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Prima di entrare nel merito della vicenda, finita sotto la lente di ingrandimento della Suprema Corte, e' opportuno puntualizzare cos'è il "danno catastrofale".
Il danno catastrofale e' riconosciuto come danno non patrimoniale e si sostanzia nel risarcimento della sofferenza patita dalla vittima nel periodo breve che precede la morte; quindi, quel brevissimo periodo in cui la vittima ha la possibilità di rendersi conto della gravità del proprio stato e dell'approssimarsi della morte».
La vicenda analizzata dagli Ermellini (Corte di Cassazione, sez. III Civile, sentenza n. 759/14; depositata il 16 gennaio) vede come protagonisti i genitori di un ragazzo che si sono visti negare, nei precedenti gradi di giudizio, il c.d. "danno catastrofale" per la morte del figlio. Il ragazzo era stato vittima di un incidente stradale e, in seguito allo stesso, era entrato in coma senza più riprendere conoscenza.
Secondo la Suprema Corte, la Corte di Appello, che aveva respinto le doglianze dei genitori, aveva motivato in sentenza che al giovane non poteva essere riconosciuto il " danno catastrofale" perché il ragazzo dal giorno dell'incidente sino al decesso era sopravvissuto dodici i giorni e durante questo periodo non aveva mai ripreso conoscenza; era quindi passato dal quarto grado al settimo grado di coma senza conseguire alcun tipo di miglioramento neppure minimo, cioè tale da poter rendersi conto dell'approssimarsi della propria morte. Per questa ragione,infatti, non veniva riconosciuto il danno biologico.
La Suprema Corte, esprimendosi sul caso, ha precisato che: "la sofferenza patita dalla vittima durante l'agonia è autonomamente risarcibile non come danno biologico, ma come danno morale "iure hereditatis"; il presupposto imprescindibile e' che la vittima, anche per un breve periodo, si sia trovata nella condizione di comprendere la gravità del proprio stato di salute.
Invece, il danno morale non può in alcun modo essere riconosciuto quando all'evento
lesivo sia conseguito immediatamente lo stato di coma e la vittima non sia rimasta lucida nella fase che precede il decesso.
Corte di Cassazione TESTO SENTENZA 759/2014