidazione equa e proporzionata dei compensi degli avvocati.
Avv. Francesco Pace
Studio Legale Cataldi sede di Roma
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Data: 23/07/2024 06:00:00Autore: Francesco Pace