Con Sentenza 2 agosto 2012, n. 31493 la Corte di Cassazione ha deciso in materia di false dichiarazioni. Nel caso di specie, la convenuta ha fatto domanda di disoccupazione agricola e presentato una fittizia documentazione di lavoro in agricoltura, svolto negli anni 2003/2004, presso il comune di Varapodio al fine di indurre l'Inps in errore e conseguire l'ingiusto profitto relativo ad indebite prestazioni assistenziali e previdenziali. Il tribunale ha condannato la covenuta ad 1 anno e tre mesi di reclusione e mille euro di ammenda. La donna rivolgendosi alla Corte d'Appello ha eccepito che l'istanza rivolta all'Inps non raggiuge l'obiettivo e che quindi non si configura nessun reato: secondo la difesa, infatti, il reato di truffa aggravata non potrebbe realizzarsi solo in virtù della semplice richiesta, per quanto fondata su dichiarazioni false. La Corte d'Appello di Reggio Calabria, che comunque aveva accertato che durante quegli anni al comune i campi non risultavano coltivati, ha concesso le attenuanti generiche in ragione dell'incensuratezza della donna e l'ha condannata a 5 mesi di reclusione e ad un'ammenda di 600 euro. La Cassazione, chiamata a giudicare, ha disposto che "integra il reato di truffa aggravata, e non la violazione amministrativa prevista dall'art. 116, R.D.L. 4 ottobre 1935, n. 1827, il fatto di chi, mediante false denunce aziendali, ottenga l'erogazione di prestazioni previdenziali non dovute. La produzione di dichiarazioni false, volta al conseguimento di erogazioni pubbliche, costituisce il "il quid pluris" richiesto dalla norma incriminatrice di cui all'art. 640 c.p."
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