Le prime righe dell'articolo sono eloquenti "Nel 2012 l'industria agroalimentare ha aumentato il suo export dell'8 per cento e detiene, nell'Unione europea, il record per numero di prodotti a denominazione d'origine protetta e a indicazione geografica protetta." Buona parte del volume dell'esportazione agroalimentare è costituita proprio dal vino. Ma quanti consumatori sono davvero ben informati in merito al significato e all'importanza delle denominazioni d'origine (DO) e delle indicazioni geografiche ( IG) protette?
La denominazione d'origine e l'indicazione geografica sono strumenti impiegati per garantire una particolare tutela giuridica a prodotti con qualità, notorietà e caratteristiche connesse a determinate aree geografiche di cui hanno il diritto di portare il nome, in via esclusiva.
Le norme che disciplinano tali denominazioni sono finalizzate ad assicurare un uso corretto del nome geografico, che identifica il territorio di origine, associato al nome del prodotto, tutelando i produttori e i consumatori da eventuali comportamenti sleali posti in essere da alcune imprese che operano in territori diversi. Si tratta di norme comunitarie e nazionali che concorrono a formare una disciplina articolata e complessa, spesso incerta, integrata da numerosi regolamenti e circolari ministeriali tra i quali è poco agevole districarsi per gli operatori del settore, che preferirebbero di gran lunga investire tutte le energie nel processo produttivo.
Peraltro, anche la burocratizzazione dei procedimenti di controllo tende a scoraggiare i produttori, inducendoli, in alcuni casi limite, persino, a preferire il declassamento dei vini certificati. Fortunatamente, però, si sta diffondendo l'idea che, unendo le forze, si possono raggiungere ottimi risultati anche in termini di tutela delle denominazioni e delle indicazioni e, dunque, della qualità.
La normativa comunitaria si snoda intorno al regolamento n.1234/2007 (meglio noto come regolamento unico OCM) in tema di "Organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli" tra cui, appunto, anche il vino. In attuazione della normativa comunitaria, il legislatore italiano ha adottato il d.lgs. n.61 del 2010 recante norme per la "Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini" seguito dai decreti applicativi. Tale decreto, dopo aver fornito la definizione di DOP e IGP, disciplina l'impiego delle denominazioni e delle indicazioni, regola la procedura di riconoscimento che ha come momento centrale la predisposizione di un disciplinare di produzione il cui contenuto è dettagliatamente indicato dal legislatore e introduce uno strutturato sistema di controllo e di vigilanza.
Il controllo è esercitato da autorità pubbliche e da enti privati certificati che, per la loro stessa funzione, sono indipendenti dai diretti interessati ed è finalizzato a verificare il rispetto del disciplinare di produzione da parte dei viticoltori, dei vinificatori e degli imbottigliatori. L'attività di vigilanza, successiva al controllo e riferita alla fase della commercializzazione del vino nelle sue molteplici forme, è esercitata dagli stessi produttori, attraverso i Consorzi di tutela. Infatti, l'art.17 del d.lgs. n. 61 del 2010 prevede che per ciascuna DO e IG possa essere costituito, ad iniziativa dei soggetti interessati, un Consorzio di tutela che può avanzare proposte di disciplina regolamentare e svolgere compiti consultivi relativi al prodotto interessato e collaborativi, nell'applicazione della legge. Inoltre, può espletare attività di assistenza tecnica, di proposta, di studio, di valutazione economico-congiunturale della DOP o IGP, nonché ogni altra attività finalizzata alla valorizzazione del prodotto sotto il profilo tecnico dell'immagine.
Il Consorzio collabora, secondo le direttive impartite dal Ministero, alla tutela e alla salvaguardia della DOP o della IGP da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni, uso improprio delle denominazioni tutelate e comportamenti comunque vietati dalla legge e coopera con le regioni e le province autonome per lo svolgimento delle attività di loro competenza. Infine, svolge le funzioni di tutela, di promozione, di valorizzazione, di informazione del consumatore e di cura generale degli interessi della relativa denominazione, nonché azioni di vigilanza da espletare prevalentemente alla fase del commercio, in collaborazione con l‘Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agro-alimentari (ICQRF) e in raccordo con le regioni e le province autonome.
Come si evince dal combinato disposto dei commi I e IV dell'art.17 del d.lgs. n.61 del 2010, i Consorzi di tutela che rappresentino almeno il 40 per cento dei viticoltori e almeno il 66 per cento della produzione certificata di competenza dei vigneti dichiarati a DO o IG negli ultimi 2 anni, possono conseguire il riconoscimento erga omnes da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF). In tal modo essi possono esercitare le proprie funzioni istituzionali ponendo in essere atti vincolanti per tutti i soggetti inseriti nel sistema dei controlli della DOP o IGP, seppur non aderenti al Consorzio stesso.
Come si è detto, l'attività di vigilanza é esplicata dai Consorzi, prevalentemente, nella fase del commercio e consiste nella verifica che le produzioni certificate rispondano ai requisiti previsti dai disciplinari e che, prodotti similari, non ingenerino confusione nei consumatori e non rechino danni alle produzioni DOP e IGP.
Tale attività è svolta dai Consorzi, attraverso gli agenti vigilatori che, come disposto dal Decreto dipartimentale del 06.11.2012, instaurato un rapporto di lavoro con i Consorzi stessi, sono iscritti all'Albo nazionale degli agenti vigilatori o all'Albo degli agenti vigilatori con qualifica di agente di pubblica sicurezza, tenuti presso il MIPAAF. Dalla rassegna normativa che precede si evince agevolmente che i Consorzi di tutela che riuniscono i soggetti inseriti nel sistema dei controlli delle DO e delle IG, soprattutto quando hanno il riconoscimento erga omnes, svolgono un ruolo fondamentale. E i risultati finora raggiunti dall'attività di alcuni di essi sono molto interessanti, soprattutto con riferimento alla tutela delle DOP e delle IGP in ambito internazionale dove la salvaguardia delle denominazioni è meno efficace perché passa attraverso la stipula e l'adesione ad accordi multilaterali con ciascuno dei Paesi nei quali il prodotto italiano è esportato.
A tal proposito è emblematica l'iniziativa assunta dal Consorzio della Docg Asolo Prosecco Superiore, dal Consorzio della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e dal Consorzio di tutela della Doc Prosecco che agli inizi del mese di Luglio 2013 hanno incontrato l'Intergruppo Vini del Parlamento Europeo al fine di sollecitare la conclusione di accordi volti a proteggere più efficacemente la loro denominazione nei Paesi Terzi. Questi consorzi, peraltro, hanno deciso di unire le proprie forze e creare una società che tuteli in modo unitario e rappresentativo a livello internazionale le tre realtà consortili del Prosecco. Inoltre hanno costituito una autentica "pattuglia" di agenti vigilatori alcuni dei quali in condivisione con il Consorzio di tutela del Prosciutto S. Daniele.
La strada da fare, tuttavia, è ancora molto lunga e impervia. Infatti, l'elenco aggiornato al luglio 2013 dei Consorzi di tutela vini pubblicato dal MIPAFF comprende numerosi enti, la maggior parte dei quali, per ragioni di bilancio, non riesce ad essere effettivamente operativo. Inoltre, spesso accade che le iniziative assunte dai Consorzi non siano sufficientemente pubblicizzate e rese note ai consumatori che, invece, è doveroso che sappiano quanto impegno c'è dietro il conseguimento e la tutela di una denominazione e di una indicazione geografica protetta.
In questo contesto è senz'altro degna di nota l'iniziativa formativa promossa in maniera pioneristica dal Sannio Consorzio Tutela Vini presieduto da Libero Rillo e diretto da Nicola Matarazzo che ha sede a Benevento e si occupa della valorizzazione, tutela e cura generale degli interessi connessi alle denominazioni Aglianico del Taburno DOCG DOP, Falanghina del Sannio DOP e Sannio DOP.
Il Consorzio, costituito fin dal 5 febbraio 1999, conta quasi 400 soci, ha conseguito il riconoscimento erga omnes con D.M. n.6965 del 19 aprile 2013 pubblicato in G.U. n.104 del 6 maggio 2013 e, in un'area geografica che, da un punto di vista economico, non è certo tra le più sviluppate del Paese, ha svolto un'intensa attività finalizzata a far sì che le proprie denominazioni e indicazioni raggiungessero il massimo livello di qualità. I consorziati, poi, non volendo rischiare di vedere i loro sforzi vanificati da comportamenti scorretti di altri operatori presenti sul mercato, hanno deciso di istituire la Sannio Wine & Food Academy e hanno predisposto un percorso didattico specifico al fine di formare, con la collaborazione del MIPAAF, gli agenti vigilatori.
L'attività svolta da tali agenti non è molto nota. Essa consiste nel dare esecuzione ad un programma di verifiche predisposto dal Consorzio e mirato a vigilare sulla fase di commercializzazione delle denominazioni tutelate, nelle sue diverse forme. L'agente vigilatore, che può acquisire anche la qualifica di agente di pubblica sicurezza, deve innanzitutto controllare l'etichetta apposta sulle bottiglie di vino che si fregiano della DOP e dell'IGP del Consorzio di riferimento e verificare che l'uso di tali denominazioni sia legittimo. Inoltre deve segnalare alle autorità competenti ogni indizio di illecito nella vendita del vino DOP o IGP. Si tratta di una sorta di 007 che, per conto del Consorzio, svolge un'attività sia preventiva, sia di rilevazione di eventuali illeciti. Una nuova figura professionale che, dotata del necessario bagaglio di conoscenze giuridiche, è destinata a svolgere un ruolo fondamentale per la tutela dei produttori e dei consumatori in un momento in cui la crisi economica impone di investire soprattutto sulla qualità.
Alfonsina Biscardi (www.tesiindiritto.com) Consulente per le attivitа degli studi legali