Il tema di contratto di assicurazione, la Corte di Cassazione, terza sezione civile, ha stabilito che anche se l'assicurato tace sui sintomi di una malattia che in seguito si aggrava portando alla morte dello stesso, la polizza è assolutamente valida e la compagnia è tenuta ad indennizzare i familiari della vittima. Il comportamento dell'assicurato che tace sui sintomi non può ritenersi né doloso né gravemente colposo. In particolare, nella parte motiva della sentenza i giudici della terza sezione penale hanno spiegato che "ai fini della colpa grave o del dolo da rinvenirsi in un contratto di assicurazione sulla vita, in presenza di sintomi ambigui e non specifici, stante la genericità di questi ultimi, non integra affatto dolosa reticenza né comportamento gravemente colposo il fatto che l'assicurato non abbia, al momento della stipula della polizza-vita, dichiarato l'esistenza di quei sintomi a cui i medici hanno dato rilievo aspecifico e tranquillizzante, qualora questi sintomi, aggravatisi, risultino, attraverso successive indagini strumentali o di altra natura, premonitori di una vera e propria malattia, che, data la sua insidiosità, può essere acclarata soltanto con specifico esame secondo la valutazione della situazione che il paziente presenta".
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