Già di per sé recarsi al lavoro tutte le mattine non è proprio idilliaco, se poi ci si mette anche l'intoppo sgradevole di uno scippo, ecco che la giornata sarà rovinata per sempre. E di peggio ci potrebbe essere solo un capo sadico, che ci faccia scontare pure la pena di un eventuale ritardo con compiti insulsi e ingrati. Per fortuna la Cassazione ha difeso una povera impiegata che aveva subito proprio uno scippo, riportando lesioni varie, e si era vista negare un qualsiasi tipo di indennizzo assicurativo; indennizzo che dovrebbe coprire appunto gli incidenti nel tragitto casa- lavoro, e viceversa. La lavoratrice di Perugia, Elsa B., sia in primo sia in secondo grado, si era vista negare un rimborso perché "il fatto doloso di un'altra persona aveva interrotto il nesso causale fra la ripetitivita' necessaria del percorso casa-ufficio e gli eventi negativi connessi". Insomma colpa della lavoratrice l'aver spezzato la noiosa routine del tragitto, forse perché aveva azzardato il portare una borsa a tracolla e osare indossare dei tacchi, che le hanno fatto perdere l'equilibrio e riportare così abrasioni e, chissà, anche una fratturina. Eh, beh, cara sig.ra Elsa B. chi vuole bella apparire molto deve soffrire, lo dice un detto. Per fortuna la sezione Lavoro della Cassazione, sentenza 15545, ha finalmente accolto la tesi difensiva della lavoratrice. La Suprema Corte ha così sottolineato che "e' indennizzabile l'infortunio occorso al lavoratore "in itinere" ove sia derivato da eventi dannosi, anche imprevedibili ed atipici, indipendenti dalla condotta volontaria dell'assicurato, atteso che il rischio inerente il percorso fatto dal lavoratore per recarsi al lavoro e' protetto in quanto ricollegabile, pur in modo indiretto, allo svolgimento dell'attività lavorativa, con il solo limite del rischio elettivo". Quindi nel recarsi al lavoro è ammesso che ci possano essere delle "distrazioni" non previste, e nemmeno troppo gradite, per cui sia prevista la copertura assicurativa. Ed evitato naturalmente qualsiasi forma di ripercussione lavorativa. Elsa B. attende intanto che la Corte d'appello di Ancona ne riesamini il caso.
barbaralgsordi@gmail.it
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