PENSIERI DIETRO GLI OCCHIALI DA SOLE (pensieri semiseri sotto il solleone)
Lo so a molti la parola stage fa solo rabbrividire, eppure non suona così male. Innanzitutto chiariamo le cose, esistono vari tipi di stage: quelli in iter scolastico/ accademico, quelli post-iter e quelli che capitano in qualsiasi momento della vita. Ricordatevi che comunque anche gli stage sono regolati da una normativa dettagliata (Legge n.196/97 e D.M. n.142/98). Partiamo con il primo, quello in corso di studi. È importantissimo e fondamentale, perché offre un'occasione imperdibile per poter approfondire sul campo ciò che si sta ancora affrontando durante il percorso di studi scelto. Ogni istante di quest'esperienza dovrebbe essere sfruttato al massimo, anche per farsi notare un po'. Chissà che poi l'azienda o lo studio in cui avete fatto lo stage non si rammenti di voi in futuro. Certo, spesso vi sentirete messi da parte e agirete da semplici spettatori. Ma anche questo va bene, lo spettatore che ben osserva può assimilare molto. Certo, idealmente dovrebbe esistere un tutor che vi segua nella vostra crescita e formazione, ma sappiamo che in pochissimi sono ligi alla regola
Il disorso dello stage post-studi, che siano diplomi superiori o lauree o master, ha un valore aggiunto, cioè quello di darvi veramente la chance di entrare concretamente nel mondo del lavoro. Sfruttate l'occasione al massimo. Inutile impuntarsi su agognate remunerazioni simil-stipendio, accontentavi al massimo di un magro rimborso spese; non centellinate sulle prestazioni o sugli orari. Non siete i soli ad essere interessati a quella posizione, come voi potrebbero esserci altrettanti brillanti studenti. Cosa può fare la vera differenza tra voi e loro? La buona volontà e l'umiltà innanzitutto, due parole che troppo spesso scompaiono dal vocabolario di chi si vuole inserire nel mondo del lavoro. Per carità, determinazione e ottima preparazione sono fondamentali e necessari, ma vanno aiutati. L'arroganza premia solo se sei "figlio di" o sei un genio al pari di Zuckenberg. E da sola non serve ad un bel niente; ve lo ricordate il magnifico pesce figlio di Bossi? Di norma le aziende (anche quelle più piccole) cercano di avere più di uno stagista per volta; e non perché sempre necessitino di quattro e oltre mani in più. Ma perché molto spesso vogliono poter confrontare tra diversi livelli di preparazione e di carattere.
Ormai il mondo del lavoro sta cambiando fortemente, abrogazione della legge 18 a parte, e con la crisi il cambiamento sarà obbligatoriamente maggiore. Come nell'evoluzione della specie la capacità all'adattamento è stato punto di forza delle specie che sono sopravvissute (non necessariamente le più forti o aggressive. La parola dinosauri vi dice nulla?), così sarà anche nel lavoro. Adattarsi anche situazioni non sempre piacevoli, adattarsi a mansioni anche diverse dalle proprie, adattarsi a regole che vi paiono folli; facendolo però non da vittime, ma in maniera propositiva ed intelligente. Adattarsi per imparare il più possibile. Adattarsi per dimostrare che si è flessibili e multitasking. Lo so gli uomini forse ne risentiranno di più, visto che il multitasking spesso non rientra nelle loro competenze, ma l'evoluzione serve anche a questo o no?
Insomma lo stage è veramente utilissimo per mettersi alla prova e sperare in un'assunzione o in una collaborazione. Del resto, sono uno dei pochi mezzi che l'azienda può avere per poter testare un papabile candidato. Lo so, esistono anche altri contratti "light", come l'apprendistato, per chi ha un'età sotto i 29 anni, ma comportano comunque costi più elevati e un impegno "burocratico" molto più pesante. Lo stage quindi evita di accollarsi spese eccessive per chi potrebbe poi rivelarsi non adatto. Sembrerà impopolare ma ogni tanto bisognerebbe mettersi anche dall'altra parte della barricata. Perché si dovrebbe investire subito in qualcuno che non ha esperienza sul campo e oltretutto non si conosce? (attenzione: nulla a che vedere con le raccomandazioni. I raccomandati sono quasi sempre imposti, esistono invece i "suggeriti" o "conosciuti" che semplicemente vengono indicati perché si sa che potrebbero essere adatti per un certo ruolo).
Certo so che in molti penseranno che questo tipo di approccio al lavoro se lo possano permettere in pochi, ossia chi ha alle spalle genitori benestanti che possono mantenere i propri "bamboccioni" (orrida espressione, lo so, ma ci stava) fino agli "anta". E invece non é detto che sia così, per mia esperienza diretta, quando si trova un candidato interessante anche chi sta dall'altra parte della scrivania può avere una certa flessibilità. Quindi il candidato può anche accennare al fatto che, per non gravare sulle spalle della propria famiglia, dovrebbe aggiungere allo stage un lavoretto extra per portarsi a casa qualche soldino. Come pensate che la prenderà il vostro forse-prossimo datore di lavoro? Diffidate da chi lo vede come un possibile depauperamento nell'impegno e una minaccia alla vostra performance, non avrà scrupoli dal farvi lavorare anche durante le feste comandate o se avrete la malaugurata sfortuna di ammalarvi. Chi, invece, potrebbe rivelarsi essere il datore di lavoro quasi-perfetto (sappiamo benissimo che é inutile illuderci), apprezzerà la sincerità, oltre che la fatica e i sacrifici che si è disposti ad affrontare per poter realizzare i propri sogni.
Certo il discorso si fa più complesso quando ci si vede offrire uno stage quando di esperienza professionale già se ne ha, e magari ci si è ritrovati nella condizione di non avere più un lavoro senza il giusto preavviso. In questo caso so perfettamente che le aspettative sarebbero un po' più alte, ma bisogna cercare di essere realisti e concreti. Ci sono altri che potrebbero candidarsi allo stesso ruolo? Siamo stati tagliati fuori dal lavoro per nostri errori? È da tanto che siamo fuori dal giro? E soprattutto: abbiamo qualche risparmio via? Se ad almeno tre domande avete dato una risposta positiva, bene, allora accettate lo stage.
Vedrete che non sarà per sempre e potrebbe trasformarsi in una buona chance, oppure darvi l'autostima necessaria per rimettervi veramente in gioco.
E voi che ne pensate?
barbaralgsordi@gmail.it
Lo so a molti la parola stage fa solo rabbrividire, eppure non suona così male. Innanzitutto chiariamo le cose, esistono vari tipi di stage: quelli in iter scolastico/ accademico, quelli post-iter e quelli che capitano in qualsiasi momento della vita. Ricordatevi che comunque anche gli stage sono regolati da una normativa dettagliata (Legge n.196/97 e D.M. n.142/98). Partiamo con il primo, quello in corso di studi. È importantissimo e fondamentale, perché offre un'occasione imperdibile per poter approfondire sul campo ciò che si sta ancora affrontando durante il percorso di studi scelto. Ogni istante di quest'esperienza dovrebbe essere sfruttato al massimo, anche per farsi notare un po'. Chissà che poi l'azienda o lo studio in cui avete fatto lo stage non si rammenti di voi in futuro. Certo, spesso vi sentirete messi da parte e agirete da semplici spettatori. Ma anche questo va bene, lo spettatore che ben osserva può assimilare molto. Certo, idealmente dovrebbe esistere un tutor che vi segua nella vostra crescita e formazione, ma sappiamo che in pochissimi sono ligi alla regola
Il disorso dello stage post-studi, che siano diplomi superiori o lauree o master, ha un valore aggiunto, cioè quello di darvi veramente la chance di entrare concretamente nel mondo del lavoro. Sfruttate l'occasione al massimo. Inutile impuntarsi su agognate remunerazioni simil-stipendio, accontentavi al massimo di un magro rimborso spese; non centellinate sulle prestazioni o sugli orari. Non siete i soli ad essere interessati a quella posizione, come voi potrebbero esserci altrettanti brillanti studenti. Cosa può fare la vera differenza tra voi e loro? La buona volontà e l'umiltà innanzitutto, due parole che troppo spesso scompaiono dal vocabolario di chi si vuole inserire nel mondo del lavoro. Per carità, determinazione e ottima preparazione sono fondamentali e necessari, ma vanno aiutati. L'arroganza premia solo se sei "figlio di" o sei un genio al pari di Zuckenberg. E da sola non serve ad un bel niente; ve lo ricordate il magnifico pesce figlio di Bossi? Di norma le aziende (anche quelle più piccole) cercano di avere più di uno stagista per volta; e non perché sempre necessitino di quattro e oltre mani in più. Ma perché molto spesso vogliono poter confrontare tra diversi livelli di preparazione e di carattere.
Ormai il mondo del lavoro sta cambiando fortemente, abrogazione della legge 18 a parte, e con la crisi il cambiamento sarà obbligatoriamente maggiore. Come nell'evoluzione della specie la capacità all'adattamento è stato punto di forza delle specie che sono sopravvissute (non necessariamente le più forti o aggressive. La parola dinosauri vi dice nulla?), così sarà anche nel lavoro. Adattarsi anche situazioni non sempre piacevoli, adattarsi a mansioni anche diverse dalle proprie, adattarsi a regole che vi paiono folli; facendolo però non da vittime, ma in maniera propositiva ed intelligente. Adattarsi per imparare il più possibile. Adattarsi per dimostrare che si è flessibili e multitasking. Lo so gli uomini forse ne risentiranno di più, visto che il multitasking spesso non rientra nelle loro competenze, ma l'evoluzione serve anche a questo o no?
Insomma lo stage è veramente utilissimo per mettersi alla prova e sperare in un'assunzione o in una collaborazione. Del resto, sono uno dei pochi mezzi che l'azienda può avere per poter testare un papabile candidato. Lo so, esistono anche altri contratti "light", come l'apprendistato, per chi ha un'età sotto i 29 anni, ma comportano comunque costi più elevati e un impegno "burocratico" molto più pesante. Lo stage quindi evita di accollarsi spese eccessive per chi potrebbe poi rivelarsi non adatto. Sembrerà impopolare ma ogni tanto bisognerebbe mettersi anche dall'altra parte della barricata. Perché si dovrebbe investire subito in qualcuno che non ha esperienza sul campo e oltretutto non si conosce? (attenzione: nulla a che vedere con le raccomandazioni. I raccomandati sono quasi sempre imposti, esistono invece i "suggeriti" o "conosciuti" che semplicemente vengono indicati perché si sa che potrebbero essere adatti per un certo ruolo).
Certo so che in molti penseranno che questo tipo di approccio al lavoro se lo possano permettere in pochi, ossia chi ha alle spalle genitori benestanti che possono mantenere i propri "bamboccioni" (orrida espressione, lo so, ma ci stava) fino agli "anta". E invece non é detto che sia così, per mia esperienza diretta, quando si trova un candidato interessante anche chi sta dall'altra parte della scrivania può avere una certa flessibilità. Quindi il candidato può anche accennare al fatto che, per non gravare sulle spalle della propria famiglia, dovrebbe aggiungere allo stage un lavoretto extra per portarsi a casa qualche soldino. Come pensate che la prenderà il vostro forse-prossimo datore di lavoro? Diffidate da chi lo vede come un possibile depauperamento nell'impegno e una minaccia alla vostra performance, non avrà scrupoli dal farvi lavorare anche durante le feste comandate o se avrete la malaugurata sfortuna di ammalarvi. Chi, invece, potrebbe rivelarsi essere il datore di lavoro quasi-perfetto (sappiamo benissimo che é inutile illuderci), apprezzerà la sincerità, oltre che la fatica e i sacrifici che si è disposti ad affrontare per poter realizzare i propri sogni.
Certo il discorso si fa più complesso quando ci si vede offrire uno stage quando di esperienza professionale già se ne ha, e magari ci si è ritrovati nella condizione di non avere più un lavoro senza il giusto preavviso. In questo caso so perfettamente che le aspettative sarebbero un po' più alte, ma bisogna cercare di essere realisti e concreti. Ci sono altri che potrebbero candidarsi allo stesso ruolo? Siamo stati tagliati fuori dal lavoro per nostri errori? È da tanto che siamo fuori dal giro? E soprattutto: abbiamo qualche risparmio via? Se ad almeno tre domande avete dato una risposta positiva, bene, allora accettate lo stage.
Vedrete che non sarà per sempre e potrebbe trasformarsi in una buona chance, oppure darvi l'autostima necessaria per rimettervi veramente in gioco.
E voi che ne pensate?
barbaralgsordi@gmail.it
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