Il Gigino in questione non è naturalmente il protagonista del meraviglioso libro per bimbi di Guareschi, ormai un reperto archeologico, è (ahimè) il politico Luigi Lusi. Noto per aver fatto sparire un po' si soldi dalle casse del suo ex-partito, la Margherita. Molto probabilmente pestifero e ladrone sì, ma non per questo a rischio di fuga imminente. È questa la sentenza della II sezione penale della suprema Corte di Cassazione, per la quale il senatore ( ma è tecnica già ex?) non dovrebbe lasciarsi tentare dall'espatrio. Ecco su questo punto già fiumi di parole potrebbero essere scritti, perché Luigi Lusi qualche appoggio all'estero l'avrebbe, eccome. Visto che avrebbe depositato parte dei soldi trafugati dalle casse della Margherita (ben 25 milioni di euro) all'estero, costituendo una società in Canada, la "Luigia (!) ltd". Nome terrificante che nascondeva montagne di soldi trafugati dai finanziamenti al suo partito, dunque fondi da noi foraggiati, serviti anche a comprarsi qualche discreta proprietà (attico e superattico in centro a Roma e due ville zona castelli romani) in territorio italico (forse qui sta il colpo di genio che ha gabbato il senatore, ex, sorry).
Lusi poi ha cercato pure di infamare e calunniare l'ex-segretario del partito da lui saccheggiato tra il 2007 e il 2011, Francesco Rutelli; e l'infamata è stata ancor più sgradita della ruberia. Qualche decina di milione passi, ma coinvolgere un ex-collega innocente mai (ricordo ancora l'accorata difesa della moglie Barbara Palombelli dalle pagine di un noto settimanale, ma si dai Vanity Fair), troppo anche per il nostro Senato. Che infatti, evento più che mai raro (anche perché non capita troppo spesso che un senatore si intaschi queste cifre), il 20 giugno ha votato favorevolmente all'autorizzazione di procedimento giudiziario nei suoi confronti; mentre la dolce metà Giovanna Petricone, anche lei socia nel misfatto, si era già fatta un paio i mesi agli arresti domiciliari.
Già prima dell'ok del Senato la vicenda giudiziaria di Lusi è apparsa una telenovela, con la differenza che in quelle televisive non succede mai nulla anche se perdete quindici puntate, mentre in questa c'è stato un vero e proprio tourbillon di eventi. Il 2 maggio il gip Simonetta D'Alessandro firma la cattura, autorizzata solo un mese e mezzo dopo (periodo in cui forse avrebbe già potuto defilarsi) dal voto del Senato; nel mentre la difesa di Lusi aveva presentato ricorso al Riesame. Inutilmente, perché il 24 maggio i giudici avevano convalidato l'ordine di arresto, dando ragione all'accusa sulla possibilità di inquinamento delle prove o fuga. Altro tentativo di far annullare la decisione con un nuovo ricorso in Cassazione, che questa volta ha accolto la richiesta della difesa affermando che "la gravità dei fatti e la disponibilità di alloggi, relazioni familiari, capitali o altre ricchezze all'estero non possono ritenersi dati logicamente sintomatici dell'effettiva intenzione di Lusi di ricorrere alla fuga".
Indubbiamente nella decisione ha pesato il fatto che non siano state considerate soluzioni alternative alla prigione, mentre la Cassazione, come si devono essere ricordati i difensori, già in passato aveva rigettato la prigione come unica alternativa possibile in attesa della sentenza definitiva. Un altro collegio del Riesame dovrà comunque convalidare la decisione, nel mentre Lusi resterà ospite di Rebibbia, in attesa che il giudice prenda la sua decisione definitiva.
barbaralgsordi@gmail.it
Lusi poi ha cercato pure di infamare e calunniare l'ex-segretario del partito da lui saccheggiato tra il 2007 e il 2011, Francesco Rutelli; e l'infamata è stata ancor più sgradita della ruberia. Qualche decina di milione passi, ma coinvolgere un ex-collega innocente mai (ricordo ancora l'accorata difesa della moglie Barbara Palombelli dalle pagine di un noto settimanale, ma si dai Vanity Fair), troppo anche per il nostro Senato. Che infatti, evento più che mai raro (anche perché non capita troppo spesso che un senatore si intaschi queste cifre), il 20 giugno ha votato favorevolmente all'autorizzazione di procedimento giudiziario nei suoi confronti; mentre la dolce metà Giovanna Petricone, anche lei socia nel misfatto, si era già fatta un paio i mesi agli arresti domiciliari.
Già prima dell'ok del Senato la vicenda giudiziaria di Lusi è apparsa una telenovela, con la differenza che in quelle televisive non succede mai nulla anche se perdete quindici puntate, mentre in questa c'è stato un vero e proprio tourbillon di eventi. Il 2 maggio il gip Simonetta D'Alessandro firma la cattura, autorizzata solo un mese e mezzo dopo (periodo in cui forse avrebbe già potuto defilarsi) dal voto del Senato; nel mentre la difesa di Lusi aveva presentato ricorso al Riesame. Inutilmente, perché il 24 maggio i giudici avevano convalidato l'ordine di arresto, dando ragione all'accusa sulla possibilità di inquinamento delle prove o fuga. Altro tentativo di far annullare la decisione con un nuovo ricorso in Cassazione, che questa volta ha accolto la richiesta della difesa affermando che "la gravità dei fatti e la disponibilità di alloggi, relazioni familiari, capitali o altre ricchezze all'estero non possono ritenersi dati logicamente sintomatici dell'effettiva intenzione di Lusi di ricorrere alla fuga".
Indubbiamente nella decisione ha pesato il fatto che non siano state considerate soluzioni alternative alla prigione, mentre la Cassazione, come si devono essere ricordati i difensori, già in passato aveva rigettato la prigione come unica alternativa possibile in attesa della sentenza definitiva. Un altro collegio del Riesame dovrà comunque convalidare la decisione, nel mentre Lusi resterà ospite di Rebibbia, in attesa che il giudice prenda la sua decisione definitiva.
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