Ha fatto discutere il recente show di Roberto Benigni mandato in onda dalla RAI e dedicato alla nostra Costituzione e al suo 65° anniversario ormai alle soglie. Benigni si è dimostrato un vero costituzionalista capace di veicolare in modo semplice ma allo stesso tempo approfondito i contenuti di quella che rappresenta la legge fondamentale del nostro Stato. In realtà a voler sintetizzare credo che più che una lettura esperta si tratti di una lettura in chiave sociale ed ironica della Carta Fondamentale. La sua disamina si è fermata ai primi articoli che rappresentano il cosiddetto "nocciolo duro" della carta fondamentale, ovvero la parte immodificabile e che disegna, se così si può dire, il nostro Paese. Bello il preambolo anche se breve, Benigni infatti nella prima parte ha parlato del dovere di partecipazione alla vista politica e ha provato a riportare un po' di fiducia nonostante gli scandali e la corruzione. Subito invece apre una conversazione da "one show man" partendo dall'articolo 1, si sofferma sulla parola Repubblica ovvero "di tutti", sulla parola Democratica quindi basata sulla libera scelta e sulla parola Lavoro e di conseguenza un richiamo alla disoccupazione. Passa poi all'articolo 2 sottolineando come la Costituzione abbia avuto la capacità di trasformare un sogno in legge ovvero la solidarietà sociale in un dovere. Sull'articolo 3 e il principio di uguaglianza, vero cardine del nostro sistema, Benigni riprende ironicamente e afferma che molto probabilmente quando è stato scritto questo articolo i costituenti erano sotto l'effetto di sostanze stupefacenti perché contenuto ricorda il testo "imagine" di Lennon e ironicamente paragona Palmiro Togliatti a Lennon. Sottolinea come il Costituente potesse parlare di tutti senza poi entrare nelle distinzioni ovvero senza sottolineare che non devono essere fatte distinzioni in base al sesso o alla razza e religione, ma la scelta è stata di elencare le varie discriminazioni che avevano caratterizzato gli anni precedenti e avevano colpito soprattutto le donne e gli ebrei e ciò deve spronare a non dimenticare gli orrori del passato. All'articolo 4 Benigni sottolinea l'importanza del lavoro e come la sua perdita porti via la dignità, la felicità, se stessi. All'articolo 5 si sofferma sul binomio "una e indivisibile" e immagina un colloquio tra le parti in cui una dice all'altra "ma devo scriverlo davvero? a che serve scriverlo? si sa!" e l'interlocutore risponde "meglio scriverlo non si sa mai a qualcuno viene voglia di dividerla". Quasi che i Costituenti siano stati così bravi ad immaginare il futuro da prevedere anche questo. Arrivato all'articolo 6 e alla tutela delle minoranze linguistiche la prima battuta è per Antonio Di Pietro, ma subito dopo sottolinea come durante il fascismo non si potessero usare parole derivate dal dialetto o anche importate da altri Paesi e così Armstrong diventa Bracciaforte, ma esorta anche a non cadere nell'errore contrario ovvero importare troppi inglesismi come spending review o spread. Si sofferma dopo sull'importanza della laicità dello Stato. All'articolo 10 Benigni si dedica soprattutto all'importanza della cultura per lo sviluppo economico del Paese e quindi sull'importanza da parte dello Stato di investire su un settore così importante e strategico, ma che sempre più viene trascurato. Ottimo lo spunto sull'articolo 11, ovvero l'Italia si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute e protegge lo straniero, sottolinea Benigni come la Costituzione sia stata scritta un anno prima della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e quindi come in questo campo sia stata una guida anche per gli altri Paesi del mondo. Ampio spazio è dedicato all'articolo 11 della Costituzione che ha come oggetto il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati. Qui sottolinea come l'articolo non abbia come soggetto la Repubblica o l'Ordinamento, ma il soggetto è l'Italia a sottolineare come questa norma riguardi tutti, addirittura i conigli presenti sul territorio. La disamina di questo articolo è anche lo spunto per criticare coloro che auspicano un ritorno alla lira e vede l'euro come un ramo di un meraviglioso albero, come una forma di evoluzione, critica quindi i localismi. Infine l'articolo 12, il tricolore visto da Benigni come un simbolo, un vessillo che incornicia tutti i principi della nostra Costituzione. Invita quindi i giovani a riscoprire la Costituzione che è la più bella del mondo. Ottima la scelta di non addentrarsi in principi troppo tecnici che avrebbero richiesto conoscenze giuridiche maggiori e probabilmente avrebbero reso il programma più noioso.
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