Di Laura Tirloni - L'Adozione, un percorso talvolta invocato, ma anche in grado di suscitare paura in tutti i suoi attori: futuri genitori, futuri figli, insegnanti, parenti, amici di famiglia, vicini di casa e potremmo proseguire a lungo. Spesso quando si comunica l'intenzione di adottare un bambino, l'interlocutore, fosse anche il migliore degli amici, tende a reagire cercando di dissimulare il suo stupore e tentando di dire qualcosa di appropriato alla situazione, perché questa è una scelta che non lascia indifferenti. Ce ne si avvicina con una serie di difese e preconcetti, che, se tutto fila liscio, vengono progressivamente abbandonati lungo il cammino.
Il punto di partenza è sempre una doppia mancanza: i genitori sentono che gli manca qualcosa, che le loro potenzialità non sono espresse; il bambino sa che la sua storia si è interrotta perché non ha più un punto di origine. In un certo senso potremmo dire che se i genitori hanno il vuoto davanti, il figlio ha il vuoto dietro ed entrambe le parti in gioco ignorano accanto a chi continueranno la loro strada futura. La loro vita sta per essere stravolta da questa esperienza trasformativa a tutti gli effetti.
Ma sarà proprio questa paura il ponte che inizialmente potrà avvicinare le due parti, in quanto sentimento condiviso: 'capisco la tua paura perché la sto provando anch'io'. Una paura che è fondamentale saper riconoscere, accogliere, esprimere e trasformare in qualcosa di prezioso e costruttivo. La mia paura mi dice che riconosco l'importanza e la responsabilità insita nella scelta di prendermi cura di un essere che, nonostante la giovane età, è già passato attraverso la più profonda delle sofferenze: l'abbandono. Spesso, tra l'altro, i genitori adottivi non sono a conoscenza (se non a grandi linee) della storia e dei fantasmi che popolano la vita passata dei figli adottivi e questo per certi versi può rendere ancora più complicato orientarsi nel fornire un aiuto mirato alla situazione e ai possibili traumi subiti.
Inoltre, se normalmente ad un genitore naturale non viene richiesta alcun tipo di competenza specifica per poter avere un bambino, i genitori adottivi sono di norma sottoposti a un lungo iter di valutazione che li porta generalmente ad essere più consapevoli di se stessi e della loro scelta. Viene loro richiesto di motivare la propria decisione di fronte a tutta una serie di organi burocratici che spesso non hanno sviluppato le capacità di ascolto e di comprensione necessarie a ricevere tale racconto, con tutto il carico di sentimenti ambivalenti, come il desiderio e la paura.Alla fine l'adozione altro non è che il profondo desiderio condiviso, di diventare famiglia, un lungo cammino, complesso ed affascinante, verso il raggiungimento della propria umanità.