Gioco e salute, gioco è salute

Tra i tanti esperti, la pedagogista Sonia Iozzelli ha puntualizzato: "Il bambino non ha solo bisogni o non ha tanti bisogni ma ha soprattutto diritti, diritti inalienabili e diritti ben dritti" (in un webinar del 22-11-2021). Fondamentalmente i diritti dei bambini sono una decina, dal diritto alla vita al diritto al gioco, fonte di vita per i bambini.
Il gioco è fondamentale nella vita del bambino e nella vita in generale, basti pensare anche alle varie espressioni che si usano nel linguaggio quotidiano come "mettersi in gioco" o "giocarsi il tutto per tutto". Il filosofo Gadamer scriveva: "Il gioco raggiunge il proprio scopo solo se il giocatore si immerge totalmente in esso" (nel saggio "Verità e metodo"). Il soggetto del gioco, dunque, non è il giocatore ma il gioco stesso, che prende vita attraverso i giocatori. Ad esempio giocare a calcio non significa soltanto tirare una palla, ma anche correrle dietro, "essere giocati" dalle situazioni che si verificano in campo. Perché la vita stessa è gioco. È importante conoscere tutte le dinamiche del gioco per consentire al bambino di provare la libertà nel gioco ed esercitare il suo diritto al gioco (art. 31 Convezione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Si ricordi la filastrocca de "Il diritto al gioco" di Bruno Tognolini, che comincia con "Fammi giocare solo per gioco".
Anche il formatore Ruggiero Russo ribadisce: "Il gioco è un diritto. È una delle funzioni centrali nello sviluppo cognitivo, sociale, emotivo, creativo e motorio dei bambini, tutti fattori che, sommati tra loro, costruiscono la personalità e l'individualità dei bambini e dei giovani: le fondamenta per essere adulti. Gioco e Gioia hanno la stessa radice: essere felice è ciò che ognuno ricerca sin dalla nascita. Il gioco è piacevole (Jocus: esser lieto, scherzo), e a star bene. Per tale motivo per noi insegnanti, formatori, genitori è un'importante occasione educativa da non perdere". I bambini hanno "bis"ogno di giocare e non di giocattoli o giochi, hanno "bis"ogno di spazi liberi per giocare e non di ludoteche o altri spazi strutturati, hanno "bis"ogno di giocare da bambini, per bambini e con bambini e non di attività organizzate e adultizzate.
La psicologa Paola Molina precisa: "Nel primo anno di vita, consideriamo «gioco» l'attività autonoma che il bebè esprime soprattutto attraverso la motricità e la manipolazione di oggetti. Un'attività fondamentale per lo sviluppo psicofisico, perché permette di apprendere in una situazione di sicurezza, a condizione che il piccolo possa sperimentare senza vincoli o suggerimenti esterni. Ruolo dell'adulto è sostenere tale attività". Fondamentale quello che farà nel primo anno di vita perché potrebbe essere compromesso il suo sviluppo successivo, in particolare quello motorio come si sta riscontrando ultimamente.
Sono in aumento i problemi delle capacità motorie e la pigrizia nei bambini anche a causa dello stile di vita cui sono indotti o costretti. Bisogna sottoporre cautamente i bambini a schemi e schermi: la vita non è metaverso, ma poesia di verso in verso (innanzitutto nel senso etimologico di "poesia", inventare, comporre, produrre, e di "verso", voltare). Bisogna ripartire con il semplice gioco della palla (con tutti i suoi significati simbolici e psicologici), che sta alla base di molte discipline sportive e al centro di tante attività ludiche differenti. Che sia lanciata, calciata, spostata, passata, rotolata, questo attrezzo attira fin da subito i bambini e sollecita la loro voglia di movimento e divertimento. I bambini hanno diritto al movimento, fonte di emozioni e benessere. Si tenga a mente che la parola "emozione" deriva dal verbo latino "movere", "muovere". I bambini vanno lasciati giocare da soli e non continuamente in giochi organizzati o con l'animatore o con qualche istruttore.
"Il gioco in età dello sviluppo soddisfa il bisogno di piacere di figli, alunni e giovani atleti, ma soprattutto li aiuta a strutturare la personalità e sviluppare competenze, anche attraverso l'esperienza di piccole frustrazioni e la sperimentazione del limite. La relazione con adulti consapevoli di questi aspetti ha un valore preventivo nei confronti di future condotte pericolose per la crescita della persona" (cit.). Il gioco dei e per i bambini non né è un semplice gioco né semplice divertimento né tantomeno un passatempo: è diritto al gioco, libertà di gioco, salute in gioco, regole del gioco, gioco di vita, vita in gioco. È gioia di giorno in giorno sulla giostra della vita. È nella natura stessa dell'infanzia, nello ius naturale dell'infanzia. Gli adulti, genitori e educatori, dovrebbero osservare e preservare di più i bambini che giocano e intervenire e interferire di meno.
Il gioco dei bambini è una dimensione speciale (per questo bisogna specificare "dei bambini") perché, tra i tanti aspetti, nel gioco si costruisce la persona e la personalità di quelli che saranno gli adulti di domani. Genitori e educatori devono, perciò, fare molta attenzione a giochi e giocattoli proposti, ai loro interventi, alla loro presenza o meno e ad altre sfumature non irrilevanti.
Il gioco è fondamentale perché suscita, stimola, sviluppa: G come gioia, gestione delle emozioni e delle situazioni; I come intelligenze, intenzionalità, immagini e immaginazione, inibizioni superate, incontro; O come originalità, osservazione, orientamento, organizzazione, opportunità; C come creatività, costruzione, capacità, corpo e corporeità, condivisione, conoscenza, confidenza, consapevolezza, conduzione di un'esperienza; O come obiettivi, ordine mentale, organizzazione, inoltre il bambino sperimenta che la sua onnipotenza ha dei limiti e prova invece l'onnipotenza della fantasia, del pensiero. Non a caso il gioco è un diritto riconosciuto nell'art. 31 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, non a chiusura degli altri diritti ma perché ingloba tutti gli altri.
Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro spiega: "Togliete il gioco all'infanzia e avrete tolto l'infanzia al mondo. Ma anche gli adulti dovrebbero tenere a mente che non c'è saggezza senza la sapienza del gioco. […] Bambini e ragazzi hanno bisogno di adulti che provino piacere nel trasmettere la loro sapienza del gioco. Una sapienza che è stata costruita nel tempo attraverso un'infinità di ore trascorse in lieta compagnia tra grandi e piccoli". Il gioco non è giocattoli o cose ma cultura e storia del gioco, relazioni intragenerazionali e intergenerazionali, situazioni, sviluppo (contrario di inviluppo), salute. Il gioco, perciò, merita rispetto e tutela.
Lo psicologo e psicomotricista Giuseppe Nicolodi rimarca: "Non giochi intelligenti ma modo intelligente di stare vicino al bambino perché il bambino sa già giocare da sé. Ha bisogno dell'adulto che sappia fare l'adulto" (in un webinar del 6 novembre 2020). Si ribadisce che i bambini hanno il bisogno vitale e il diritto essenziale al gioco e non a giocattoli (ancor meno quelli digitali) o a giochi predefiniti (intelligenti, tecnologici, didattici, montessoriani...) dagli adulti. Essere adulti è essere vicini ai bambini ma al tempo stesso delineare i confini oltre i quali non possono andare per il loro "ben-essere".
Sui giocattoli il pedagogista Daniele Novara sostiene: "Un monitor non consente di vivere vere esperienze sensoriali. Si possono scegliere i tradizionali giochi di società, la palla, la dama o gli scacchi, i birilli... che, necessitando di più partecipanti, favoriscono la condivisione con fratelli e sorelle o con amici invitati a casa. La scelta è infinita. Assolutamente consigliati i giocattoli che stimolano la creatività, in primis i mattoncini per le costruzioni". Per i bambini giocare non deve significare giocare liberamente e fare quello che più aggrada, averla sempre vinta, distruggere i giocattoli per vederci dentro, ma sperimentare la libertà, le regole del gioco, le emozioni. Il gioco è vita, vitalità, esercizio di vita, per il bambino è sostanza del diritto innato alla vita (art. 6 Convenzione).
La consulente educativa Silvia Iaccarino riferisce: "Recentemente [gennaio 2019], anche la AAP (American Academy of Pediatrics), massima istituzione a livello mondiale in merito alla salute ed al benessere globale dei bambini, ha espresso in modo netto e chiaro alcune linee guida rispetto alla scelta di giochi e giocattoli per bambini, sconsigliando vivamente quelli tecnologici e gli schermi ed evidenziando l'importanza di oggetti che sostengano la relazione tra pari; tra adulti e bambini; il movimento; la fantasia e l'immaginazione; il gioco di ruolo e di finzione". I bambini hanno bisogno di toccare, manipolare, smontare, rompere, sperimentare e sperimentarsi.
I bambini devono essere resi soggetti dei loro diritti ogni giorno nella quotidianità e non solo nella giornata internazionale in cui sono coinvolti in attività "adulto-centrate" o "docente-centrate" da fotografare e mostrare nei social o altre sedi. I bambini devono poter giocare liberamente e spontaneamente con meno giochi strutturati o guidati o giochi didattici (la cui denominazione è già opinabile) o altro proposto (o addirittura imposto) e condotto da genitori e insegnanti.
Il sano gioco da bambini ha anche una valenza preventiva di disturbi e dipendenze che si manifestano dall'età adolescenziale in poi, tra cui le dipendenze da gioco. Il gioco d'azzardo con conseguente ludopatia, oltre ad avere seri effetti neurologici, è contrario ad alcuni principi fondamentali della Costituzione, perché provoca inibizione dello svolgimento della personalità (art. 2 Cost.), limitazione del pieno sviluppo della persona umana (art. 3 comma 2 Cost.), impedimento della capacità lavorativa e di concorrere al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 comma 2 Cost.), minaccia all'unità familiare (art. 29 comma 2 Cost.), alla tutela della salute (art. 32 Cost.), alla tutela del risparmio (art. 47 Cost.).
"La personalità del fanciullo è sacra […]. Perché possa svolgere le sue attività di gioco e di lavoro, il fanciullo ha bisogno di convenienti rapporti umani; nonché di spazi, di tempi, di mezzi, di materiali e strumenti idonei alla sua età ed adatti alle sue condizioni fisiche e psichiche" (dagli artt. 1 e 2 della Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro, Roma 1967). Bambini: realmente e metaforicamente, non da far esibire o performare su un palco per il saggio di fine anno o in foto sui social per mostrare agli altri quanto siano belli, bravi e buoni, ma accompagnarli al parco per osservarli mentre giocano tra pari imparando le regole della vita.
Data: 10/03/2025 07:00:00Autore: Margherita Marzario