Il direttore di una rivista online non è responsabile di eventuali commenti dei lettori a contenuto diffamatorio. Parola di cassazione. I giudici di Piazza Cavour hanno infatti annullato "perche' il fatto non e' previsto dalla legge come reato", una condanna ex art. 57 c.p. (che punisce i reati commessi con stampa periodica) inflitta alla direttrice dell'edizione on-line dell'Espresso. La condanna era stata giustificata dall'omesso controllo di un 'post' diffamatorio pubblicato da un lettore. Secondo la Suprema Corte (sentenza numero 44126 della Quinta sezione penale) "per le pubblicazioni a mezzo della rete informatica, quantomeno per quelle che vengono 'postate' direttamente dall'utenza, senza alcuna possibilita' di controllo preventivo da parte del direttore di testata, deve essere svolto un discorso analogo a quello operato in materia radiotelevisiva". Come osservano gli ermellini "non vi e' solamente una diversita' strutturale tra carta stampata e Interent, ma altresi' la impossibilita' per il direttore della testata di impedire la pubblicazione di commenti diffamatori, il che rende evidente che la norma contenuta nell'art. 57 del c.p. non e' stata pensata per queste situazioni, perche' costringerebbero il direttore ad una attivita' impossibile, ovvero lo punirebbe automaticamente ed oggettivamente, senza dargli la possibilita' di tenere una condotta lecita".
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