Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza n. 26017 del 13 giugno 2013
di Teresa Fiortini - Un perugino esasperato dalle bollette astronomiche che gli venivano recapitate per le ripetute chiamate della moglie al servizio "Magia hot line 166" ha sparato due colpi di fucile da caccia alla consorte che ha rischiato la vita. A far premere il grilletto all' uomo è stata la scoperta dell'ultima bolletta telefonica che aveva raggiunto l'importo di 2 milioni delle vecchie lire. La condanna è stata di tre anni e due mesi di reclusione. La Corte d'Appello perugina ha riconosciuto l'aggravante dei futili motivi ritenendo che "l'insorgenza del proposito omicida era del tutto sproporzionato e riferibile ad uno stimolo esterno assolutamente lieve rispetto alla enorme gravità del gesto compiuto". L'uomo ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando, tra l'altro, che il suo guadagno si aggirava intorno ai due milioni e mezzo-tre (sempre di vecchie lire) e che le telefonate "superstiziose" avevano messo in crisi il bilancio familiare a tal punto che il padre, pur di ristabilire l'equilibrio familiare, si era offerto di pagare le esose bollette. La Cassazione ha confermato la condanna per tentato omicidio - e non lesioni come richiesto dall' imputato -, ma non anche l' aggravante dei futili motivi. In particolare, i giudici di Piazza Cavour hanno riconosciuto che "il motivo che ha determinato l'imputato a compiere il gesto di estrema gravità in danno della moglie non è costituito dall'uso smodato del telefono da parte della vittima (fatto obiettivamente banale rispetto al delitto compiuto), ma dalla circostanza che il ricorso a servizi telefonici di chiromanzia comportava costi tali da dimezzare il reddito dell'imputato, con le gravi ripercussioni sul bilancio familiare".
Teresa Fiortini
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