Continua l'elenco delle espressioni sconvenienti messe al bando dalla Cassazione. Questa volta si tratta dell'espressione "furbetto del quartierino" che è entrata a far parte del vocabolario giornalistico sin dal 2006 nel corso dell'inchiesta per la scalata Bnl. Per la Cassazione non c'è dubbio è un'espressione chiaramente offensiva. E così è stata resa definitiva una condanna per diffamazione pluriaggravata inflitta a un maresciallo capo, reo di aver inviato via mail una nota in cui si rivolgeva al comandante, all'ufficiale addetto alla programmazione economica e finanziaria del comando militare della Sardegna definendoli 'furbetti del quartierino'. Il caso finiva subito nelle aule di giustizia e il maresciallo veniva condannato a quattro mesi di reclusione. Inutile il ricorso per Cassazione dove l'imputato ha tentato di difendersi sostenendo di aver semplicemente esercitato un legittimo diritto di critica essendo egli peraltro un esponente sindacale. La Suprema Corte (prima sezione penale, sentenza n.37046/2011) ha respinto il ricorso affermando che correttamente la corte territoriale aveva sanzionato il maresciallo per aver usato un'espressione che rappresenta una "vera e propria offesa gratuita e generica non suscettibile di esclusione del carattere e della portata diffamatoria". Poco importa il fatto che l'imputato ricoprisse un incarico sindacale giacché, scrive la Corte, "la dialettica dei rapporti con le controparti non puo' essere articolata attraverso un lessico obiettivamente offensivo e lesivo dell'altrui reputazione, che poco ha a che vedere con l'esercizio del mandato sindacale".
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