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La casa coniugale, dopo la separazione, non può essere divisa in due ambienti autonomi se gli ex coniugi hanno grossi problemi di comunicazione al punto che far vivere la "famiglia spaccata" nello stesso contesto potrebbe comportare un pregiudizio per i figli. E'quello che ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 30199 del 30.12.2011 che ha respinto il ricorso di un ex marito che chiedeva la divisione della casa familiare in due unità abitative separate ed indipendenti tra loro.
La Corte rigettava il ricorso perché tra la coppia di ex coniugi vi era un forte conflitto relazionale, inoltre, l' uomo era stato anche colpito da un provvedimento di decadenza della potestà genitoriale. Tutti questi elementi portavano ad escludere la scelta di far convivere la famiglia, ormai spaccata, nello stesso contesto; gli Ermellini nella sentenza hanno sottolineato che l'assegnazione della casa coniugale ad uno dei genitori è disposta tenendo sempre presente l'interesse dei figli.
Nel caso di specie, dividere la casa familiare in due unità abitative distinte e separate avrebbe comportato comunque un pregiudizio per i figli, che inevitabilmente sarebbero stati testimoni dei continui litigi tra i genitori.
La regola e' che la casa familiare venga assegnata al genitore con il quale i figli rimangono a vivere (in genere e' la madre ma non è affatto raro che i figli vengano collocati con il padre, quando la madre non risulti idonea).
Quindi, quando il giudice stabilisce a quale dei genitori assegnare la casa lo fa non per preferire un genitore all'altro ma la scelta viene fatta per tutelare i figli minori o maggiorenni non autonomi economicamente ; gli stessi hanno il diritto di continuare a vivere nell'ambiente dove sono cresciuti, per evitare disadattamenti o squilibri nello sviluppo psico-fisico.
Se tra gli ex coniugi vi è un rapporto disteso e non conflittuale, in sede di separazione gli stessi possono accordarsi e decidere di dividere la casa familiare in due unità abitative separate; in questo modo il genitore non collocatario e' più vicino ai figli ed inoltre evita di sostenere l'ulteriore spesa del pagamento di un canone di locazione per abitare una nuova casa.
In buona sostanza, anche dopo la separazione, i genitori non conflittuali possono mantenere inalterato l'habitat dei propri figli vivendo nello stesso contesto; questa situazione si chiama "nesting" tradotto dall'inglese significa nido, quindi, casa.
Il nesting non è quindi una soluzione per tutti, ma solo per chi se la può permettere emotivamente e economicamente. Nel nesting comunque gli ex non sono affatto tenuti a fare vita di coppia e il tempo con i figli rimane, almeno in parte, diviso come in una normale separazione.
Diversamente, se tra gli ex coniugi vi sono ruggini e rancori, la richiesta di uno dei coniugi di dividere l'immobile in due unità abitative distinte potrebbe non essere accolta dal giudice perché pregiudizievole per la tranquillità dei figli.