Il Rearm Europe e la narrazione della paura

Nell'attuale panorama geopolitico, l'Europa sta affrontando una forte crisi d'identità che si manifesta attraverso la crescente enfasi sulla sicurezza militare. Il progetto "ReArm Europe", che propone di investire fino a 800 miliardi di euro nel rafforzare le capacità difensive dell'Unione, viene motivata da esigenze di sicurezza. Ma è indispensabile un'attenta riflessione sui rischi di una deriva militarista e sulla reale portata emotiva della paura che, se enfatizzata dalla narrazione di presunte minacce da cui difendersi, rischia di diventare il principale motore di alcune scelte politiche.
L'Europa, avvolta nell'incertezza generata dalle tensioni internazionali - guerra in Ucraina, instabilità nel Mediterraneo, rivalità tra grandi potenze - reagisce attraverso il riflesso condizionato della militarizzazione.
Ma in quale misura questa scelta è frutto di una valutazione oggettiva dei pericoli, e quanto invece deriva da una percezione distorta, amplificata dai media e da alcuni soggetti politici"
La militarizzazione europea rischia di rappresentare una risposta emotiva appunto, un tentativo illusorio di ristabilire una parvenza di controllo in un mondo percepito come minaccioso e incontrollabile.
La corsa al riarmo viene dunque "percepita" come una necessità strategica, quando in realtà sembra più il sintomo di una fragilità interna dell'Europa, che si sta dimostrando incapace di definire la propria identità al di fuori del paradigma della sicurezza e della militarizzazione.
Anche in Italia, se vogliamo fare un parallelo, il disegno di legge sulla sicurezza segue una logica analoga, fondata sulla enfatizzazione della paura e che su tali basi costruisce un modello basato su una serie di inasprimenti delle pene senza nessun tipo di intervento strutturale per risolvere i problemi alla radice.
La stessa enfasi sulla paura porta a proporre risposte repressive piuttosto che a cercare soluzioni.
Questo approccio però rischia di produrre una società in cui la paura prevale sulla ragione e sul buon senso e si rischia di indebolire le basi democratiche entrando in una spirale di diffidenza e di conseguente repressione.
Storicamente, sappiamo che la paura è stata frequentemente usata come strumento politico per orientare l'opinione pubblica verso decisioni drastiche e spesso antidemocratiche. La paura genera rapidamente consensi perché fa leva sull'istinto primordiale di autoconservazione, ma al tempo stesso restringe la capacità critica e annulla la capacità di comprendere la complessità del reale.
È proprio attraverso questo meccanismo che si è storicamente giustificato il sacrificio di libertà individuali e collettive in cambio di una sicurezza spesso illusoria.
Questo concesso trova una sintesi illuminante in un celebre saggio di Erich Fromm (Fuga dalla libertà, 1941). L'uomo moderno, scriveva Fromm, perde la propria libertà nel tentativo disperato di acquistare sicurezza. Questo passaggio rivela chiaramente il pericolo insito nella rincorsa alla sicurezza assoluta, che può portare le società democratiche a sacrificare i propri valori più profondi e autentici.
E non solo, il rischio concreto è che, seguendo questa direzione, si andranno a sottrarre risorse fondamentali sia per lo sviluppo economico, sia per la coesione sociale oltre che per settori fondamentali come l'istruzione, la sanità e il welfare.
Insomma, più sicurezza non significa necessariamente più benessere, specialmente quando tale sicurezza viene interpretata unicamente in chiave militarista. La vera sicurezza nasce dalla capacità di una società di affrontare le proprie contraddizioni interne senza cadere nella trappola della repressione e della paura.
Il progetto "ReArm Europe" ci pone dunque di fronte a un bivio: scegliere se seguire la via più semplice e pericolosa della militarizzazione, oppure intraprendere il cammino più difficile ma necessario, della costruzione di una società europea democratica e libera dalle proprie paure.
Data: 10/03/2025 14:00:00Autore: Roberto Cataldi