Premessa: assolutamente nulla contro i padri separati. E posso testimoniarlo con un pezzo scritto la scorsa estate proprio su questo portale e che ha raccolto le testimonianze di tanti papà allontanati ingiustamente dai propri figli, così come quelle di mamme arrabbiate per essere state "dimenticate" insieme con i propri figli.
E proprio a queste mamme, e bambini soprattutto, si ricollega la vicenda finita in Cassazione, e che purtroppo non ha per protagonista un padre modello, assolutamente no, bensì un padre che dopo la separazione ha mostrato un distacco dai figli tale da portarlo a non prendersene più cura né dal punto di vista affettivo né economicamente.
L'incapacità da parte dell'uomo, il 55enne R.A., di creare dei solidi e significativi rapporti con i suoi due figli, gli è costata una condanna per violazione degli obblighi di assistenza e per avere fatto mancare i mezzi di sussistenza ai due figli ancora minorenni. Giudizio che in Corte d'Appello di Milano, nell'aprile 2011, si era "materializzato" con una condanna a sei mesi di reclusione e ottocento euro di multa.
Probabilmente convinto che ai figli non servissero né amore né mezzi di sostentamento R.A. ha fatto ricorso in Cassazione, se non altro per evitare la condanna e per tenersi stretti stretti i suoi soldini. Motivo del ricorso è stato il preteso impedimento da parte della ex-moglie di maturare un rapporto armonioso con i propri figli. In Cassazione però i giudici non hanno fatto altro che confermare pienamente la sentenza impugnata. Nella sentenza n. 48210/2012 gli Ermellini, in maniera molto 'asciutta' hanno spiegato che "l'addebito oggettivamente pacifico, di non avere coltivato rapporti significativi con i figli, non e' stato efficacemente contrastato".
I giudici della Suprema Corte non si sono fatti convincere dal presunto senso paterno invocato dal padre, che, come si legge nella sentenza, si "guarda bene dal fornire la prova di un concreto attivarsi per garantire la figura paterna ai figli". Ed altrettanto inutile, per far cambiare il verdetto, il riferimento alle difficoltà economiche che il signor R.A. lamentava di aver incontrato dopo il trasferimento dalla città di Messina a quella di Milano, in virtù del fatto che "e' mancata la prova dell'indigenza effettiva".
Ricorso bocciato. Così come bocciata la sua prova di vita familiare; anche se non sta a noi giudicare. Noi speriamo solo ci siano dei buoni motivi (sfuggiti durante i giudizi, anche se ci par strano) che abbiano creato un padre avido di sentimenti e di denaro, che i figli forse un domani meriterebbero di conoscere.
altre informazioni su questa sentenza
barbaralgsordi@gmail.it
E proprio a queste mamme, e bambini soprattutto, si ricollega la vicenda finita in Cassazione, e che purtroppo non ha per protagonista un padre modello, assolutamente no, bensì un padre che dopo la separazione ha mostrato un distacco dai figli tale da portarlo a non prendersene più cura né dal punto di vista affettivo né economicamente.
L'incapacità da parte dell'uomo, il 55enne R.A., di creare dei solidi e significativi rapporti con i suoi due figli, gli è costata una condanna per violazione degli obblighi di assistenza e per avere fatto mancare i mezzi di sussistenza ai due figli ancora minorenni. Giudizio che in Corte d'Appello di Milano, nell'aprile 2011, si era "materializzato" con una condanna a sei mesi di reclusione e ottocento euro di multa.
Probabilmente convinto che ai figli non servissero né amore né mezzi di sostentamento R.A. ha fatto ricorso in Cassazione, se non altro per evitare la condanna e per tenersi stretti stretti i suoi soldini. Motivo del ricorso è stato il preteso impedimento da parte della ex-moglie di maturare un rapporto armonioso con i propri figli. In Cassazione però i giudici non hanno fatto altro che confermare pienamente la sentenza impugnata. Nella sentenza n. 48210/2012 gli Ermellini, in maniera molto 'asciutta' hanno spiegato che "l'addebito oggettivamente pacifico, di non avere coltivato rapporti significativi con i figli, non e' stato efficacemente contrastato".
I giudici della Suprema Corte non si sono fatti convincere dal presunto senso paterno invocato dal padre, che, come si legge nella sentenza, si "guarda bene dal fornire la prova di un concreto attivarsi per garantire la figura paterna ai figli". Ed altrettanto inutile, per far cambiare il verdetto, il riferimento alle difficoltà economiche che il signor R.A. lamentava di aver incontrato dopo il trasferimento dalla città di Messina a quella di Milano, in virtù del fatto che "e' mancata la prova dell'indigenza effettiva".
Ricorso bocciato. Così come bocciata la sua prova di vita familiare; anche se non sta a noi giudicare. Noi speriamo solo ci siano dei buoni motivi (sfuggiti durante i giudizi, anche se ci par strano) che abbiano creato un padre avido di sentimenti e di denaro, che i figli forse un domani meriterebbero di conoscere.
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