Il 3 dicembre si dovranno presentare davanti al giudice del Tribunale di Milano Antonella Brambilla con i capi d'imputazione di dichiarazione infedele dei redditi e omessa dichiarazione. I due stilisti sono stati accusati insomma di evasione fiscale, per un imponibile che sfiora il miliardo di euro. Un bel malloppo che sarebbe stato ripartito tra i due soci ed altri sei persone complici. Dolce e Gabbana sono accusati di aver sottratto al fisco 416 milioni di euro a testa, mentre gli altri sei indagati si sarebbero spartiti 200 milioni. Soldi dirottati ad una società lussemburghese, la Gado sarl, grazie ai proventi derivanti dalle royalties dei marchi della Dolce&Gabbana Spa, ceduti ad un prezzo stracciato alla Gado. Una manovra di presunta esterovestizione compiuta tra il 2004 e il 2005, i cui guadagni però, va detto ad onor di cronaca, venivano tassati regolarmente in Lussemburgo (anche se le tasse da quelle parti sono moooolto più basse che qui da noi, un misero 3%!). Da qui anche l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato.
La vicenda giudiziaria della (ex) coppia più glamourous della storia della moda è cominciata qualche anno fa, in citazione diretta venne accusata di evasione e truffa aggravata. Vennero però prosciolti il primo di aprile 2011 dal gup milanese Simone Luerti, dichiarando in base all'art.425 c.p.p. il "non luogo a procedere" nei confronti degli otto imputati. Motivo della decisione era stata la portata "ridotta" del gesto, che a parer del giudice non sconfinava nel penale, trattandosi a suo dire di semplice elusione fiscale. Il gup aveva inoltre ritenuto reale ed effettivo il trasferimento della proprietà
dei marchi all'estero.A questo punto il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano e l'Agenzia delle Entrate, in qualità di parte civile, avevano fatto ricorso in Cassazione. La seconda sezione penale della Corte Suprema, con sentenza
7739/12, aveva dato ragione ai ricorrenti, decidendo così di annullare il proscioglimento dalle accuse per i reati fiscali, mantenendo soltanto quelle per il reato di truffa. Il procedimento è stato rinviato dunque davanti ad un nuovo gup per dicembre, dove si presenteranno con l'imputazione, riformulata dai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, di dichiarazione infedele dei redditi e omessa dichiarazione.Spetterà al giudice riscontrare, come stabilito in giudizio dagli Ermellini, "il dolo specifico del fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto", valutando se "l'Amministrazione finanziaria abbia dato luogo con atti (ad esempio circolari) o comportamenti (ad esempio casi analoghi in cui non è stata contestata esterovestizione) a condizioni reali di incertezza nell'applicazione della norma".
Tranquilli comunque. Non mancheranno, hanno già annunciato, alle prossime sfilate previste per febbraio. Perché "the (fashion) show must go on".barbaralgsordi@gmail.it