POSTA e RISPOSTA n.191 ospita la lettera di una lettrice che chiamerò Maria che mi ha scritto da una città del Centro-Nord: "Gentile avvocato, non ho trovato casi analoghi al mio, cioè quello per il quale vorrei porLe la domanda, perciò Le descrivo brevemente il mio caso: ho un rapporto molto conflittuale con la maggiore delle due mie figlie, 41 anni, laureata in economia ma disoccupata dal 2003 (sino ad allora aveva vissuto a xxxomissisxxx per motivi di studio e poi di lavoro) che da allora vive con me stabilmente, che soffre dal 1997, ora molto migliorata, di una forma di psicosi schizoaffettiva (questa la diagnosi di allora), pur essendo una ragazza molto intelligente che ha ottenuto sempre ottimi (scuole superiori) e poi buoni risultati nello studio, ha ingaggiato con me una lotta al massacro (mio) addebitando a me la colpa della sua infelicità, ponendosi come unico scopo quello di farmela pagare. Naturalmente da allora e sino ad oggi è sempre stata seguita da psichiatri e pscicoterapeuti, coinvolgendo me in questo percorso: suo padre, deceduto da alcuni mesi, dal quale ero però separata dal 1996, non è mai stato presente nella vite delle due figlie. Suo padre ha lasciato alle figlie un modesto appartamento del valore di circa 120.000 euro che, appena possibile, sarà venduto ed entrerà quindi in possesso della metà della somma. Preciso che mia figlia non cerca nella maniera più assoluta un qualsiasi lavoro e, non avendo nessun rispetto per il denaro, temo che la somma in suo possesso sparirà in poco tempo. Posso io pretendere da quel momento, attraverso la Vostra collaborazione, che, essendo lei autonoma economicamente, vada via dalla mia casa (perchè si renda responsabile) o che, in alternativa, mi faccia gestire quel suo patrimonio (in virtù della sua condizione e del fatto che io, 64 anni, andrò in pensione con non più di 600,00 euro al mese) al fine di garantirLe un utilizzo congruo di quella somma sino al giorno in cui io non ci sarò più. Ho tentato di tutto con lei, ma la sua aggressività verbale sue vessazioni continue mi hanno portata a questo punto. Nel frattempo non mi rimane che sperare che si illumini la sua mente e che la situazione prenda una piega più umana. La ringrazio anticipatamente sperando in una sua risposta." - Mi viene in mente l'idea dell'amministrazione di sostegno. Si tratta di un istituto di recente conio, da poco entrato nel diritto italiano. Una misura più soffice della tradizionale interdizione, ma che protegge efficacemente senza calpestare i diritti e la dignità della persona. InformaTi presso un avvocato del luogo in cui risiedi, di cui Ti fidi ovviamente, che possa seguire da vicino il Tuo caso, complesso ma gestibile. Esponigli i dubbi e le angosce e prospettagli, se vuoi, questa possibilità. Un abbraccio alla Maria, nome di fantasia. Quando vuoi, riscrivi a Studio Cataldi.
Scrivi all'Avv. Paolo Storani
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Civilista e penalista, dedito in particolare
alla materia della responsabilità civile
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