Finalmente chi ha vicini di casa molesti e maleducati potrà ben sperare di potersi liberare di loro, senza però vedersi costretto a lasciare la propria abitazione.
Una sentenza del Tribunale di Milano di pochi giorni fa, come riporta il Corriere delle Sera, ha decretato che a doversene andare siano infatti i vicini disturbatori, invitati a farlo dal gup con un provvedimento che ne dispone l'allontanamento da casa. Proprio così: una sorta di "sfratto esecutivo" sia pur adottato nella forma di misura cautelare.
La vicenda è iniziata tempo fa in uno dei tanti condomini della periferia di questa grande città, alienante e stressante a tal punto da creare situazioni di convivenza insostenibili e paradossali. Una coppia tranquilla ed educata si è ritrovata per vicini un'altra coppia, meno tranquilla ed educata di loro; ovviamente entrambe le coppie non hanno mai pensato di cenare insieme e quanto meno prendere un caffè data l'inconciliabilità caratteriale e comportamentale. Ma da qui a farsi la guerra ce ne passa, di odio e rabbia. Sentimenti provati in via univoca dalla coppia meno garbata, una lei ai tempi quarantenne ed il suo compagno di allora (figlio del proprietario della casa in cui i due vivevano, ndr).
Saranno state le continue lamentele per il volume della televisione o della radio troppo alto, saranno state le richieste di non urlare sul pianerottolo a qualsiasi ora di giorno e notte, fatto sta che i vicini molesti hanno pensato bene di minacciare, sul serio, i poveri vicini. Attoniti e sconvolti i due si sono ritrovati ad essere non molto cortesemente apostrofati ed invitati ad andarsene in luoghi non proprio ameni ( "sei un co....testa di c...vaff....").
E questo era sono l'inizio di un vero e proprio incubo, che per fortuna non si è trasformato in una delle tante tragedie da cronaca nera. Grazie all'intervento dei giudici appunto.
Dopo una riunione condominiale, in cui la coppia perbene aveva osato mettere in evidenza la questione "vicini molesti", i due avevano iniziato a calcare ancora di più la mano: lettere in bacheca con croci vicino ai nomi dei due, minacce di morte fatte prendendo l'uomo per la gola ("voi due del quinto piano siete morti, se vi incontro sulle scale vi ammazzo, o la pistola io"), cantate a squarciagola fino alle quattro del mattino. E persino sms dai messaggi poco amichevoli, come "ti giuro che ti faccio cieco, non è una minaccia".
I due hanno cercato quindi di contenere la situazione insonorizzando le pareti di casa ed evitando di incrociare i vicini sul pianerottolo, vivendo in uno stato di perenne assedio.
Aiuto. Infatti i due finiscono in cura da uno psichiatra che prescrive loro un farmaco contro l'ansia e gli attacchi di panico.
A questo punto l'avvocato della coppia ritiene opportuno procedere con una denuncia, per stalking trovando piena accoglienza da parte del giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo. Anche grazie alla richiesta del PM Cristina Roveda, per via dello "stato depressivo reattivo in disturbo di personalità borderline" diagnosticata nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Paolo alla vicina molesta, indagata per stalking.
La giudice ha adottato in via assolutamente innovativa un ordine di allontanamento da casa, e cioè dai luoghi abitualmente frequentati dalle vittime, da applicare alla stalker. La misura cautelare a detta della giudice "deve ritenersi applicabile in via generale" anche in condominio, e non solo quindi per i reati commessi nei confronti di familiari coinquilini. Questa decisione è stata ispirata da un passaggio di una sentenza della Cassazione del 2010, in cui all'applicazione del reato è concessa "un'estensione anche per tutelare persone non coabitanti nella stessa (casa)".
A questo punto è scattata la disposizione di allontanamento, eseguito dalla polizia giudiziaria, e trattandosi di una misura cautelare, il provvedimento sarà periodicamente rivisto nei suoi presupposti ogni due mesi. Una misura molto meno punitiva di quella che dovrebbe prevedere per legge l'impossibilità di avere dimora nel Comune, oppure finire dritti in carcere. Trattandosi di una donna malata la giudice ha concesso che la donna possa risiedere presso la madre e l'ordinanza trasmessa ai servizi socioassistenziali territoriali.
Ora, se anche voi avete vicini poco "amichevoli", non lasciatevi più intimidire perché saranno forse loro a doversene andare con la coda tra le gambe. Si spera.
barbaralgsordi@gmail.it
Una sentenza del Tribunale di Milano di pochi giorni fa, come riporta il Corriere delle Sera, ha decretato che a doversene andare siano infatti i vicini disturbatori, invitati a farlo dal gup con un provvedimento che ne dispone l'allontanamento da casa. Proprio così: una sorta di "sfratto esecutivo" sia pur adottato nella forma di misura cautelare.
La vicenda è iniziata tempo fa in uno dei tanti condomini della periferia di questa grande città, alienante e stressante a tal punto da creare situazioni di convivenza insostenibili e paradossali. Una coppia tranquilla ed educata si è ritrovata per vicini un'altra coppia, meno tranquilla ed educata di loro; ovviamente entrambe le coppie non hanno mai pensato di cenare insieme e quanto meno prendere un caffè data l'inconciliabilità caratteriale e comportamentale. Ma da qui a farsi la guerra ce ne passa, di odio e rabbia. Sentimenti provati in via univoca dalla coppia meno garbata, una lei ai tempi quarantenne ed il suo compagno di allora (figlio del proprietario della casa in cui i due vivevano, ndr).
Saranno state le continue lamentele per il volume della televisione o della radio troppo alto, saranno state le richieste di non urlare sul pianerottolo a qualsiasi ora di giorno e notte, fatto sta che i vicini molesti hanno pensato bene di minacciare, sul serio, i poveri vicini. Attoniti e sconvolti i due si sono ritrovati ad essere non molto cortesemente apostrofati ed invitati ad andarsene in luoghi non proprio ameni ( "sei un co....testa di c...vaff....").
E questo era sono l'inizio di un vero e proprio incubo, che per fortuna non si è trasformato in una delle tante tragedie da cronaca nera. Grazie all'intervento dei giudici appunto.
Dopo una riunione condominiale, in cui la coppia perbene aveva osato mettere in evidenza la questione "vicini molesti", i due avevano iniziato a calcare ancora di più la mano: lettere in bacheca con croci vicino ai nomi dei due, minacce di morte fatte prendendo l'uomo per la gola ("voi due del quinto piano siete morti, se vi incontro sulle scale vi ammazzo, o la pistola io"), cantate a squarciagola fino alle quattro del mattino. E persino sms dai messaggi poco amichevoli, come "ti giuro che ti faccio cieco, non è una minaccia".
I due hanno cercato quindi di contenere la situazione insonorizzando le pareti di casa ed evitando di incrociare i vicini sul pianerottolo, vivendo in uno stato di perenne assedio.
Aiuto. Infatti i due finiscono in cura da uno psichiatra che prescrive loro un farmaco contro l'ansia e gli attacchi di panico.
A questo punto l'avvocato della coppia ritiene opportuno procedere con una denuncia, per stalking trovando piena accoglienza da parte del giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo. Anche grazie alla richiesta del PM Cristina Roveda, per via dello "stato depressivo reattivo in disturbo di personalità borderline" diagnosticata nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Paolo alla vicina molesta, indagata per stalking.
La giudice ha adottato in via assolutamente innovativa un ordine di allontanamento da casa, e cioè dai luoghi abitualmente frequentati dalle vittime, da applicare alla stalker. La misura cautelare a detta della giudice "deve ritenersi applicabile in via generale" anche in condominio, e non solo quindi per i reati commessi nei confronti di familiari coinquilini. Questa decisione è stata ispirata da un passaggio di una sentenza della Cassazione del 2010, in cui all'applicazione del reato è concessa "un'estensione anche per tutelare persone non coabitanti nella stessa (casa)".
A questo punto è scattata la disposizione di allontanamento, eseguito dalla polizia giudiziaria, e trattandosi di una misura cautelare, il provvedimento sarà periodicamente rivisto nei suoi presupposti ogni due mesi. Una misura molto meno punitiva di quella che dovrebbe prevedere per legge l'impossibilità di avere dimora nel Comune, oppure finire dritti in carcere. Trattandosi di una donna malata la giudice ha concesso che la donna possa risiedere presso la madre e l'ordinanza trasmessa ai servizi socioassistenziali territoriali.
Ora, se anche voi avete vicini poco "amichevoli", non lasciatevi più intimidire perché saranno forse loro a doversene andare con la coda tra le gambe. Si spera.
barbaralgsordi@gmail.it
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