L'uomo, che aveva denunciato irregolarità insieme ad altri cinque colleghi, era stato accusato di diffamazione dalla società per la quale lavorava, per aver allegato alcuni documenti aziendali nell'esposto presentato ai pm. "Non costituisce giusta causa o giustificato motivo di licenziamento l'aver il dipendente reso noto all'autorita' giudiziaria fatti di potenziale rilevanza penale accaduti presso l'azienda in cui lavora ne' l'averlo fatto senza averne previamente informato i superiori gerarchici, sempre che non risulti il carattere calunnioso della denuncia o dell'esposto", è quanto si legge nella sentenza dei giudici di Piazza Cavour.
La Cassazione ha inoltre aggiunto che "va escluso, in punto di diritto, che il denunciare od esporre all'A.G. fatti potenzialmente rilevanti in sede penale sia contegno extralavorativo comunque idoneo a ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro, vuoi perché si tratta di condotta lecita e certamente non contraria ai doveri civili (è addirittura penalmente doverosa nelle ipotesi di obbligo di denuncia o di referto: cfr, artt, 361 e ss. c.p.), vuoi perché il rapporto fiduciario in questione concerne l'affidamento del datore di lavoro sulle capacità del dipendente di adempiere l'obbligazione lavorativa e non già sulla sua capacità di condividere segreti non funzionali alle esigenze produttive e/o commerciali dell'impresa".